“Vi sono due tipi di imprese: quelle che cambiano e quelle che scompaiono”  

Philip Kotler 

Guidare per lavoro è l’attività più pericolosa che la maggior parte dei nostri colleghi possa intraprendere. I dipendenti che guidano per lavoro hanno maggiori probabilità di perdere la vita sul lavoro rispetto a quelli impiegati in attività notoriamente considerate più pericolose come i sommozzatori o i minatori.

Ci sono centinaia di migliaia di feriti sulle strade ogni anno e letteralmente milioni di collisioni che provocano costosi danni ai veicoli, alle organizzazioni e soprattutto ai lavoratori. Si pensa che circa un terzo di questi incidenti coinvolga conducenti che in quel momento erano al lavoro, e con il senno di poi, quasi tutti siano evitabili. Gli incidenti poi, lasciano spesso invalidità permanenti. 

Processo di gestione del rischio stradale: la situazione italiana

In Italia più della metà delle morti sul lavoro è causata da un incidente stradale avvenuto durante lo svolgimento della propria attività, come nel caso di tassisti o camionisti, o in itinere, nel classico tragitto di andata e ritorno tra la casa e il lavoro. I costi economici derivanti dagli incidenti stradali sul lavoro sono difficilmente quantificabili e riguardano una serie importante di costi diretti e indiretti, sempre che non sfocino in contenziosi legali di difficile soluzione. 

Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro il mese di settembre 2022 sono in aumento del 35,2% rispetto ai primi nove mesi del 2021, con aumenti del +112,8% nel settore trasporti. 

Il dato assume rilevanza nel caso del sesso femminile, (aumento del 59.7% nel 2022) perché di fatto risulta la prima causa di morte sul lavoro per le colleghe donne e dove lo stress lavoro correlato sembra giocare un ruolo fondamentale, in particolare per quanto riguarda il percorso casa-lavoro. 

Gestione del rischio stradale: i fattori di rischio

I fattori che generano gli incidenti sono molteplici e ormai tutti ben noti. 

  • Lo stato (critico) delle infrastrutture 
  • La carenza (cronica) di manutenzione e di segnaletica  
  • L’utilizzo (costante) del cellulare alla guida 
  • Il superamento (abituale) dei limiti di velocità 
  • L’assunzione di bevande alcoliche e/o droghe 
  • Lo stato di affaticamento fisico, ma soprattutto psicologico.  

Un’altra conseguenza della pandemia poi, è da un lato una maggiore volontà di evitare le folle, dall’ altro il ritorno all’utilizzo massivo dell’auto privata per andare al lavoro, evitando car-sharing e mezzi pubblici, in quanto ritenuti a maggior rischio di infezione virale.  

Il bonus INAIL per chi previene il rischio

Da segnalare che INAIL, da qualche anno, ha incluso un’agevolazione importante che premia chi mette in atto interventi migliorativi delle condizioni di sicurezza del rischio stradale. Azioni che devono andare oltre agli eventuali obblighi già previsti dalla normativa vigente.

Un vantaggio riservato, però, solo alle imprese che avranno dimostrato di aver intrapreso gli interventi di miglioramento previsti dal mod. OT23. Nel dettaglio, gli incentivi consentono una riduzione del tasso medio di tariffa dal 10% al 28%, a seconda che le imprese abbiamo più di 50 o meno di 10 dipendenti. Si tratta di agevolazioni degne di nota, specie in un periodo, come quello attuale. Gli interventi che consentono di ricevere punteggio per aver diritto allo sconto comprendono:  

  1. Specifico corso teorico-pratico di guida sicura. 
  1. Servizio di trasporto casa-lavoro con mezzi di trasporto collettivo integrativo di quello pubblico sia in orari “normali” che in orario notturno. 
  1. Sistemi di comunicazione per telefoni cellulari dotati di dispositivi fissi con chiamata diretta vocale. 
  1. Realizzazione di interventi volti al miglioramento della sicurezza delle infrastrutture stradali in prossimità del luogo di lavoro quali ad esempio impianti semaforici, di illuminazione, attraversamenti pedonali, rotatorie, piste ciclabili, ecc. 
  1. Dispositivi fissi per la rilevazione e l’allarme in caso di colpo di sonno. 
  1. Codice di pratica dei sistemi di gestione della sicurezza e dell’autotrasporto (SSA) 
  1. Cronotachigrafi di tipo digitale su almeno il 30% dei veicoli per i quali tale dispositivo non è obbligatorio. 
  1. Scatola nera-registratore di eventi conforme alla norma CEI 79-56:2009 su almeno il 30% dei veicoli aziendali. 
  1. Prevenzione della guida in stato di ebbrezza da parte dei conducenti dei veicoli aziendali attraverso almeno una delle misure seguenti:  
  • attuazione di una procedura aziendale che assicura che i conducenti non siano sotto l’influenza dell’alcol attraverso l’esecuzione, da parte di personale medico, di test alcolemici prima che si mettano alla guida dei veicoli aziendali  
  • installazione di dispositivi di blocco dell’accensione in caso di ebbrezza del conducente (“Ignition Interlock Devices”). 

