Si è conclusa la Settimana Europea della Mobilità, un’occasione per incentivare un processo irrinunciabile e non più ritardabile. Puntare alla mobilità sostenibile, come ha spiegato il World Business Council for Sustainable Development, significa «Dare alle persone la possibilità di spostarsi in libertà, comunicare e stabilire relazioni senza mai perdere di vista l’aspetto umano e quello ambientale, oggi come in futuro».

Nello specifico il tema dell’ultima edizione della Settimana Europea della Mobilità è stato quello del risparmio energetico, a sottolineare quanto sia importante tagliare i consumi della mobilità urbana, che presenta costi sempre maggiori per la collettività, a livello ambientale e non solo.

Da qui l’importanza per ogni azienda di puntare sulla mobilità sostenibile, disincentivando l’uso individuale dell’auto, favorendo il trasporto pubblico e la micromobilità, nonché lavorando parallelamente per ridurre la domanda stessa di mobilità.

L’obiettivo di ogni impresa da questo punto di vista deve essere quello di ridurre l’impatto ambientale, massimizzando allo stesso tempo efficienza, rapidità e intelligenza degli spostamenti.

La gestione della mobilità dei dipendenti, verso una maggiore sostenibilità

In Italia il 25% delle emissioni di anidride carbonica, ovvero del principale gas a effetto serra, deriva dal settore dei trasporti. Per questo ogni impresa dovrebbe impegnarsi personalmente per incentivare la mobilità sostenibile dei dipendenti, fattore non unico ma determinante per ridurre la Carbon Footprint Aziendale nel suo complesso.

Da dove partire per mettere in campo una gestione concreta della mobilità dei dipendenti? La prima attività dovrebbe essere quella della raccolta e dell’analisi dei dati attuali, per calcolare le emissioni stimate e individuare quindi le azioni necessarie e i relativi benefici raggiungibili; conclusa la fase di progettazione, è possibile passare all’azione, attraverso soluzioni di micromobilità, di carpooling, di gamification, di premialità e via dicendo.

Per supportare le aziende ed eventualmente i Mobility Manager (obbligatori in aziende sopra i 100 dipendenti in capoluoghi o città metropolitane con più di 50.000 abitanti) esistono diversi strumenti appositi. Pensiamo ai software che permettono il calcolo delle emissioni di inquinanti, ai software per la gestione della flotta aziendale, oppure alle app per il carpooling aziendale, o ancora, ai gestionali per la micromobilità aziendali, per amministrare i processi di fleet management relativi a e-bike, biciclette e monopattini.

Ma a fare la differenza può essere anche e soprattutto il software per la redazione del Piano Spostamenti Casa-Lavoro, elemento fondamentale per ripensare la mobilità dei dipendenti.

Il ruolo del Piano Spostamenti Casa-Lavoro per ridurre la carbon footprint aziendale

Individuare i più efficaci interventi per rendere sostenibili gli spostamenti casa-lavoro del personale dipendente; definire i benefici conseguibili con l’attuazione delle misure previste, misurando i vantaggi per il personale, per l’impresa e per la collettività nel suo complesso.

Sono queste le principali funzioni del Piano Spostamenti Casa-Lavoro (PSCL), tra i fondamentali output del Mobility Manager. Piano che, va sottolineato, non può essere improvvisato e che deve anzi essere costruito ad hoc tenendo presente delle unicità di ogni realtà, a partire da un’attenta analisi della condizione attuale dell’azienda e degli approcci alla mobilità del personale.


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