Oggi non è sempre facile riuscire a trovare e assumere i migliori talenti. Secondo uno studio pubblicato da una nota agenzia per il lavoro multinazionale nel 2023, circa 4 datori di lavoro su 5 sostengono di avere difficoltà a trovare le persone qualificate di cui hanno bisogno.

Negli ultimi anni, si sono diffusi alcuni fenomeni che hanno trasformato il mondo del lavoro, ridisegnato la gestione dei processi di ricerca e selezione e contribuito a cambiare le dinamiche aziendali. Non sono più solo le imprese a decidere chi assumere, ma anche i candidati a scegliere l’azienda che, per diverse ragioni, sentono più vicina.

La guerra dei talenti sembra quindi ancora aperta: non basta affrontare le sfide di un mondo del lavoro in continua evoluzione, le aziende devono anche stare al passo con i cambiamenti sociali ed essere sempre più attrattive per riuscire a ingaggiare i talenti.

E non parliamo solo di multinazionali, ma anche delle piccole imprese che rischiano di essere ulteriormente penalizzate dalla mancanza di un brand forte, di un team HR dedicato e di adeguati strumenti tecnologici. In questo scenario, quindi, il recruiter gioca un ruolo strategico.

Le sfide del recruiting: grandi dimissioni e scarsità di talenti

Come accennato, alcuni fenomeni recenti hanno avuto un impatto indiscutibile sul mondo del lavoro e delle risorse umane. Di Great Resignation, ad esempio,si è iniziato a parlare negli Stati Uniti, ma le ‘Grandi Dimissioni’ sono arrivate anche in Italia con conseguente abbandono del posto di lavoro da parte di persone, soprattutto giovani, che ambivano a un migliore equilibrio tra vita privata e lavorativa, maggiori benefici, opportunità di crescita e ulteriori vantaggi.

L’ondata di dimissioni ha spinto le aziende ad avviare subito nuovi processi di ricerca e selezione non solo per coprire il numero di posti di lavoro rimasti vacanti, ma anche per evitare di aumentare il carico di lavoro dei dipendenti e innescare ulteriori flussi di turnover, aggravando una situazione già complessa.

Questa necessità, però, si è scontrata con una forte carenza di competenze (skill shortage) e di persone qualificate (talent shortage) a ricoprire alcuni ruoli che si sono affermati con la spinta tecnologica degli ultimi anni e l’entrata in campo dell’intelligenza artificiale.

La mancanza di talenti si è fatta sentire in molti campi e continua a rappresentare una sfida per le imprese, nonostante i positivi piani di crescita che prevedevano in Italia, secondo i dati di Unioncamere, per il 2023, oltre 5,5 milioni di assunzioni.

Talent acquisition: è ancora war for talent?

La carenza di personale specializzato è solo uno dei motivi per cui oggi le aziende si impegnano a preservare e valorizzare le competenze che, oltretutto, possono giocare un ruolo chiave per la competitività aziendale e rappresentare un incentivo anche in ottica di talent acquisition.

Quando i dipendenti se ne vanno, e diventa più difficile trovare e assumere nuovi candidati, le imprese devono chiedersi cosa cercano i candidati e su quali fattori puntare per affrontare e vincere la cosiddetta war for talent.

In questo senso, agire in ottica di talent acquisition offre dei vantaggi: infatti la visione programmatica di assunzioni nel lungo periodo ha un impatto positivo sulla crescita aziendale e quella professionale del dipendente stesso.

La guerra dei talenti non si combatte solo sul piano dell’employer branding e della reputazione aziendale, ma anche su quello dell’engagementdelle persone e della candidate experience. Ai recruiter spetta, quindi, il compito di ripensare le strategie di selezione e costruire processi più efficaci.

Il ruolo strategico del recruiter nella talent acquisition

Se un’azienda non risulta particolarmente attrattiva, non si cura dell’esperienza dei candidati durante la selezione o non comunica con loro, è comprensibile che non riesca ad attrarre e assumere le persone di cui ha bisogno.

Il recruiter ha quindi un ruolo determinante nella crescita aziendale perché conosce e accoglie le esigenze dei candidati e si fa portavoce delle aspettative dell’azienda. L’uso di strumenti tecnologici, come i recruiting software, è un’ulteriore risorsa che supporta i recruiter nel rendere più efficienti i processi di selezione e, di conseguenza, più competitiva l’azienda agli occhi dei candidati.

  • I team HR possono gestire il processo di recruiting in modo molto più snello, centralizzare tutte le attività, identificare i colli di bottiglia, ridurre il time to hire (il tempo che intercorre tra la registrazione del candidato a un annuncio e l’effettiva assunzione). Possono, inoltre, intercettare i candidati in poco tempo e assumere quelli più qualificati per una posizione lavorativa.
  • I candidati vivono un’esperienza di candidatura positiva,interagiscono con form e contenuti intuitivi, ricevono feedback e vengono accompagnati durante tutto il percorso di ricerca e selezione.

Questi fattori possono fare la differenza nella guerra dei talenti e sono solo alcuni dei benefici che la tecnologia può portare nel mondo HR e della selezione del personale.


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