Siamo inclusivi? Se i rischi sono diversi, il genere conta?

La strategia comunitaria in materia di salute e sicurezza sul lavoro ha come obiettivo l’integrazione della dimensione di genere nelle suddette attività. Tra la vita lavorativa delle donne e quella degli uomini vi sono differenze fondamentali che influiscono sulla loro sicurezza e salute sul luogo di lavoro.  

Il D.lgs. 81/08 obbliga, all’art. 17, il datore di lavoro ad effettuare la valutazione di tutti i rischi con la conseguente elaborazione del documento di valutazione. Il testo unico menziona tra i “rischi particolari” su cui il datore di lavoro è obbligato a intervenire anche quelli connessi alle differenze di genere. 

Negli ultimi anni è cresciuta nelle aziende l’attenzione verso le differenze di genere sul luogo di lavoro e la corretta valutazione dell’impatto del genere sulla gestione dei rischi. 

Un organismo internazionale come EU-OSHA ha messo in campo numerose iniziative di promozione e analisi del tema, focalizzate in particolare su quei settori e quelle attività in cui le donne sono maggiormente coinvolte. L’obiettivo dichiarato dell’agenzia è trasformare le questioni di genere in un argomento sempre più rilevante in termini di policy e decisioni attuative. 

Prima di entrare nel vivo dell’analisi è importante differenziare i termini “sesso” e “genere”. 

Sesso: costituisce un corredo genetico, un insieme di caratteri biologici, fisici e anatomici che identificano la differenza tra maschio e femmina, non modificabile. 

Genere: è la costruzione culturale e sociale, la rappresentazione, definizione e incentivazione di comportamenti che rivestono il corredo biologico e danno vita allo status di uomo / donna. Il genere riguarda i ruoli e gli assetti di potere nelle relazioni tra uomini e donne al lavoro e nella vita, appreso e modificabile 

Come gestire una valutazione dei rischi connessi alle differenze di genere? 

Nella moderna concezione anche della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro di cui parliamo, è necessario superare la semplificazione genere uguale a sesso e non confinare la valutazione alla sola tutela della lavoratrice in gravidanza.  

Uomini e donne con la stessa mansione possono essere esposti a rischi diversi e possono rispondere in modo estremamente diverso. Ci sono differenze strutturali: 

  1. Differenze negli effetti a causa delle specificità biologiche  
  1. Diversa presenza di tessuto adiposo 
  1. Diverso assetto ormonale  
  1. Nell’uomo maggiore statura (media), massa muscolare, volumi polmonari 
  1. Nella donna quindi minore statura (media), minore massa muscolare e volumi polmonari 
  1. Differenti ruoli sociali e relativi carichi 

Da alcuni anni la scienza sta scoprendo nuove realtà: esistono alcune malattie “di genere”, ossia patologie professionali, legate alle condizioni lavorative di determinati settori, nell’assegnazione di compiti e nei metodi di lavoro, che colpiscono in modo diverso uomini e donne. 

Figura 1 Immagine tratta da F A C T S 42 “Problematiche legate al genere nel campo della sicurezza e salute sul lavoro” dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro EU-OSHA 

Differenza di effetti legati all’esposizione a fattori di rischio occupazionale 

Nella letteratura scientifica è documentato che l’uomo e la donna hanno diverse peculiarità di tossico-cinetica e tossico-dinamica, differenti suscettibilità di organi bersaglio e specificità legate al sistema riproduttivo e ormonale che possono predisporre a effetti biologici diversi, anche a parità di esposizione. 

Anche prescindendo dalle peculiarità (peraltro fondamentali ai fini del rischio) del sistema riproduttivo, le differenze fisiologiche tra uomo e donna, quali dimensioni e volume della struttura corporea, il peso, la superficie, la percentuale d’acqua, la composizione ossea, muscolare e del tessuto adiposo, possono influire sul metabolismo, la tossico-dinamica e la tossico-cinetica di eventuali inquinanti tossici con cui si venga in contatto per motivi lavorativi.  

La risposta ad esposizioni prolungate a sostanze chimiche tossiche, è quindi completamente diversa, rispetto a un organismo maschile che ha altre caratteristiche. Diventa quindi importante capire, documentare, analizzare le risposte fisiologiche di due organismi così diversi. La valutazione del rischio può e deve diventare strumento di comprensione e analisi. 

Rischi da agenti chimici 

Tra le sostanze per le quali la tossico-cinetica è diversa per i due sessi annoveriamo in primis i solventi organici. Sono infatti ben note le differenze nell’assorbimento, ritenzione, metabolismo ed escrezione di sostanze liposolubili come il benzene e il tricloroetilene (TCE). È ormai provato da anni, che le donne, proprio a causa della loro conformazione ed avendo una maggiore quantità di tessuto adiposo, ne ritengono di più. Il solvente legato all’adipe viene smaltito con maggiore difficoltà, generando rischi.  

