In quale modo è possibile rendere più efficiente il processo di recruiting di un’azienda? Non basta avere le migliori tecnologie: per continuare a crescere e per raggiungere il successo è infatti necessario poter contare anche sui migliori talenti, e quindi su dei professionisti in grado di rendere sempre più competitiva un’azienda.

Nasce quindi il bisogno di gestire al meglio la ricerca e la selezione del personale, con il recruiting che deve essere affrontato in modo scientifico e in tempi brevi.

L’importanza dell’employer branding per il recruiting

L’ottimizzazione del recruiting non si limita alle sole operazioni messe in campo nella fase della selezione del personale. Per essere certa di poter attirare i migliori talenti, infatti, un’impresa deve lavorare sulla propria immagine in modo continuativo, e dunque ben prima di pubblicare un nuovo annuncio di lavoro.

Diventa quindi necessario pianificare attività volte a migliorare l’employer branding, ovvero la reputazione dell’azienda vista come datore di lavoro: solo in questo modo potrà essere considerata come un luogo di lavoro interessante e accattivante per i potenziali candidati, soprattutto per i professionisti che, grazie alle loro competenze di alto livello, risultano molto ricercati sul mercato del lavoro.

Lavorare sull’employer branding, tra l’altro, non porta vantaggi solo sul lato del recruiting. Questo insieme di attività, infatti, permette di ridurre in modo marcato il turn-over in azienda.

Recruitment strategy e misura del ROI

L’employer branding può quindi essere visto come il primo tassello fondamentale di una corretta recruitment strategy.

Nel momento in cui l’azienda sente la necessità di assumere un nuovo dipendente – per ragioni di turn-over o di crescita del lavoro – è necessario prima di tutto analizzare con cura quelle che sono le hard skills e le soft skills che il candidato ideale dovrebbe avere, per poi creare un annuncio di lavoro su misura. Importante scrivere un annuncio che metta dei chiari paletti, per non ritrovarsi con un eccesso di cv non idonei.

Non basta, però, scrivere un annuncio di lavoro e pubblicarlo sui portali dedicati alla ricerca di lavoro. Soprattutto quando si parla di personale qualificato, infatti, si rende necessario cercare in modo più diretto e attivo il candidato ideale, il quale potrebbe non entrare in contatto con l’annuncio pubblicato.

Il talento ricercato potrebbe essere ovunque: potrebbe entrare in contatto con i social network dell’azienda, potrebbe essere un ex collega di un dipendente, o potrebbe essere, per assurdo, un dipendente dell’azienda in cerca di promozione.

Ampliando il numero di canali utilizzati si potrà giungere al termine del processo di recruiting, con la selezione del migliore tra i candidati.

Attenzione, però: l’entrata di un nuovo dipendente nel team non significa automaticamente che la strategia di recruiting abbia avuto successo. Per esserne certi bisognerà misurare il ritorno dell’investimento effettuato, e dunque il suo ROI.

Da una parte si dovranno prendere in considerazione tutti i costi relativi al processo di recruiting: tempistiche, risorse impiegate per la ricerca e per la selezione, costi per l’inserimento del nuovo assunto e quant’altro. Dall’altra parte dovranno essere monitorati i benefici dell’assunzione, e quindi la resa del nuovo lavoratore, e via dicendo.

Ovviamente, il ROI di un neoassunto che decide di lasciare l’azienda dopo pochi mesi non può che essere negativo: la strategia di recruiting, in tal caso, non ha generato profitto, quanto invece un notevole spreco di risorse.

Un software per rendere più efficace il recruiting

Non sono pochi i piccoli errori che possono minare la riuscita – sul lungo termine – di un processo di recruiting. Poter contare su un software per la selezione del personale può ridurre la possibilità di sbagliare, coadiuvando il selezionatore – che rimane comunque sempre centrale durante le varie fasi di reclutamento.

Un software per il recruiting permette per esempio di ridurre al minimo gli sbagli generati dai pregiudizi dei selezionatori che, per quanto minimizzati nel caso dei professionisti, restano sempre presenti. Dà inoltre la possibilità di velocizzare in modo iperbolico l’analisi dei cv, soprattutto durante la fase preliminare di scrematura, donando una visione imparziale sui candidati che hanno risposto all’annuncio.

I software per la selezione più evoluti – i cosiddetti ATS (Applicant Tracking System) – permettono di avere un supporto persino superiore, grazie a delle applicazioni AI che permettono di automatizzare diversi processi della selezione del personale, a tutto vantaggio della talent acquisition. Così facendo l’azienda può ridurre i tempi e i costi dell’attività di recruiting, a fronte di risultati migliori, quindi di un ROI più alto.