Il modo di lavorare si è evoluto fortemente e soprattutto velocemente negli ultimi anni. A spingere in tale direzione è stata la disponibilità di strumenti tecnologici tali da consentire questa evoluzione, nonché le circostanze eccezionali imposte dall’emergenza sanitaria.

Oggi sia la gestione interna dell’azienda che il mercato del lavoro si presentano molto diversi rispetto alla situazione conosciuta anni fa: alcuni ruoli sono stati eliminati del tutto, altre figure sono state create da zero o si sono evolute grandemente, il lavoro si svolge sempre di più in spazi ibridi.

E a cambiare sono state anche le competenze necessarie per far crescere l’azienda: stando ai dati del World Economic Forum, il 35% delle competenze attualmente possedute diventerà del tutto inutile già nel 2025, mettendo circa la metà dei lavoratori dipendenti davanti alla necessità di affrontare un percorso di riqualificazione nei prossimi 2 anni.

La sfida principale potrebbe sembrare quindi essere quella rappresentata dalla formazione, con dei percorsi di reskilling e upskilling. Ancora prima di affrontare dei percorsi di questo tipo, però, si rende in realtà necessaria una seria analisi delle skill, per individuare quelle già presenti in azienda, quelle che saranno necessarie nel prossimo futuro e quelle che devono essere aggiornate.

Formazione aziendale: come affrontare l’analisi delle skill

Sul fatto che ci sia il bisogno di acquisire nuove competenze e migliorare molte di quelle già presenti per non rischiare di restare indietro non ci sono assolutamente dubbi: il mondo del lavoro si sta muovendo velocemente e chi si ferma o indugia avrà enormi difficoltà a recuperare il terreno perduto.

Ma quali sono effettivamente le skill sulle quali investire e qual è la situazione attuale in azienda? Per rispondere a questa domanda diventa necessario guardare agli obiettivi dell’azienda e alle sue ambizioni per i prossimi 2, 5 e 10 anni, tenendo a mente gli sviluppi a breve e a lungo termine del settore di riferimento.

Nel momento in cui si avrà una fotografia abbastanza chiara del percorso da intraprendere, si potrà volgere nuovamente lo sguardo verso l’azienda e soprattutto verso il capitale umano da cui è composta.

Ecco allora che diventano preziosi gli strumenti per la mappatura delle competenze della popolazione aziendale, per gettare le basi solide di un percorso di skilling volto a incrementare le performance e a migliorare la produttività.

I necessari percorsi di reskilling e upskilling per la formazione in azienda

Solamente dopo aver effettuato un’analisi approfondita delle competenze è possibile organizzare i più esatti ed efficaci percorsi di skilling.

Nel momento in cui sarà individuata la necessità di rimodellare una parte della forza lavoro aziendale si propenderà per un percorso di reskilling, quindi di corsi di formazione volti all’apprendimento di nuove competenze, così da portare i dipendenti verso nuove e più utili posizioni lavorative.

Altre volte invece si sentirà il bisogno di aggiornare, estendere e approfondire competenze già possedute, per potenziare la forza lavoro; in quel caso il percorso più adatto sarà quello di upskilling.

Va sottolineato che tali programmi possono essere messi in campo sia per le soft skill che per le hard skill, sapendo che la presenza stessa delle abilità trasversali risulta fondamentale anche per l’apprendimento delle abilità tecniche.


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