La pandemia, che da oltre due anni ha scosso la vita delle persone come quella delle aziende, ha creato una forte discontinuità rispetto al passato, ponendo tante nuove sfide all’HR. Ora che il peggio dell’emergenza sanitaria sembra finalmente essere alle spalle, il futuro che si presenta davanti a chi si occupa di gestione del personale è ancora tutto da scrivere.

Come si è evoluta e come si evolverà la funzione HR nei prossimi anni? Quali sono le soluzioni messe in campo per superare l’emergenza? In che modo la tecnologia sta supportando la trasformazione in corso?

Per trovare risposta a queste e ad altre domande è stata presentata una nuova edizione dell’Osservatorio Zucchetti HR. L’indagine è stata effettuata su quasi 1.000 aziende italiane, di dimensioni, settori e aree geografiche differenti, per formare un campione di Responsabili HR il più possibile rappresentativo.

Il nuovo ruolo dell’HR

In questi ultimi due anni di emergenza costante e di incertezze, il ruolo degli HR è stato non di rado quello di garantire la continuità del business, applicando di volta in volta i diversi protocolli speciali, dal lavoro da remoto al distanziamento sociale, per arrivare ai controlli dei Green Pass.

Ora che i mesi più difficili sono dietro di noi, vale la pena domandarsi se la “nuova normalità” abbia cambiato il ruolo dell’HR. Per il 48% degli intervistati la figura è cambiata a causa della pandemia, per il 52% è rimasta invece inalterata.

Analizzando il gruppo di chi ha visto un cambiamento, si evince che per il 70% degli intervistati la trasformazione è definitiva. Guardando al secondo gruppo, quindi agli HR che non hanno notato alterazioni, va detto che una buona parte degli intervistati non nota differenze importanti a causa dell’avviamento di un solido percorso di digitalizzazione già prima del 2020.

Si capisce quindi che, per la maggior parte, chi non lo aveva già fatto prima sta cogliendo questo momento per ripensare il proprio ruolo.

Lo smart working dopo l’emergenza

Il 65% del campione sta applicando un approccio agile e afferma che il focus sugli obiettivi è già realtà o lo sarà a breve.

Solamente il 31%, però guarda allo smart working come a un modello strutturale non vincolato allo stato di emergenza. A pesare, in questo caso, sono soprattutto le piccole e medie imprese, laddove il 43% delle grandi aziende è orientato invece a rendere il lavoro agile strutturale.

Il rapporto tra l’azienda e i lavoratori

Durante l’emergenza, soprattutto con il lavoro da remoto emergenziale, è cambiato il modo di guardare al rapporto tra azienda e collaboratori. Maggiore attenzione è stata infatti assegnata alla comunicazione, all’ascolto e all’engagement, nonché al benessere dei dipendenti.

Non stupisce quindi scoprire che il 56% delle imprese ha introdotto delle iniziative specifiche per garantire maggiore benessere e serenità ai propri dipendenti: si parla di sistemi di welfare, della possibilità di optare per orari flessibili nonché in alcuni casi di servizi per il supporto psicologico.

Il ruolo del digitale dopo la pandemia

Che gli strumenti digitali abbiano guadagnato ulteriore centralità durante la pandemia è indubbio.

Il 78% degli HR leader è convinto che la digitalizzazione debba restare imprescindibile anche negli anni futuri, quindi anche dopo l’emergenza, assicurando peraltro un ruolo ancora più strategico alla gestione del personale.

Indagando la presenza di soluzioni come app per la comunicazione e l’engagement, sistemi di e-learning, sistemi di feedback, HR Analytics e controllo remoto dell’avanzamento delle attività si scopre che, ancora nel 2022 come nel 2021, esistono grandi differenze tra grandi, medie e piccole aziende.

Ma è da notare anche che il tasso di adozione di soluzioni digitali è in crescita in tutte le aree e per le aziende di tutte le dimensioni e che il gap tra aziende piccole e medie aziende grandi sta via via diminuendo.


Vuoi saperne di più sulla digitalizzazione del settore HR?

Scarica il report completo

Taggato come: