Non ci rendiamo conto di quanto l’analisi dei dati influenzi la nostra vita e le nostre scelte: fuori e dentro la sfera professionale.

Eppure in questi ultimi due anni TUTTI, ma proprio TUTTI, siamo entrati in contatto con l’analisi di informazioni numeriche: quanti grafici, infografiche, tabelle diverse abbiamo visto riguardanti i dati della pandemia?

E ricordiamoci di considerare un aspetto: tutti i dati d’Italia stanno su un foglio Excel, anche piuttosto piccolo, certamente molti di voi al lavoro ne maneggiano di più grandi.

Analisi dei dati: psicologia, obiettivi e rappresentazioni

E quindi come mai, a partire dagli stessi dati, c’è stata così tanta varietà di rappresentazione prima e di interpretazione poi?

Perché per analizzare i dati, bisogna avere un OBIETTIVO, ancor prima di rappresentarli. E obiettivi diversi portano a rappresentazioni diverse degli stessi dati.

Cosa voglio trovare?

Che emozioni voglio innescare?

Quali azioni voglio stimolare?

Ad esempio, quante volte il lunedì sera abbiamo sentito o letto: “Oggi i contagi sono in crescita rispetto a ieri?”.

Sarà forse perché i dati della domenica sono da sempre più bassi degli altri giorni?

E quindi dare enfasi a questa informazione matematicamente corretta necessita di una interpretazione o meglio di una decisione: è un’informazione utile da dare?

Ci sono altre metriche per definire il fenomeno in modo più utile?

In questo caso la media mobile dei contagi su 7 giorni è una metrica decisamente migliore, visto che da 2 anni sappiamo che questi dati hanno una stagionalità settimanale.

Oppure: se l’obiettivo è intimorire per suscitare un click a tutti i costi, allora è un’informazione utile a chi la racconta, ma non utile a chi la riceve.

Analisi e interpretazione dei dati

E quindi vediamo che l’obiettivo influenza enormemente il modo di analizzare, esporre e interpretare i dati.

Anche nella sfera professionale quando condividiamo informazioni tramite tabelle e grafici con un collega o un responsabile abbiamo un obiettivo.

Alcune volte è allargare la visione dell’interlocutore, altre abbiamo qualcosa da ottenere e quindi puntiamo l’attenzione su ciò che è utile a noi.

È normale: i dati e il modo di rappresentarli e raccontarli sono uno strumento.

È l’utilizzo che ne facciamo che cambia: con un’accetta possiamo tagliare la legna per il camino per passare una serata piacevole al caldo, oppure possiamo tirare l’accetta in un vetro e romperlo, così staremo al freddo!

Io sono un po’ cinico e non sopporto quando sento dire “I dati raccontano una storia”! Mi infastidisco proprio.

È come se vi si rompesse la lavatrice. Vi sarà certamente capitato! E avete mai visto la lavatrice aggiustarsi da sola? No, perché se non viene il tecnico a ripararla, non si aggiusta, da sola.

Con i dati è la stessa cosa.

Software analisi dati: l’importanza degli strumenti adeguati

I dati, da soli, non raccontano proprio niente. SEMPRE c’è una testa che ha definito cosa “fargli dire” in modo più o meno consapevole.

Purtroppo sempre troppo spesso vedo dashboard, grafici o tabelle costruiti senza obiettivo, senza consapevolezza dell’utilità che possono avere e delle emozioni che possono suscitare, dalle quali poi deriveranno scelte.

È evidente che per chi riceve queste informazioni è tutto in salita: dovrà trovarci un’utilità, ma spesso è impossibile.

Ecco perché è sempre importante affidarsi sia a professionisti onesti, che abbiano il coraggio di farvi molte domande prima di realizzare progetti di analisi dei dati per voi, sia a strumenti versatili, che permettano con semplicità di rappresentare in modi diversi la stessa informazione, allo scopo di verificarne l’utilità, per esplorarne significati non immediati, per trovare il modo di arrivare all’obiettivo prefissato.


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