Non si contano gli scandali nelle pubbliche amministrazioni che hanno dimostrato l’inefficacia del tradizionale ‘cartellino’ nel dissuadere eventuali lavoratori fannulloni, i quali, affidando magari il proprio cartellino al collega, possono ritardare a piacere l’effettiva entrata a lavoro.
Per rendere più preciso il controllo delle presenze, e più difficile da aggirare, ormai da anni si parla della rilevazione biometrica, e quindi di veri e propri sistemi di riconoscimento biometrico per monitorare entrata e uscita dei lavoratori. Fino a qualche anno fa, questa ipotesi sembrava però pura fantascienza.
Oggi, invece, le aziende possono contare su delle soluzioni per la rilevazione biometrica delle presenze assolutamente veloci e facili da gestire. E non è tutto qui: è arrivata infatti dal governo un’importante apertura al controllo presenze biometrico per le pubbliche amministrazioni.
La rilevazione biometrica delle presenze sta diventando legge
Il disegno di legge Concretezza, approvato dal Senato a inizio giugno con 135 voti favorevoli, 104 contrari e 4 astenuti, introduce formalmente il controllo delle presenze biometrico nelle pubbliche amministrazioni. Come sottolineato dal Ministro per la pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, con gli strumenti di rilevazione biometrica «diciamo finalmente addio ai furbetti del cartellino».
Non sono mancate le critiche da parte dell’opposizione, con il capogruppo PD in commissione Lavoro a Palazzo Madama, Edoardo Patriarca, ad affermare che «c’è un paradigma di fondo pericoloso: l’idea che i dipendenti pubblici sono dei fannulloni, degli imbroglioni che vogliono raggirare lo Stato».
Non si può però negare che in passato vi siano stati molti comportamenti scorretti, i quali non avrebbero potuto avere luogo se, al posto del semplice timbro del cartellino, ci fosse stato un sistema per la rilevazione biometrica delle presenze.
Il controllo presenze biometrico: controllo di impronte digitali e di iridi
Nel concreto, nel disegno di legge il controllo delle presenze biometrico viene tradotto nell’utilizzo di sistemi per il controllo delle impronte digitali, nonché eventualmente del riconoscimento dell’iride.
In questa sede, va sottolineato, il governo si ferma a stabilire il principio della rilevazione biometrica nelle pubbliche amministrazioni, rimandando a un decreto successivo la specifica del meccanismo vero e proprio. In ogni caso, per ora, risultano escluse da questa iniziativa le magistrature, le forze dell’ordine, i prefetti e il corpo insegnante (eccezion fatta per i dirigenti scolastici).
La rilevazione biometrica delle presenze in azienda: ecco come funziona
Ma come si traduce in realtà la rilevazione biometrica delle presenze? Nella maggior parte dei casi si parla di sensori ottici che consentono l’identificazione della sola impronta digitale o, eventualmente, dell’impronta digitale e di un badge, opzione, quest’ultima, certamente preferibile specialmente dal punto di vista della privacy.
L’utilizzo congiunto di cartellino e impronta permette infatti di non dover immagazzinare il dato “impronta” all’interno di un database (con tutti i rischi legati alla privacy che questo comporta), bensì di salvare l’informazione direttamente sul badge di ciascun dipendente, che sarà quindi personalmente responsabile della sicurezza della propria impronta.
Nel concreto, è possibile organizzare la rilevazione della presenza biometrica garantendo, da un lato il completo rispetto della privacy del dipendente e dall’altro l’effettiva presenza di tutto il personale sul posto di lavoro, aumentando così la sicurezza in azienda e permettendo l’accesso esclusivamente agli aventi diritto.