La Corte di Giustizia UE ha stabilito per tutti gli Stati membri l’obbligo della rilevazione presenze sul lavoro. Questo significa che tutti i Paesi membri devono imporre alle aziende – anche alle PMI – l’obbligo di adottare un sistema affidabile, oggettivo e trasparente per misurare l’orario di lavoro giornaliero, settimanale e mensile svolto dai dipendenti.

L’obbligo della registrazione dell’orario di lavoro nasce dalla sentenza C-55/18 del 14 maggio 2019, la quale è stata data dalla Corte di Giustizia in seguito a una disputa tra la Deutsche Bank e un sindacato spagnolo. Quest’ultimo sosteneva infatti che fosse indispensabile adottare un sistema per la rilevazione puntuale delle ore lavorate, mentre la prima, in qualità di datore di lavoro, negava questa necessità.

Da qui l’appello alla Corte centrale spagnola, e quindi alla Corte UE, che ha legiferato a favore dei lavoratori, i quali – come ricordato nella sentenza – devono essere considerati come la parte debole all’interno del rapporto di lavoro.

L’obiettivo è quello di avere la certezza di stabilire in modo oggettivo le eventuali ore di straordinario svolte, nonché i turni minimi di riposo giornaliero e settimanale.

Rilevazione presenze sul lavoro, in pratica

Qual’è la situazione attuale, di fronte all’obbligo di registrare l’orario di lavoro?

Dati alla mano, non sono molte le imprese italiane dotate di un sistema oggettivo e accessibile in grado di garantire una puntuale e affidabile rilevazione delle presenze lavoro. E questo accade in un Paese in cui, seppure con qualche ritardo rispetto ad altri, il remote working ha già preso piede, coinvolgendo ormai la maggioranza delle imprese.

Questa tendenza, ovviamente, rende più difficoltosa – se non impossibile – la registrazione puntuale degli orari di lavoro con i sistemi classici.

Lo scenario delle imprese italiane a pochi mesi dall’entrata in vigore dell’obbligo di rilevazione dell’orario di lavoro dei dipendenti è molto variegato. Alcune aziende particolarmente arretrate usano ancora il cartellino cartaceo da timbrare in entrata e in uscita, mentre una buona fetta delle aziende usa dei badge – i quali però, ovviamente, non possono essere impiegati in caso di remote o smart working.

Sono ancora poche, invece, le aziende che sfruttano i dispositivi mobili dei propri dipendenti per la rilevazione delle presenze a prescindere dal luogo di lavoro. Ne deriva dunque che, per ora, sono meno della metà le imprese che possono contare su dei software per la gestione delle presenze in grado, per esempio, di sapere in tempo reale quanti dipendenti sono al lavoro.

Come rispettare l’obbligo di registrare l’orario di lavoro

Sembra dunque chiaro che, per rispettare l’obbligo imposto dalla Corte di Giustizia UE, le aziende italiane debbano dotarsi di moderni software per la rilevazione delle presenze.

Come spesso accade, tra l’altro, dietro a questo obbligo si nascondono parecchi vantaggi anche per le aziende: una buona piattaforma per il time management permette infatti di rendere più efficiente l’amministrazione del personale, nonché di ridurre gli errori nell’elaborazione delle paghe.

Queste soluzioni permettono inoltre di aumentare il controllo sulla produttività, nonché, ovviamente, di organizzare in modo migliore la programmazione del lavoro, con maggiore soddisfazione anche per gli stessi lavoratori.


 

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