Chiunque fa “il mestiere della Business Intelligence”, o si trova a dover rappresentare informazioni di business dovrebbe conoscere (E APPLICARE) quanto descritto nei lavori di Stephen Few, esperto di fama mondiale in tema di Data Visualization.

Ma purtroppo non è così, altrimenti non ci troveremmo ogni giorno ad avere a che fare con visualizzazioni astruse e incomprensibili.

Nell’articolo sull’analisi dei dati ho scritto che i dati non raccontano proprio niente, da soli.

E proprio Stephen Few “arriva in mio supporto con la cavalleria” della sua competenza. Cito testualmente:

“Numbers have an important story to tell. They rely on you to give them a clear and convincing voice.”

“I numeri hanno un’importante storia da raccontare. Contano su di te perché tu dia loro una chiara e convincente voce.”

Data Storytelling: raccontare i dati

Le persone raccontano le storie e più sono brave a farlo, più successo hanno (ovvero fanno succedere più cose) e in tutto ciò che accade ed è raccolto e descritto sotto forma di informazioni misurabili (numeri, dati…) c’è spesso da raccontare molto più di quanto pensiamo.

Negli eventi formativi mi capita spesso di citare storie note come quella di John Snow che nell’Ottocento ha dato voce ai numeri dell’epidemia di colera di Londra, trovandone la causa o come la storia del lancio tragicamente fallito del Challenger negli anni Ottanta, che un gruppo di scienziati aveva ipotizzato potesse succedere.

In entrambi i casi, come in altri, si è fatto buon uso della visualizzazione dei dati, della Data Discovery, dell’incrocio di più fenomeni per trovarne le correlazioni.

Eppure a John Snow non hanno creduto fino a dopo la sua morte e lo Space Shuttle è stato lanciato anche se era prevedibile una tragedia.

In entrambi i casi non si è riusciti a evitare diverse morti…

Perché?

Perché le loro voci non sono state abbastanza convincenti e, aggiungo io, per quanto riguarda le decisioni non c’era la disponibilità a fondarle sui dati, piuttosto che sulle convinzioni.

Raccolta dati a supporto delle teorie

Quindi sì, è un dovere di ogni persona che rappresenta le informazioni, fare in modo che possano essere chiare e convincenti al massimo delle proprie possibilità … e quando le proprie possibilità finiscono, si può sempre studiare o chiedere supporto!

E dall’altra parte è dovere di ogni decisore essere in grado di basare le proprie decisioni su dati di fatto (ovvero dati e numeri) e non su convinzioni.

Lo storytelling è uno strumento potentissimo (lo sto utilizzando anche in questo articolo) e il Data Storytelling è uno strumento utilissimo per fare in modo che si arrivi meglio all’obiettivo di rendere i decisori consapevoli dei fatti.

Poi lo abbiamo ben visto in questo ultimo periodo: se i migliori nello storytelling sono personaggi che alimentano convinzioni non suffragate da fatti, allora si crea confusione e conseguente distorsione della realtà percepita. Sempre nella misura in cui dall’altra parte ci dimentichiamo di distinguere i fatti dalle convinzioni!


Vuoi saperne di più sul data storytelling?

Scopri le soluzioni