Nel 2020 le catene di approvvigionamento delle più diverse aziende e dei più differenti settori si sono interrotte: come sottolineato dal sistema di monitoraggio dei rischi EventWatch di Resilinc, l’emergenza sanitaria, facendo registrare 4.200 interruzioni tra gennaio e settembre 2020, è stata il più dirompente degli eventi che la catena di approvvigionamento moderna ha dovuto subire.

E certo si potrebbe pensare e sperare che nulla di simile possa accadere nuovamente. McKinsey, però, ha ammonito le imprese con una previsione diventata ben presto famosa, o famigerata: è bene aspettarsi che le catene di approvvigionamento subiscano interruzioni superiori al mese in media ogni 3,7 anni.

Non si pensa certo unicamente alle pandemie: anche l’inflazione, le crisi energetiche, le tensioni geopolitiche e i conflitti possono portare in questa direzione. Anche da qui arriva la necessità di ripensare la gestione della supply chain, nel rispetto dei consumatori come degli organismi di controllo.

La tracciabilità al centro dell’attenzione

Se all’esterno le linee di approvvigionamento si fanno più complesse e potenzialmente più frammentate, all’interno le aziende devono mettere in campo strumenti più avanzati, per gestire in modo innovativo – e al passo con i tempi – la supply chain.

Va peraltro detto che in questa direzione spingono anche le nuove normative, le quali guardano verso un sistema diffuso di tracciabilità. Tutto parte, come è noto, dalla normativa che dal 2005 ha reso obbligatoria a livello europeo la tracciabilità alimentare, coinvolgendo ogni soggetto della filiera; a questa hanno fatto seguito le diverse normative a livello nazionale, a configurare la rintracciabilità obbligatoria o volontaria, esterna e interna allo stesso stabilimento.

Dalle materie prime fino alla tavola del consumatore finale ogni step deve essere monitorato, con la moderna food supply chain che vede la creazione parallela di un flusso continuo di informazioni dettagliate. Non si tratta però, va sottolineato, del puro rispetto delle normative in essere.

I vantaggi della tracciabilità per le aziende

L’opportunità, per le imprese produttrici del settore alimentare, è quella di sfruttare i moderni strumenti di gestione della supply chain per assicurarsi diversi goal. Si parla del pieno rispetto delle normative europee e italiane, della tutela del consumatore finale, ma anche della difesa del prodotto made in Italy, importante quanto mai prima d’ora di fronte alla minaccia della contraffazione vera e propria, come del pericoloso Italian sounding (evocazione dell’Italia per promuovere in realtà prodotti non italiani).

Come si traduce tutto questo in realtà? A essere centrale è l’utilizzo delle più moderne soluzioni ERP, elemento di partenza dei sistemi di gestione e di protezione delle catene di approvvigionamento delle imprese alimentari: grazie a questi strumenti è possibile tracciare i diversi prodotti in entrambe le direzioni, generando su richiesta in modo automatico la documentazione necessaria.

Ancora di più è possibile fare grazie alla scelta di un ERP in cloud integrato con gli altri software aziendali, in modo da creare un sistema integrato capace di coprire ogni processo, ogni funzione, dalla contabilità fino alle spedizioni. È così possibile ridurre sprechi, costi ed errori, innalzando l’asticella per quanto riguarda qualità e controlli.


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