Quello del Mobility Manager, figura introdotta e regolamentata tra il 2020 e il 2021, non è solo il ruolo di chi – all’interno dell’azienda – compila il PSCL (Piano di spostamento casa-lavoro). Il Mobility Manager ha importanza strategica per il suo obiettivo fondante, quello cioè di promuovere un’evoluzione nell’approccio e nelle abitudini dei lavoratori, in un’ottica di sempre maggior sviluppo della mobilità sostenibile.

Le aziende, che possono decidere di avvalersi di consulenti esterni oppure di nominare una risorsa interna, non devono – specialmente nel secondo caso – prendere sottogamba la funzione del Mobility Manager: chi viene incaricato deve avere competenze trasversali, non solo tecniche, amministrative e organizzative, ma anche skill importanti riguardo comunicazione e gestione del personale.

È risaputo, oggi, che le abitudini dei dipendenti aziendali, per i propri spostamenti, dovranno avere un impatto ambientale sempre più sostenibile. Ma quante persone, ancora oggi, faticano a prendere dimestichezza con le nuove tecnologie?

Basti pensare a pregiudizi e fake news che aleggiano attorno al tema della mobilità elettrica.

Abbiamo scelto qualche esempio: sembra assurdo, nel 2022, ma sono preconcetti ancora molto diffusi. Resistenze che ogni Mobility Manager deve fronteggiare quotidianamente nel proprio ruolo – oltre a dover disporre di una formazione a 360° e sempre aggiornata – per contribuire alla diffusione della cultura della mobilità sostenibile.

In Italia le stazioni di ricarica sono poche

Non lo sono e sono in continuo aumento. A oggi, i punti di ricarica pubblici, in Italia, sono oltre 8.200. Enel X ha annunciato di volerne installare 14.000 entro il 2022. Considerando l’ingresso nel mercato di nuovi operatori, si arriverà a 20.000 colonnine attive entro cinque anni. Intanto, a oggi, i distributori di benzina in Italia sono circa 8.000…

Le auto elettriche sono meno sicure

È il contrario. Lo dimostrano numerosi crash-test ufficiali del 2022, che evidenziano per le auto elettriche i migliori risultati e il raggiungimento delle 5 stelle (il top) dell’Euro NCAP, il programma europeo di valutazione dei nuovi modelli di automobili.

Come riportato anche su Wired (2021), grazie alla massa importante dovuta al pacco-batteria e alla gabbia protettiva, e all’assenza del motore termico, nelle auto elettriche si riduce il rischio di infiltrazioni di liquidi infiammabili nell’abitacolo o, in caso di frontali, il rischio di invasione dello spazio anteriore.

Il motore dell’auto elettrica interferisce con i pacemakers del cuore

È una paura immotivata: tutti i motori elettrici creano un campo elettromagnetico, ma vale soprattutto per quelli alimentati da corrente alternata, mentre sulle auto elettriche si utilizzano, in genere, motori a corrente continua. Inoltre, l’intensità del campo elettromagnetico è trascurabile – ed è semplice schermarla. Per fare un paragone, chi si è mai posto lo stesso problema facendo un bucato con la lavatrice o salendo a bordo di un treno, una metropolitana o un filobus?

L’auto elettrica inquina di più e per produrla serve più energia

Entrambe le affermazioni sono false. Per rispondere, è opportuno considerare tutto il ciclo di vita di un veicolo (produzione, consumi per dieci anni e 150mila chilometri). È vero, infatti, che l’impatto ambientale (foot print) del processo produttivo di un’auto elettrica è stimato nel 25-30% in più circa rispetto ad auto tradizionali, ma nell’intero arco di vita del veicolo, complessivamente, l’auto elettrica emette l’equivalente di circa 10 tonnellate di CO2, un’auto a gasolio 23 tonnellate, una a benzina 27 tonnellate. Secondo studi più prudenziali, l’auto elettrica impatterebbe comunque il 55% in meno rispetto all’auto termica (ma fino all’85% in meno in Paesi che producono più del 50% dell’elettricità da fonti rinnovabili).

Le auto elettriche sono troppo costose

Limitarsi alla valutazione del solo costo iniziale di acquisto dell’auto (a oggi effettivamente più alto rispetto a veicoli non elettrici) è decisamente fuorviante.

Il vantaggio economico con le auto elettriche è di lungo termine. La manutenzione, ad esempio, è più economica (in media circa il 30% in meno), contando su motori con meno componenti di quelli a scoppio e su un diverso sistema di trasmissione rispetto al tradizionale cambio.

Senza dimenticare sconti e bonus: oltre a pagare di meno per il bollo (in molte Regioni italiane è addirittura prevista l’esenzione per i primi cinque anni), sono numerosi gli incentivi a disposizione delle imprese che intendono dare una svolta “green” al proprio parco auto. Ad esempio, il bonus “colonnine auto elettriche”, introdotto dal MITE mettendo a disposizione risorse per 90 milioni di euro, è stato prorogato dalla Legge di Bilancio fino al 2024.

Inoltre, in un periodo storico caratterizzato – come in questi mesi – da un netto aumento del prezzo dell’energia elettrica per le imprese, il costo di ricarica delle auto elettriche è aumentato circa del 25%, prendendo come riferimento le tariffe Enel X. Si tratta di un impatto non superiore rispetto al parallelo e ingente aumento del costo del carburante per veicoli tradizionali, considerando l’instabilità del prezzo del petrolio al barile.

Come già detto, affinché le best pratice in materia di mobilità sostenibile si diffondano davvero a macchia d’olio, devono essere superate le resistenze date da tante (e diffuse) fake news, ancorate nelle credenze di chi vede ancora l’auto di proprietà come status quo.

In questo contesto, un corso di formazione per il proprio Mobility Manager non ha quindi solo il compito – già di per sé fondamentale – di trasferire le competenze tecniche sulla materia, ma anche di fornire al Mobility Manager incaricato gli strumenti per confrontarsi con chi non è ancora avvezzo alle nuove opportunità per spostarsi quotidianamente in modo meno inquinante.


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