Sei ore di lavoro al giorno
Le classiche quaranta ore di lavoro settimanali, tra non molti anni, potrebbero essere soltanto un lontano ricordo. Non sono tanto gli imprenditori a pensarla così, almeno per ora, quanto i risultati di numerosi studi del settore, i quali nelle conclusioni consigliano sempre più spesso di accorciare la settimana lavorativa per aumentare la produttività dei dipendenti.
Esperimenti di questo tipo sono infatti stati realizzati un po’ ovunque nel mondo, riscontrando nella maggior parte dei casi dei risultati positivi. Basti pensare alla sede della Toyota di Göteborg, dove da ben 13 anni l’orario giornaliero è limitato a sole sei ore: i manager dello stabilimento assicurano che, in questo lasso di tempo, è stato riscontrato un incremento degli utili, parallelamente ad un minor tasso di avvicendamenti tra i lavoratori.
La produttività, insomma, non sembra correre parallelamente al tempo effettivo di lavoro. Del resto, per verificare questo dato, sarebbe sufficiente affidarsi a livello aziendale ad un programma per il calcolo delle ore di lavoro, così da poter valutare puntualmente la resa di ogni singola risorsa.
L’esperimento della Svartedalen: meno malattie, meno permessi, più produttività
Sull’onda del successo dello stabilimento della Toyota, in Svezia sono molte le realtà aziendali che hanno deciso di sperimentare una diminuzione dell’orario di lavoro settimanale. L’ultimo esempio arriva da una casa di riposo pubblica, la Svartedalen: qui, all’interno di uno studio portato avanti con finanziamenti statali, per 12 mesi alcuni dipendenti hanno avuto la possibilità di lavorare 30 ore alla settimana, pur mantenendo lo stesso salario percepito per le classiche 36,5 ore (tale è, infatti, l’orario settimanale svedese).
Gli effetti di questa decurtazione oraria sono stati seguiti passo dopo passo da un gruppo di ricerca, il quale ha rilevato che le 68 infermiere coinvolte nel test si sono ammalate la metà di quanto invece hanno fatto le colleghe rimaste all’orario classico. Oltre a questo, le lavoratrici con turni da 6 ore hanno chiesto meno giorni di permesso, riuscendo così complessivamente a dare più continuità al proprio rapporto con i pazienti. A dire dei ricercatori, infatti, la loro produttività è aumentata del 64%.
Misurare la produttività con un programma di calcolo delle ore di lavoro
Lo studio, dunque, confermerebbe la relazione non lineare tra ore lavorate e produttività: resta però il beneficio del dubbio, in quanto in un ambiente come quello sanitario misurare la redditività dei dipendenti può risultare più difficoltoso che in altri settori. Per avere la certezza della convenienza di un taglio delle ore lavorative, dunque, si rende necessario capire se la produttività in crescita sia sufficiente a coprire gli eventuali costi aggiuntivi per colmare i vuoti lavorativi, analizzando periodicamente i dati inseriti nel programma di calcolo delle ore di lavoro aziendale.
In Svezia la settimana lavorativa più corta è già una solida realtà
In Svezia, però, sembrano aver già superato la fase del dubbio: se infatti quello della Toyota è fra i primi esempi e quello della casa di riposo Svartedalen è solo l’ultimo, in mezzo ci sono molti altri esperimenti convincenti. C’è per esempio la piccola rivoluzione realizzata all’interno dell’agenzia di software Filimundus di Stoccolma: da due anni i suoi dipendenti lavorano solamente 6 ore al giorno. Per diminuire l’orario e massimizzare la produttività, l’amministratore delegato della società ha proibito ai dipendenti tutte le distrazioni, social network compresi. Lo stesso test è stato effettuato anche all’interno degli uffici del comune di Göteborg, dove già dalla primavera del 2014 alcuni impiegati lavorano 30 ore alla settimana, riportando – così afferma il vicesindaco Mats Pilhem – una produttività proporzionalmente più alta.