Negli ultimi anni la concezione del dipendente è mutata. I primi passi di questa evoluzione potrebbero per esempio essere individuati già a livello di “etichetta”, quando anni fa tanti vecchi “Uffici personale” sono stati rinominati come “Sviluppo risorse umane”: un cambiamento non senza significato.

E se è vero che nonostante le evidenti spinte diverse aziende non hanno sviluppato sensibilità e competenze in merito, è altrettanto vero che negli ultimi anni finalmente il fattore umano è stato messo al centro da tantissime realtà.

A spingere in questa direzione sono stati prima l’emergenza sanitaria e poi i suoi contraccolpi, senza dimenticare ovviamente l’incidenza di fenomeni come il quiet quitting, il big quit nonché il problematico divario tra domanda e offerta di lavoro.

L’azienda è chiamata a mettere sempre più al centro dei propri pensieri il dipendente inteso come persona: a partire da questa evoluta valutazione delle risorse umane, la definizione dei più efficaci piani aziendali di welfare diventa ancora più importante.

Il welfare sempre più verso l’erogazione di servizi

In questo nuovo modo di guardare ai dipendenti il piano di welfare deve essere capace di andare anche oltre la pura funzione di integrazione del reddito, guardando quindi anche al di là di voci come i buoni spesa e i buoni carburante.

L’obiettivo primario – e tra poco approfondiremo meglio questo aspetto – deve essere quello di favorire il benessere dei lavoratori, puntando quindi verso l’erogazione di servizi in grado di coltivare il valore del capitale umano, di costruire il tanto prezioso equilibrio tra sfera professionale e sfera privata, di fondare il contesto lavorativo sul concetto di benessere.

Ecco allora che si parla per esempio di servizi volti a conciliare i tempi di vita e lavoro, legati soprattutto al mondo delle genitorialità. Ma si parla anche di servizi wellness e fitness, di corsi per imparare nuove lingue, o ancora, di consulenze psicologiche.

E proprio queste ultime, in particolar modo in questo periodo storico, risultano essere particolarmente preziose: la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso il “Report World mental health report: Transforming mental health for all”, ha sottolineato l’importanza di abbattere anche nelle aziende le barriere che limitano il dibattito sulla salute mentale.

Non stupisce quindi il fatto che stia crescendo velocemente il numero di imprese attive nel promuovere al proprio interno servizi di qualità per garantire la salute dei dipendenti, sfruttando apposite piattaforme online per il supporto psicologico.

Il welfare 2023 per attrarre i talenti e per trattenerli

Un efficace piano di welfare può fornire una risposta a tante esigenze dell’azienda. Stimolando il benessere dei dipendenti si favorisce un naturale miglioramento dell’employer branding, così da rendere più facile l’attrazione dei dipendenti, aspetto che in questi anni caratterizzati da una marcata difficoltà di reclutamento, può fare la differenza.

Ma non è certo tutto qui: i più mirati servizi di welfare consentono anche e soprattutto di ridurre il tasso di turnover, prevenendo le conseguenze più preoccupanti di fenomeni globali come il big quit. E ancora, costruire un ambiente lavorativo in cui regna il benessere permette di generare entusiasmo e di coinvolgere maggiormente i lavoratori, riducendo così al minimo il sempre più diffuso quiet quitting.

Il servizio desiderato, scelto in autonomia

Con il piano di welfare che diventa sempre più centrale nelle strategie messe in atto dalle aziende per attirare e trattenere il personale, le stesse imprese hanno tutto l’interesse di facilitarne la fruizione.

Nel momento in cui si mettono a disposizione dei dipendenti diverse tipologie di servizi – come corsi, servizi di baby-sitting o per l’appunto supporti psicologici – è premiante poter approfittare di piattaforme digitali che permettano ai lavoratori stessi di scegliere in piena autonomia i beni o i servizi desiderati, eliminando così parallelamente complessi iter di carattere amministrativo e autorizzativo, in una situazione win-win.

Lo psicologo in azienda: un supporto al servizio dei dipendenti sempre più diffuso

Un esempio dei nuovi servizi offerti da welfare aziendale è costituito dalla consulenza psicologica in azienda.
Lo psicologo in questo ambito può infatti svolgere un ruolo importante all’interno della gestione delle risorse umane.

Tra le sue principali attività vi è quella di promuovere il benessere psicologico dei dipendenti, aiutandoli a gestire lo stress, affrontare le difficoltà relazionali e migliorare la propria qualità della vita lavorativa.

Il lavoro dello psicologo in azienda si concentra sulla prevenzione e la gestione dei problemi psicologici dei dipendenti, migliorando il clima organizzativo e aumentando la produttività: i dipendenti che ricevono supporto psicologico in azienda possono beneficiare di un miglioramento della qualità della vita, maggiore soddisfazione professionale e un aumento della motivazione a lavorare e della produttività.

Il percorso offerto dallo psicologo in azienda naturalmente differisce molto dalle tecniche di terapia tradizionali, che richiedono periodi e tempistiche più lunghe e un supporto non necessariamente mirato all’attività lavorative.

Le moderne soluzioni per offrire supporto psicologico in azienda

Lo scenario attuale offre diverse soluzioni software in grado di supportare gli psicologi per migliorare il benessere mentale dei dipendenti in azienda.

Queste applicazioni offrono un’ampia gamma di strumenti e risorse che possono aiutare i dipendenti a gestire lo stress, l’ansia, la depressione e altri problemi psicologici, offrendo anche spunti di psicoterapia basate sulla mindfulness e sull’approccio cognitivo-comportamentale, fornendo inoltre esercizi di meditazione guidata, giochi interattivi e schede informative su temi legati alla salute mentale.

Grazie a questi software, i dipendenti possono accedere a una serie di risorse che possono aiutarli a migliorare il proprio benessere psicologico in modo semplice e pratico.


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