A quasi tre anni dall’ inizio della pandemia, è importante iniziare a fare i primi bilanci su come la pandemia abbia influito e possa avere evoluto i ruoli e la materia stessa della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

I cambiamenti nella gestione della sicurezza

I cambiamenti, soprattutto quelli più radicali, sono spesso fonte di opportunità, modificano strutture esistenti ed evidenziano le carenze in modo inclemente. Mai come in questo periodo si è capito che la cultura e la sicurezza, non sono una prerogativa dell’individuo ma il frutto di una interazione sociale e di quello che accade tra gli individui.

La cultura della sicurezza ci ha portato qui, ha contribuito alla sopravvivenza del gruppo, la cultura delle interazioni di sicurezza può farci evolvere ancora.

Il semplice fatto di essere guidati da uno scopo comune, ha alimentato esigenze e aspettative aiutando a creare un luogo di lavoro più sicuro e igienicamente adatto. Le esigenze sono aumentate di pari passo con il crescere delle aspettative e nessuno oggi vuol tornare in un luogo igienicamente non sicuro e poco protetto. L’attenzione all’igiene è diventata preponderante per molti di noi.

In un recente sondaggio, il 39 % delle aziende italiane ha dichiarato che in questo momento la priorità viene data al miglioramento dei processi di salute e sicurezza, attraverso non solo l’implementazione di nuove tecnologie, ma anche di interventi di formazione.

Molte e diverse aree offrono spunti di miglioramento e opportunità di apprendimento anche per sviluppare e implementare nuovi processi più sensati, costruttivi e metodici a beneficio di tutti i lavoratori.

E forse questa appare come la prima vera lezione del post pandemia

La sicurezza del 2022 non è più solo fatta di carta, di titoli, di esami e certificati, ma costruita su nuove esperienze e nuove conoscenze lavorative. Nel periodo più buio del lockdown, la sicurezza ha permesso alle aziende di continuare ad operare o di aprire nuovamente. Fatti, non parole.

I comitati aziendali fatti dall’insieme delle competenze che decidevano e operavano sotto l’attenta regia degli HSE manager, hanno garantito il rispetto delle “regole” e dato continuità al business, in maniera condivisa.

Dall’altra parte della barricata anche il legislatore ha fatto fronte comune in tempi rapidissimi (notizia rilevante) affrontando temi condivisi tra ministeri e tutte (dico tutte) le parti sociali, in un lavoro inedito che ha visto l’apporto di ognuno arricchire il lavoro di tutti. Il protocollo che ne è uscito è stato premiato a livello comunitario come uno degli strumenti più efficaci e completi dell’ intera UE.

Nuovi ruoli

  1. Comitati HSE: Attivi, presenti, efficaci – Ricettivi
  2. Legislatori e parti sociali (tutte): mai così rapidi, tecnici, concreti – Condivisi
  3. Militari impegnati in ispezioni diffuse – Controllo

Le esperienze vissute per due anni, sia del comitato HSE che del legislatore, aiutano e soprattutto aiuteranno in futuro a migliorare:

  • Le capacità organizzative, soprattutto dal punto di vista HR
  • Le risposte industriali (produttive, logistiche, emergenziali)
  • Le capacità di concertazione statali/legislative
  • Le campagne di vigilanza
  • Le capacità di resilienza non solo personali, ma anche sociali

Supportare la proprietà, la leadership e tutti i livelli di responsabilità, per un obiettivo comune, pandemico o meno, è possibile, anzi è già stato fatto.

Cambiamenti nella cultura della sicurezza: le persone

Un cambiamento positivo sotto gli occhi di tutti è questa maggiore disponibilità a condividere: materiali, conoscenze, esperienze e soprattutto tempo e passione. Sono fioriti tutta una serie di:

  • Webinar gratuiti
  • Formazione on line gratuita
  • Messa a disposizione di norme in maniera libera
  • Newsletter e fonti di informazione
  • Video dedicati

Una parte molto importante della salute e della sicurezza rimane quella di recepire le informazioni e le segnalazioni, provenienti da tutti i lavoratori, elaborarle per fornire supporto tecnico e operativo e sviluppare adeguamenti e nuove soluzioni.

La pandemia, essendo trasversale e percepita da tutti in modo analogo, ha probabilmente facilitato questi nuovi e moderni processi di comunicazione, semplificandoli. La condivisione di esperienze e conoscenze ne è stata una prova.

