La sicurezza sul lavoro è da sempre fondamentale per il benessere dei lavoratori e l’efficienza aziendale. La formazione obbligatoria, introdotta dalle direttive comunitarie degli anni Novanta, è un pilastro essenziale per garantire ambienti lavorativi sani e protetti. Il datore di lavoro ha il compito di bilanciare obblighi morali e formali, promuovendo una cultura della sicurezza e assicurando che ogni lavoratore riceva una formazione adeguata e continua. Questo impegno non solo rispetta le normative, ma crea un ambiente di fiducia e collaborazione, essenziale per la produttività e la soddisfazione dei lavoratori.
Sicurezza sul lavoro: una never ending story
La sicurezza sul lavoro è un tema di cruciale importanza, non solo per il benessere dei lavoratori, ma anche per il corretto funzionamento delle aziende. La reale differenza tra le vecchie norme sulla salute e sicurezza è rappresentata dalla formazione obbligatoria e ripetuta, imposta dalle direttive comunitarie degli anni Novanta dello scorso secolo.
Partiamo dalla definizione che fornisce il testo unico (Dl.gs 81/2008) all’art.2:
aa) «formazione»: processo educativo attraverso il quale trasferire ai lavoratori e agli altri soggetti del sistema di prevenzione e protezione aziendale conoscenze e procedure utili alla acquisizione di competenze per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti in azienda e alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi;
La norma, in modo del tutto innovativo per il 2008, parla quindi di processo educativo teso a trasferire conoscenze e procedure, dando per scontato che tutti sappiano che il processo inizia quando il lavoratore entra per la prima volta in azienda e semplicemente, essendo un processo, non ha più termine se non quando il lavoratore smette di lavorare, così che le competenze siano costantemente alimentate.
Concetti come informazione, formazione e addestramento sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro non sono quindi solo adempimenti burocratici, ma diventano un percorso complesso e articolato negli anni, che rappresenta la colonna fondamentale per garantire un ambiente lavorativo sano e protetto.
Ma quali sono esattamente gli obblighi che un datore di lavoro deve rispettare in materia di formazione sulla salute e sicurezza? E perché sono così importanti?
Il dovere morale del datore di lavoro
Al di là delle norme di legge, esiste un profondo dovere morale che spinge ogni datore di lavoro a tutelare l’incolumità dei propri lavoratori. È un impegno che va oltre il semplice adempimento degli obblighi di legge e si fonda su dogmi di solidarietà, responsabilità e rispetto per la dignità umana che derivano in primisdal principio etico (ma anche costituzionale) di garantire un ambiente di lavoro sicuro e salubre per tutti i lavoratori. Questo implica:
1. Responsabilità sociale: il datore di lavoro deve per primo promuovere una cultura della sicurezza, formando e sensibilizzando i lavoratori sui rischi e sulle misure preventive. Ogni lavoratore ha diritto a tornare a casa sano e salvo alla fine della giornata lavorativa. Questo è un principio etico inalienabile.
2. Cura del benessere: assicurarsi attraverso il processo formativo che i lavoratori siano consapevoli dei pericoli e sappiano esattamente come proteggersi non è solo un obbligo legale, ma anche un dovere morale. Un ambiente di lavoro sicuro favorisce un clima di fiducia e collaborazione, aumentando la produttività e la soddisfazione dei lavoratori e azzera il turn over. Gli scenari cambiano, le sostanze chimiche, per esempio, così come i DPI, cambiano e si evolvono. I lavoratori devono essere portati a conoscenza dei cambiamenti.
3. Esempio positivo: il datore di lavoro deve essere un modello di comportamento, formalizzando, rispettando e promuovendo tutte le norme di sicurezza, prima fra tutte la formazione. Le aziende hanno un impatto sulla società e sull’ambiente. Investire nella sicurezza è un modo per dimostrare la propria responsabilità sociale, prima ancora di essere un modo per evitare eventuali sanzioni e problemi legali.
Obblighi formali e formalizzati, ma su misura.
Il processo si compone di diverse fasi. La prima fase è quella di progettazione. Capire le reali necessità, i rischi presenti e le peculiarità di ogni mansione e di ogni luogo. La formazione è un abito su misura, che deve necessariamente partire dal DVR (Documento di Valutazione dei Rischi) dell’azienda. Una volta terminati i progetti, si inizia con la programmazione e le aule, a cui abbinare docenti esperti della materia ma soprattutto del comparto e dell’azienda.
