Nel contesto attuale, caratterizzato da cambiamenti tecnologici rapidi e mercati del lavoro in continua evoluzione, il concetto di skill gap (divario di competenze) è diventato centrale per le aziende. Parallelamente, il reskilling aziendale (sviluppo di nuove competenze) rappresenta una delle strategie più efficaci per colmare i divari di competenze. Ma come possono le aziende identificare le reali necessità formative e orientare la propria strategia di sviluppo del talento?

La risposta risiede nei dati degli assessment (valutazioni) sulle competenze. In questo articolo esploreremo come utilizzare questi dati per ottimizzare i percorsi di formazione aziendale, con un focus specifico per i professionisti HR.

Cosa sono gli assessment sulle competenze?

Gli assessment sulle competenze sono strumenti di valutazione strutturati che misurano le capacità tecniche (hard skill) e trasversali (soft skill) dei dipendenti. Possono includere test psicometrici, esercizi situazionali, simulazioni e interviste strutturate.

Per semplificare, gli assessment sulle competenze possono essere essenzialmente di tre tipi:

  • Assessment sulle hard skill: permettono una valutazione delle competenze tecniche specifiche (es. conoscenze IT, competenze linguistiche). Sono particolarmente utili per valutare l’efficacia di corsi di formazione tecnica o per verificare la preparazione in vista di una promozione a ruoli più specialistici.
  • Assessment sulle soft skill: valutano competenze trasversali come leadership, comunicazione, pensiero critico e problem-solving. Sono fondamentali nei processi di selezione, sviluppo della leadership e costruzione di team efficaci.
  • Assessment misti: combinano la valutazione di hard e soft skill, offrendo una panoramica completa delle capacità di un dipendente. Sono utili in contesti di reskilling e upskilling (acquisizione di nuove competenze nel proprio campo), per progettare percorsi di crescita personalizzati e monitorare l’efficacia delle iniziative formative.

Cos’è lo skill gap e perché è un problema

Secondo un’indagine di Confindustria, oltre il 70% delle imprese italiane ha difficoltà a reperire i profili richiesti e c’è un forte disallineamento tra le competenze offerte e quelle ricercate. Inoltre, il 58% delle aziende che necessitano di nuove competenze in ambito produttivo non riesce a trovare il personale adeguato e il 37% delle imprese fatica a reperire figure con capacità nella gestione delle tecnologie 4.0. Questo fenomeno si chiama skill gap.

Come accennato in precedenza, lo skill gap rappresenta una discrepanza tra le competenze possedute dai dipendenti e quelle richieste dalle aziende per svolgere efficacemente le proprie attività. Questo fenomeno è in crescita e può essere attribuito a diversi fattori, tra cui:

  • Innovazioni tecnologiche: l’introduzione di nuove tecnologie richiede competenze aggiornate che spesso il personale esistente non possiede.
  • Evoluzione dei modelli di business: le aziende che adottano nuovi modelli operativi necessitano di competenze diverse da quelle tradizionali.
  • Cambiamenti normativi: nuove leggi e regolamenti possono richiedere conoscenze specifiche che il personale attuale potrebbe non avere.

Tale fenomeno si riflette negativamente sulle aziende, determinando:

  • Riduzione della produttività: dipendenti non adeguatamente formati possono impiegare più tempo per completare le loro mansioni, riducendo l’efficienza complessiva.
  • Maggiore turnover: la frustrazione derivante dalla mancanza di competenze può portare i dipendenti a lasciare l’azienda, aumentando i tassi di turnover.
  • Difficoltà nell’attuazione della strategia aziendale: senza le competenze necessarie, l’implementazione di nuove strategie o l’adozione di tecnologie avanzate può risultare compromessa.
  • Incremento dei costi: la necessità di assumere personale con competenze specifiche può aumentare i costi legati al reclutamento e alla formazione.

Reskilling: definizione e benefici

Il reskillingaziendaleconsiste nel formare i dipendenti per acquisire nuove competenze, permettendo loro di ricoprire ruoli diversi o più avanzati all’interno dell’azienda. Questa strategia è particolarmente utile in contesti caratterizzati da rapidi cambiamenti tecnologici e organizzativi, dove le competenze richieste evolvono costantemente.

Investire nel reskilling consente di trattenere i talenti esistenti, riducendo la necessità di nuove assunzioni e abbattendo i costi legati al recruiting e all’onboarding. Inoltre, i dipendenti coinvolti in programmi di reskilling spesso mostrano maggiore motivazione e soddisfazione, contribuendo a un ambiente lavorativo più positivo. Questo permette ai dipartimenti HR di valorizzare il capitale umano, sfruttando al meglio il potenziale dei talenti interni.

Come utilizzare i dati degli assessment per il reskilling

Vediamo come gli assessment possono supportare tre fasi fondamentali del reskilling:

Identificazione degli skill gap

Gli assessment forniscono un quadro dettagliato delle competenze esistenti e consentono di confrontarle con quelle richieste per ruoli specifici. Questo aiuta a individuare gap di competenze in modo oggettivo.

Gli strumenti utili in questa fase sono:

  • Dashboard di analisi delle competenze
  • Report comparativi
  • Indicatori di performance

Personalizzazione dei percorsi formativi

Con i dati degli assessment, è possibile progettare programmi di formazione aziendale  su misura, adattati alle esigenze di ogni dipendente.

Gli strumenti utili in questa fase sono:

  • Piattaforme di e-learning personalizzate
  • Tutoraggio e mentoring
  • Corsi in presenza in aula

Monitoraggio e valutazione dei progressi

Utilizzare assessment delle competenze periodici consente di valutare i progressi dei dipendenti e misurare l’efficacia delle iniziative di reskilling. In base ai risultati, è possibile apportare eventuali aggiustamenti al piano formativo.

Le metriche da monitorare in questa fase sono essenzialmente tre:

  • Incremento delle competenze
  • Performance on-the-job
  • Feedback dei manager

L’utilizzo strategico dei dati degli assessment consente ai dipartimenti HR di affrontare efficacemente gli skill gap e implementare programmi di reskilling mirati. Investire nella crescita delle competenze non solo rafforza la competitività aziendale, ma favorisce anche un ambiente di lavoro più dinamico e coinvolgente.

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