Le organizzazioni negli ultimi anni, stanno cercando di sopperire, alla cronica carenza di sicurezza delle nostre strade, attraverso una serie di azioni e iniziative, mettendo a fattor comune le conoscenze e le azioni che hanno ottenuto maggior successo. Alcune più efficaci di altre.  

Politiche per il processo di gestione del rischio 

Un buon programma di riduzione incidenti parte sempre dall’ impegno della leadership esecutiva, che definisce la sicurezza anche stradale come una priorità assoluta. La necessità di fornire efficienza e qualità anche nell’erogazione dei servizi deve sposare logiche di sicurezza e salute di tutti i dipendenti. 

In ottica sistemica e di politiche, alcune aziende hanno ritenuto molto valido l’approccio della normativa ISO 39001 (Sistemi di gestione della sicurezza del traffico stradale (RTS) – Requisiti e guida all’utilizzo). Si tratta di uno standard, ancora poco conosciuto ai più, che definisce i requisiti di un sistema organizzativo mirato alla riduzione del numero di morti e del numero di feriti conseguenti agli incidenti stradali. Tale sistema di gestione è stato pensato per poter essere adottato da qualsiasi tipo di organizzazione: aziende private, gestori di reti stradali, enti pubblici ecc.  

La certificazione per la gestione del rischio

Tutte le organizzazioni che possono dimostrare di avere attuato un sistema di gestione conforme ai requisiti di tale standard possono ottenere la certificazione da parte un ente accreditato, esattamente come accade per tutte le varie norme “di sistema” (ad esempio UNI ISO 9001, UNI ISO 14001, UNI ISO 45001, per citare le più conosciute).  

Questa certificazione consente alle organizzazioni che ne sono in possesso di poter dimostrare una maggior sensibilità e preparazione al tema del rischio stradale e può risultare determinante sul mercato per molte imprese che sono più specializzate/orientate nei lavori stradali (ad esempio nel campo delle opere/cantieri/manutenzioni stradali o in quello del trasporto cose/persone).  

Più in generale e senza necessariamente arrivare a certificazioni di sistema, attuare delle policy sul rischio stradale può aiutare a definire meglio e con chiarezza le azioni da intraprendere e a comunicare tutte le azioni e i monitoraggi necessari a tutelare i conducenti che lavorano sulle strade per conto delle organizzazioni.  

La diffusione di una cultura della sicurezza stradale

Le azioni, che sono necessarie a cambiare la cultura della sicurezza stradale, devono chiaramente andare oltre i requisiti minimi di legge e presuppongono che l’organizzazione sia in compliance sui temi della sicurezza e della salute.

Strutturare un programma e stendere una policy significa dettagliare tutte le azioni che si intende mettere in campo e soprattutto definire i contorni delle azioni e dei comportamenti che l’organizzazione intende assumere nel breve e nel medio periodo. La portata delle azioni e degli investimenti a esso legati varia da organizzazione a organizzazione e segue le varie vision che ognuna intende portare avanti.

Alcune multinazionali, ad esempio del mondo Oil&Gas, si sono mosse negli anni Novanta del vecchio secolo per definire e migliorare il rischio stradale, con azioni che all’epoca apparivano superflue e oggi sembrano oggettivamente predittive e di buon senso.  

Di norma, oggi come allora,  si tratta di azioni combinate tra l’informazione e la comunicazione con campagne dedicate, la formazione in aula e oggi anche in FAD, nonché le fasi di addestramento che riguardano tutte le fasi di vita lavorativa dei collaboratori.