Si parte quindi con sessioni di informazione generale e anche generica, a cui segue la formazione vera e propria, in aula e con docenti formatori qualificati. Al termine ci sono sessioni di verifica che prevedono test sicurezza sul lavoro e colloqui anche dopo diverso tempo.
Una volta finita la formazione, si inizia con il vero a proprio addestramento fianco a fianco dei lavoratori. L’addestramento rappresenta a pieno titolo la parte più pratica di un processo che poi non termina e prevede sia aggiornamenti che nuova formazione e/o nuovo addestramento
Gli obblighi più formali sono sanciti dalla legge e prevedono specifiche azioni che il datore di lavoro deve intraprendere per garantire la sicurezza sul lavoro. Tra questi:
1. Formazione obbligatoria: secondo il Decreto Legislativo 81/2008, aggiornato poi nel Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro nel 2017, il datore di lavoro deve garantire che ogni lavoratore riceva una formazione “adeguata e sufficiente” in materia di salute e sicurezza. Questo include corsi per la sicurezza sul lavoro base iniziali e una serie di aggiornamenti periodici. Da segnalare che la norma è in costante e continua evoluzione e prevede sia la revisione periodica degli obblighi già formalizzati che la creazione di nuovi adempimenti. Il processo di formazione però non si può e non si deve fermare alla fase prevista come obbligatoria.
2. Individuazione e formazione del preposto: il datore di lavoro deve individuare uno o più preposti che sovrintendano alle attività lavorative e garantiscano l’attuazione delle direttive ricevute. Il preposto ha il compito di verificare che i lavoratori rispettino le norme di sicurezza e utilizzino correttamente i dispositivi di protezione. Dal punto di vista formativo, il legislatore ha scommesso molto sulla figura del preposto. Deve fare una formazione iniziale più importante e pari a quella dei dirigenti (12h) e dovrà fare, esclusivamente in presenza, aggiornamenti biennali di 6 ore. Un dato appare importante per capire l’attenzione riposta nel preposto: in dieci anni, deve frequentare 30 ore di aggiornamenti, contro le 12 ore di aggiornamenti richiesti a lavoratori e dirigenti.
3. Documentazione e verifiche: tutta l’attività di prevenzione e protezione deve essere documentata ma la formalizzazione della formazione riveste un ruolo determinante tra tutti gli aspetti documentali. Le recenti sentenze della Suprema Corte esprimono chiaramente come sia obbligatorio mantenere una documentazione accurata di tutto il processo di formazione svolto da parte di ogni singolo lavoratore e delle verifiche periodiche effettuate. Questo serve non solo a dimostrare la conformità alle normative, ma anche l’esistenza di un progetto di prevenzione e un processo a lungo raggio, così come a identificare eventuali aree di miglioramento.
4. Sanzioni per inadempienze: investire nella formazione sulla sicurezza non è più solo un obbligo di legge, ma un investimento strategico per l’azienda e una sorta di assicurazione non scritta sulla continuità aziendale. La legge prevede sanzioni severe per i datori di lavoro che non rispettano gli obblighi formativi. Queste possono includere multe e, nei casi più gravi, dal 2021, si applica la sospensione dell’attività. Infine, le sentenze degli ultimi due o tre anni hanno tracciato un solco ormai indelebile: senza formazione (a trent’anni dal primo obbligo della 626/1994) vi è ormai un automatismo di condanna che non sorprende nessuno tra gli addetti ai lavori.
Oltre ai citati obblighi morali e legali, è importante considerare alcuni aspetti che possono arricchire la formazione sulla sicurezza:
- tecnologie innovative: video, musica, tecniche teatrali, così come l’uso della realtà virtuale e aumentata per simulare situazioni di rischio possono rendere la formazione più efficace e coinvolgente.
- Coinvolgimento dei lavoratori: promuovere la partecipazione attiva dei lavoratori nella definizione dei progetti formativi così come delle misure di sicurezza può aumentare la loro consapevolezza e responsabilità.
- Cultura della sicurezza: creare un ambiente inclusivo e moderno, in cui la sicurezza è percepita come un valore condiviso e non solo come un obbligo può fare la differenza.
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