I vantaggi sono molti:

  1. Maggiore consapevolezza dei rischi in particolare quelli psicosociali e della salute mentale
  2. Facile reperimento di fonti, know how, conoscenze
  3. Maggiori aspettative di vita e soprattutto di salute

Il dibattito che si è scatenato nei mesi sull’igiene, ha di fatto alzato le aspettative di pulizia e sanificazione di impianti e strutture, così come è inevitabilmente aumentata la consapevolezza dei rischi biologici, prima patrimonio quasi esclusivo delle professioni sanitarie.

Sul piano della sicurezza delle persone, la salute e la sicurezza, è stato finalmente compreso quanto i processi HSE siano fondamentali per mantenere le persone al sicuro, rispettate e coinvolte anche al fine di continuare a produrre e a tutelare gli interessi economici dell’azienda.

I cambiamenti nel modello organizzativo per la gestione della sicurezza

Sul piano dell’organizzazione, invece, le argomentazioni sono diverse. Le grandi organizzazioni si stanno chiedendo come implementare sistemi e processi di salute e sicurezza che semplifichino la salute e la sicurezza partendo da una constatazione molto semplice: i sistemi di gestione non hanno funzionato o meglio non hanno funzionato come ci si aspettava.

I sistemi di gestione della salute e della sicurezza si sono dimostrati troppo generici nella loro forma e non sono riusciti a soddisfare pienamente i requisiti richiesti dall’organizzazione o più semplicemente  dalle persone.

Prova ne sia che la stessa ISO si è affrettata a fare uscire una norma della serie 45000, pubblicando un documento in formato PAS (Publicly Available Specification/specifica pubblica disponibile) che riporta le linee guida generali, ideate per le organizzazioni, per la gestione in sicurezza del lavoro durante l’emergenza pandemica legata al Covid-19, nell’ottica di quanto detto fino ad ora: disponibile gratuitamente, a tutti, realizzato in tempi rapidissimi.

È diventato quindi molto importante capire meglio l’organizzazione, le sue persone (e la sua direzione) prima di implementare sistemi e processi per garantire che sia poi possibile ottenere consegna e output più efficaci.

La pandemia ha finalmente chiarito (concretamente) i concetti relativi al contesto interno e al contesto esterno. Vi è maggiore consapevolezza dei limiti e dei mercati. La ricerca metodica per trovare le giuste soluzioni diventa finalmente tempo ben speso.

Un sistema di gestione che funziona per le altre aziende simili alla nostra non è una garanzia che funzionerà anche per noi e la pandemia spesso ha detto il contrario. Forse sono finiti i tempi del copia e incolla e dei suoi profeti. Solo un vestito su misura, calato nel mercato e nel contesto (interno ed esterno) ci salverà.

Cambiamenti digitali

Altra grande lezione è data dalla safety e dalla security in formato digitale. Finalmente.
Lo sviluppo digitale, la gestione dei dati, le dashboard con gli indicatori principali sono diventati piano piano strumenti insostituibili.

Non parliamo di concetti nuovi, ma dell’opportunità di visualizzare delle serie di dati, grafici e liste, capaci di fornire a colpo d’occhio le informazioni chiare su andamenti e prestazioni di salute e sicurezza.

Nel periodo pandemico, per mille motivi, molte aziende hanno dimenticato, saltato, prolungato scadenze operative e/o semplici scadenze manutentive, formative, sanitarie, che sono poi diventate urgenti e in qualche caso con il rischio di sanzioni o comunque potenzialmente pericolose.

Causa pandemia… non è accettabile saltare scadenze, manutenzioni, né ‘facilitare’ incidenti.
La safety digitale, la gestione dei task, più semplicemente un efficiente scadenziario digitale è diventato prioritario e solleva gli HSE da lavoro ripetitivo e di conseguenza da precise responsabilità.

Art 28 comma c – Dlgs 81/08: il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza

Un evento emergenziale come la pandemia conferma che c’è sempre spazio per fare dei miglioramenti, anche in sistemi perfettamente ottimizzati come ad esempio le aziende giapponesi.

Mantenere aggiornati sistemi e processi può richiedere molto tempo e denaro, che (abbiamo le prove) vale la pena investire.