I risultati positivi dei programmi di sicurezza

Sono stati evidenziati inoltre ottimi risultati quando il programma è stato esteso ad altri componenti familiari che risultavano autorizzati ad usare veicoli aziendali come membri della famiglia. Il riportare anche tra le mura domestiche, le policy aziendali e i loro concetti base, si è visto almeno dagli anni Settanta, ha efficaci azioni di rinforzo, fornendo ulteriore impegno ed estensione (anche temporale) alle policy aziendali. 

Buoni risultati, sono arrivati anche dalla scelta (molto frequente in Nord-Europa) di dare la possibilità agli utenti della strada di segnalare comportamenti (sia scorretti che virtuosi) di veicoli aziendali durante le normali attività lavorative. Molto frequente sui mezzi pesanti, meno sulle auto e i furgoni. In pratica chiunque vede azioni scorrette e soprattutto non rispettose della normativa vigente lo può segnalare all’organizzazione proprietaria del mezzo. Da un lato si è dimostrato che ha funzionato come deterrente, dall’altro riesce ad evidenziare comportamenti e abitudini, difficilmente rilevabili in altro modo. 

Le caratteristiche di un programma efficiente per la gestione del rischio

In ogni caso, per avere effetti sulla riduzione del numero e della gravità degli incidenti stradali è richiesto e consigliabile : 

  1. un programma che abbia tempi lunghi  
  1. l’attuazione di misure di prevenzione  
  1. l’attuazione di interventi che incidano simultaneamente su più fattori di rischio e soprattutto su tutte le dimensioni del fenomeno (spostamenti, veicoli, guidatori, ambiente). 

Sono perciò importanti anche semplici campagne di sensibilizzazione atte a sostenere l’applicazione della legislazione in quanto permettono di far conoscere meglio i rischi e le sanzioni delle infrazioni. In questi giorni si segnala la campagna di INAIL sempre inerente il rischio stradale, immessa su tutti i principali canali di comunicazione (radio, tv, net, stampa). 

La prevenzione degli incidenti stradali richiede un approccio multisettoriale e il coinvolgimento di numerose risorse aziendali, dall’ufficio personale, all’ufficio sicurezza passando per il prezioso ufficio marketing. 

La formazione nel processo di gestione del rischio

La formazione in aula o in pista rimane un ottimo strumento anche di analisi e riflessione per tutti coloro che isono impegnati quotidianamente sulle strade e gioco forza dedicano invece poco tempo a ragionamenti e valutazioni del rischio che quotidianamente affrontano.

La formazione sulla guida sicura, sulla guida difensiva o sulla guida invernale vede da sempre impegnati con entusiasmo anche i soggetti apicali: manager e dirigenti che in altre sessioni formative partecipano con più difficoltà e maggior fatica. 

Spesso infatti le organizzazioni offrono sensibilizzazioni e/o formazione sulla guida sicura e/o sulla gestione del rischio stradale, meglio se completati da sessioni pratiche. In alcune realtà si concentra il ritiro delle auto aziendali e si consegnano le nuove auto in una giornata dedicata alla sicurezza stradale e alla guida sicura.  

Quando invece si opta per le classiche lezioni frontali mancano una serie di aspetti fondamentali come: un maggior numero di informazioni dedicate (e non general-generiche), oltre ad azioni mirate quali un coaching anche di tipo manageriale, una chiara identificazione di tutti i punti di forza e dei punti di debolezza e soprattutto una formazione dei conducenti su base continuativa. 

Dato il tipo di rischio, anche in considerazione del fatto che sia estremamente difficile cambiare comportamenti quotidiani perpetuati da anni, si è visto che le azioni di formazione che risultano più efficaci sono quelle che vengono portate avanti per tempi medio-lunghi. 

L’importanza delle recenti tecnologie per la gestione del rischio stradale

In questo contesto, le ultime tecnologie di formazione a distanza possono fornire moduli di formazione, direttamente al singolo conducente sia su un programma standard che in risposta a singoli comportamenti rischiosi.

Anche la micro-formazione, assegnata a conducenti che hanno lamentato carenze comportamentali e/o incidenze chiare, forniscono risultati molto interessanti. Per micro-formazione, si intende normalmente la distribuzione di moduli formativi di 5/10 minuti, progettati in maniera interattiva, coinvolgenti e motivanti, che possono essere fruiti anche da mobile o su PC, quando meglio si ritiene opportuno. I responsabili possono monitorare, in tempo reale, se i conducenti abbiano completato o meno i percorsi assegnati. 