Anche gli studi sui cancerogeni evidenzia una differenza nel livello di esposizione.  

Si può osservare, inoltre, che, per le donne, le percentuali di malattie attribuibili a esposizioni professionali sono sempre più basse, presumibilmente perché uomini e donne subiscono esposizioni diverse e fanno lavori diversi, ma anche perché, nella letteratura scientifica, vi sono molti meno studi su tumori e occupazioni femminili che su quelli maschili: solo un terzo degli articoli pubblicati tra il 1970 e il 2000 ha incluso le lavoratrici. La percentuale sta aumentando negli ultimi decenni, ma permangono differenze importanti (Hohenadel 2015, Pirastu 1999). 

Rischi da agenti fisici 

Le condizioni microclimatiche non confortevoli (i cosiddetti “ambienti severi caldi o severi freddi”) sono state associate con dismenorrea, disturbi ormonali e ridotta fertilità; i meccanismi della termoregolazione che vengono attivati in ambiente moderatamente caldo e soprattutto severo caldo possono risultare meno efficaci durante la gravidanza. L’effetto più importante segnalato risulta essere un aumento degli aborti spontanei per esposizione a elevate temperature. 

La prevalenza dei danni da rumore è generalmente più alta nel genere maschile, ma anche in questo caso, alcuni aspetti della fisiologia uditiva sono in effetti differenti nei due sessi.  

L’assenza di un disegno delle postazioni di lavoro e degli strumenti di lavoro, ergonomicamente adeguato alle caratteristiche antropometriche delle donne, giuoca talvolta un ruolo nella predisposizione allo sviluppo di patologie muscolo-scheletriche da vibrazioni al sistema mano-braccio. In particolare la statura media più bassa e la necessità di sforzi intensi nella presa di strumenti vibranti non adeguati alle caratteristiche anatomiche del genere femminile sono associati a una maggior prevalenza di lesioni da vibrazioni. 

Rischi da agenti biologici  

In un’indagine Europea risulta che le donne siano colpite da malattie infettive in misura maggiore rispetto agli uomini: le infezioni sono al quinto posto tra le malattie professionali tra le donne, mentre all’ottavo posto tra gli uomini. Per quanto riguarda il rischio biologico vi sono certamente molte infezioni come morbillo e rosolia, a cui sono maggiormente esposte ad esempio le insegnanti di scuole o asili, puericultrici e operatrici sanitarie di reparti pediatrici. 

Altri fattori  

Negli ultimi anni, alcuni studi epidemiologici hanno segnalato un aumentato rischio di cancro della mammella per le donne turniste. L’ipotesi eziopatogenetica si basa sulla constatazione che l’esposizione alla luce nelle ore notturne inibisce la secrezione di melatonina, con conseguenti interferenze sui livelli di estradiolo e sulla risposta immunitaria.  

Va sottolineato che la probabile cancerogenicità non è riferita a tutte le condizioni di lavoro a turni, ma soltanto a quelle che determinano una severa disorganizzazione del ritmo sonno-veglia. Inoltre, l’evidenza epidemiologica indica un aumento del rischio solo dopo circa 20 anni di lavoro a turni. È opportuno, tuttavia, consigliare alle lavoratrici che hanno sofferto o soffrono di un carcinoma mammario di evitare i turni notturni, in ragione della forte evidenza sperimentale di accelerata crescita tumorale causata dalla soppressione della secrezione di melatonina. 

Conclusioni

Ogni giorno, anche semplicemente andando al supermercato, vediamo uomini e donne impiegati nelle stesse mansioni, come è giusto che sia nel ventunesimo secolo. La valutazione dei rischi però rimane spesso effettuata su criteri standard e ormai superati (nati nel secolo scorso). Se la valutazione dei rischi è così “vecchia” anche tutte le azioni che devono venire dopo ne risentono in maniera diretta, con conseguenze che in alcuni casi (ad esempio donne e sostanze chimiche) possono essere importanti. 

La prevenzione da danni alla salute e sicurezza dei lavoratori non deve essere motivo di esclusione ma, al contrario, una spinta al raggiungimento della migliore condizione di lavoro per tutti: dopotutto un luogo di lavoro in cui vengono accertati con maggiore attenzione e scientificità tutti i rischi, come peraltro richiesto dalla normativa vigente è a maggior ragione un luogo più sicuro e protetto per tutti i dipendenti, indipendentemente dal genere a cui appartengono.  

La spinta europea a garantire uguali diritti a tutti i cittadini, nella vita come nel lavoro mira a perseguire l’inclusione, che va ben oltre il concetto di differenze di genere, troppo spesso ridotto al solo concetto di differenza fisica o numerica sul posto di lavoro. L’obiettivo da raggiungere, anche con direttive chiare e attuabili, è consentire alle persone di essere protagoniste della propria vita e di realizzare una effettiva protezione dei lavoratori sui luoghi di lavoro e per le mansioni che svolgono quotidianamente. 


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