Numeri impressionati: l’87 % delle aziende intervistate ritiene che implementare e migliorare tecnologie e applicazioni di salute e sicurezza, possa risolvere la maggior parte delle difficoltà legate alla mancata prevenzione. Non parliamo solo della legislazione come in passato: le persone cambiano, gli ambienti cambiano e le strutture organizzative cambiano, senza aspettare alcun obbligo di legge.

Il comparto della sanità come esempio di miglioramento

Il settore sanitario, è quello che durante il periodo pandemico è stato maggiormente sollecitato e quello che ha subìto il numero maggiore di perdite. Le strutture sanitarie sono state le prime a fronteggiare l’emergenza e le prime risultate prive dei necessari DPI per affrontare i rischi pandemici.

L’intero comparto sanitario ha dimostrato che è possibile continuare a lavorare in emergenza e continuare a sostenere strutture e persone durante uno dei periodi più bui degli ultimi decenni, riuscendo a farlo con la dedizione e il rispetto che i pazienti richiedono.

Tutti i concetti espressi in queste pagine, tutti insieme, sono racchiusi in attività e mansioni che si sono rivelate strategiche e preziose: supporto, dedizione, rispetto, lavoro di squadra, ricerca, coinvolgimento individuale e di gruppo, risposte immediate, logistica prontissima e attiva, salute mentale e sviluppo personale continuo.

Competenze sviluppate durante l’emergenza, anche in ambiti statali, dove è storicamente più complesso reagire in tempi rapidissimi, che si sono dimostrate determinanti per operare in modo efficace e che hanno sviluppato esperienze e conoscenze che se analizzate e comprese possono essere applicabili in tutti i settori.

Il settore sanitario, più di altri, ha fatto tesoro delle molteplici competenze e conoscenze presenti all’interno delle strutture più complesse. Durante il Covid, virologi e microbiologi, aiutati da veterinari e biologi fornivano chiavi di lettura e spiegazioni che i medici rielaboravano e i farmacisti cercavano di prevedere, mentre i fisici e matematici si occupavano di modelli previsionali e ingegneri e architetti fornivano supporto logistico e strutturale per nuovi spazi, entrate differenziate, ecc.

Il tutto effettuato in corsa, senza una reale progettazione preventiva e un disegno di fondo. Il miglioramento arriva quindi da questa miscela incrociata di competenze e conoscenze che amplia e migliora moltissimo il processo di salute e sicurezza.

Anche nei processi di salute e sicurezza c’è la stessa necessità. Lavorare incrociando le più diverse professionalità. I medici per quanto riguarda la salute, fisici ed ergonomi per i rischi fisici, chimici e biologi per quanto di competenza, meccanici per attrezzature e macchinari, tecnici e gestionali per le questioni organizzative e sistemiche, ecc.

Contrariamente a quanto si credeva in passato, la forte specializzazione e la conoscenza specifica portano risultati minori dell’”impollinazione incrociata” fornita dall’ insieme delle molte specializzazioni

Miglioramenti infine nei concetti, nelle norme e nella comprensione dei fenomeni relativi alla salute mentale, che a detta di molti potrebbe di fatto essere la nuova pandemia. Lo sbaglio è considerarla come in passato un problema dell’individuo e non della azienda o della società. Ma i tempi stanno migliorando anche lì.

In ultimo il lavoro da casa. Non è possibile parlare del post pandemia senza accennare al lavoro da casa, chiamato in mille modi: da Smart working a lavoro agile o ancora lavoro da remoto.

In questo particolare aspetto i miglioramenti registrati riguardano in primis lo sviluppo delle competenze e della cultura necessaria per capire l’importanza del benessere nei luoghi di lavoro, non a caso un tema centrale di questo periodo.

Altre spinte importanti al cambiamento arrivano dallo sforzo di garantire un maggior coordinamento delle attività e della comunicazione che si è rivelata strategica. Alcune attività erano più difficili di altre da svolgere da remoto, la complessità in questi casi ha sviluppato maggiormente le attività di brainstorming e quelle di problem solving.

Sistema di gestione della sicurezza: organizzazioni più flessibili

Sono soprattutto cambiati i concetti di impegno e di confronto. La sfida del mantenere una cultura organizzativa virtuale ha infine facilitato networking e relazioni tra i team e nelle aziende più grandi si sono organizzate reti interne di supporto che di fatto hanno compensato anche necessità e carenze di apprendimento e di formazione.

La cultura del lavoro diventa condivisa e le organizzazioni appaiono più flessibili e reattive.


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