Ridurre i costi in azienda è una buona pratica. La buona salute di un business si basa, infatti, anche sulla sua capacità di contenere le spese. Non è però sempre facile comprimere i costi e, allo stesso tempo, mantenere inalterata la qualità dei servizi e dei prodotti offerti alla propria clientela.

Si pensi per esempio al costo del lavoro: agire nel modo sbagliato, tagliando l’organico in un team in grado di produrre risultati, può portare a conseguenze negative. Ci sono però altri metodi più fondati per contenere il costo del lavoro.  

Cos’è il costo del lavoro? 

Vale la pena ricordare velocemente cos’è il costo del lavoro. Questo è uno degli elementi dell’universo aziendale che incidono in modo più deciso sulla redditività e si compone non solo della retribuzione dovuta ai dipendenti, ma anche dei contributi previdenziali versati all’INPS e le tasse previste per il contratto di lavoro dipendente.

In Italia, il costo del lavoro risulta particolarmente alto a causa del marcato cuneo fiscale, che è dato dall’insieme dei componenti che si sommano alla retribuzione netta.

Costo del lavoro: il calcolo

Per fare un esempio: un’azienda che eroga uno somma netta di 1.000 al mese a un dipendente, affronta complessivamente un costo di oltre 1.850 euro, ai quali peraltro andrebbero sommati i costi relativi al premio INAIL, alla gestione della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro e alla formazione dei lavoratori dipendenti.

Si capisce quindi quanto sia importante capire come contenere il costo del lavoro. 

Incentivi di Stato, Enti Locali ed Enti Bilaterali per contenere il costo del lavoro 

Sfruttare gli incentivi messi a disposizione dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province Autonome, dagli Enti locali e dagli Enti Bilaterali è indubbiamente uno dei metodi più efficaci per contenere il costo del lavoro in azienda senza compromettere le performance.

Alcuni di questi incentivi sono di natura economica, e prevedono quindi dei finanziamenti o delle agevolazioni fiscali a fronte dell’assunzione di nuovi dipendenti o dell’investimento sui collaboratori; altri incentivi sono invece di natura contributiva, e introducono un’esenzione totale o una riduzione delle contribuzioni assistenziali e previdenziali a carico dell’impresa.  

Di fronte alla quantità di agevolazioni presenti, stupisce il fatto che – come riportato dall’INPS – solamente un’assunzione su quattro in Italia prevede il ricorso a un incentivo. I motivi di questo scarso utilizzo sono differenti: dalla scarsa conoscenza dello strumento, alla fretta che spesso accompagna gli inserimenti di nuove risorse e alle effettive difficoltà che si possono incontrare nel richiedere gli incentivi stessi.  

Incentivi assunzione: alcuni esempi 

Come anticipato, esistono diversi tipi di incentivo da sfruttare per ridurre il costo del lavoro a partire dal momento dell’assunzione. Ecco i principali da prendere in considerazione: 

  • Decontribuzione Sud: introdotta a partire dalla Legge 104/2020, prevede un esonero parziale dei contributi a carico dei datori di lavoro, pari al 30%. La misura è stata prorogata fino al 30 giugno 2024; 
  • Apprendistato: questo particolare contratto, finalizzato alla formazione, qualificazione o riqualificazione dei giovani, presenta tre diverse possibilità (in base all’età del lavoratore e all’obiettivo del contratto), rivolgendosi complessivamente ai giovani tra i 15 e i 29 anni, con agevolazioni di tipo retributivo e contributivo; 
  • Esonero Giovani: questa agevolazione contributiva strutturale, introdotta con la legge 205/2017, prevede esonero del 50% della contribuzione e carico dei datori di lavoro, per un massimo di 3 anni, nel caso di assunzione di giovani under 30; 
  • Incentivo Donne: introdotto dalla legge 92/2012, l’incentivo Donne prevede l’esonero parziale dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro per l’assunzione di donne svantaggiate; la riduzione è pari al 50% dei contributi a carico del datore di lavoro, per 12 mesi (in caso di contratto a tempo determinato) o per 18 mesi (in caso di indeterminato).  

E non è tutto. Ci sono infatti molti altri incentivi legati a casi specifici, come gli incentivi nazionali (NASpI, disabilità, sostituzione di lavoratori e lavoratrici in congedo obbligatorio di maternità o congedo parentale, assunzione di persone beneficiarie dell’Assegno di inclusione e/o del Supporto per la formazione e il lavoro) e gli incentivi previsti dai vari Enti Bilaterali e locali.  

Come intercettare gli incentivi e verificarne l’applicabilità 

Considerando la quantità di incentivi presenti e il rapido e continuo mutare delle agevolazioni, intercettare le agevolazioni più efficaci non è facile.

Con i più moderni e adeguati strumenti digitali, però, diventa semplice in fase di assunzione individuare gli incentivi più convenienti per il datore di lavoro; alcuni software innovativi permettono, infatti, di avere una stima precisa degli aiuti finanziari previsti, a partire da calcoli fatti sulle misure aggiornate.

E nel caso in cui negli anni passati, pur avendo effettuato delle assunzioni, non si siano applicati gli incentivi presenti? A questo riguardo vale senz’altro la pena sapere che, con il supporto di consulenti specializzati, è possibile recuperare gli incentivi non goduti nei 5 anni precedenti.


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