Da segnalare che si inizia a vedere l’utilizzo dei simulatori di guida come parte integrante della formazione. Il dibattito è ampio: la formazione sui simulatori sembra dare grandi risultati, senza che nessuno rischi la vita o si ponga in condizioni pericolose. In campo aereonautico e nautico è ormai riconosciuta.

L’utilità e l’apprendimento è fuori discussione, ma gli Accordi Stato Regioni della formazione sulla sicurezza ad oggi non la prevedono. Gli enti di controllo di conseguenza, pur riconoscendo gli sforzi, si vedono costretti a non validarla. Si tratta quindi ad oggi di formazione aggiuntiva, non riconosciuta e riconoscibile (cosa che inevitabilmente ne blocca anche la crescita e lo sviluppo commerciale e informatico). 

Infine un dato importante. In media il 10 % dei conducenti è di norma considerato a maggior rischio. Le azioni effettuate su questa fetta più critica dei conducenti, quali ad esempio il coaching e/o la formazione verso comportamenti a basso rischio, riescono ad avere ritorni tangibili e nell’immediato a costi minori. 

Big data e valutazioni del rischio

Si è visto, anche sulla base di recenti ricerche, che il problema dei rischi stradali può essere affrontato anche in maniera proattiva, offrendo una visione più ampia e completa dei rischi attraverso un programma anche temporale più ambizioso della singola lezione di formazione o della singola campagna di comunicazione (ad esempio ogni stagione e/o ogni mezzo ha i suoi rischi stradali).  

L’integrazione di tutte le fonti di dati, già presenti in ogni organizzazione sulle prestazioni dei conducenti, può offrire una visione nuova e senza precedenti del rischio stradale. Le analisi possono essere poi verificate e analizzate, anche in tempo reale, soprattutto dalla leadership apicale. 

I dati da analizzare sono facilmente reperibili e possono includere: 

  1. Risultati delle Valutazioni del rischio stradale 
  1. Monitoraggi inerenti la validità della patente e verifiche di sorveglianza sanitaria 
  1. Rapporti di incidenti e denunce assicurative 
  1. Evidenze di sanzioni, multe e comportamenti non rispondenti al codice della strada 
  1. Dati telematici dei veicoli (se disponibili), dati di viaggio, informazioni sul veicolo 
  1. Dati di consumo carburanti e relativi chilometraggi (se disponibili) 
  1. Altri dati aggiuntivi e personalizzati (manutenzioni, rispetto scadenze, ecc.) 

L’aggregazione dei dati, può dare una visione unica dei comportamenti e delle abitudini dei conducenti dell’organizzazione, utili ad alimentare nuove valutazioni del rischio che riescano ad avere valenze predittive. 

I risultati di ogni valutazione del rischio devono creare un piano di adeguamenti appropriato per quei conducenti che dimostrano comportamenti ritenuti a maggior rischio. In particolare, si evidenzieranno molto bene le aree di debolezza del singolo conducente, spesso legate a un periodo particolare e in generale a tematiche relative allo stress lavoro correlato.

Il tutto, nel rispetto della normativa vigente (e in particolare della privacy) soprattutto a beneficio dei dipendenti, delle loro famiglie e della comunità in cui vivono e lavorano. 

Il processo di gestione del rischio come parte della cultura aziendale

È importante ricordare che i rischi per la salute e per la sicurezza di chi per lavoro ogni giorno guida un veicolo non sono solo e soltanto quelli derivanti dall’attività di conducente. Una serie di attività lavorative (corrieri, autisti di mezzi pubblici, portavalori, agenti di commercio, ecc.), lamentano rischi di molestie, aggressioni verbali e fisiche, furti, rapine e violenze in generale.

Anche il trasporto di merci pericolose, di rifiuti e di prodotti in pressione risente in misura maggiore di stress lavoro correlato e insonnia, imputabili in buona sostanza alle condizioni ambientali in cui si opera. 

Le azioni descritte, rappresentano un primo e importante passo per affrontare la questione rischio stradale, da sempre sottovalutata. L’approccio ricalca in toto quello che si utilizza per affrontare gli altri rischi dell’organizzazione e quindi impegno sistemico e organizzativo, sensibilizzazione sui comportamenti e soprattutto consapevolezza situazionale.  

L’effettiva presa di coscienza, unita al buon senso che ogni singolo lavoratore porta con sé, nella strada così come in ogni altro contesto lavorativo rischioso, possono fare la differenza e risultare determinanti per ridurre in toto i rischi derivanti dalla strada. 


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