L’emergenza sanitaria ha messo in evidenza alcuni aspetti legati alla recente evoluzione del mondo delle imprese. Tra questi, indubbiamente, è da annoverare il ruolo centrale assunto dal welfare aziendale, il quale durante i mesi più duri della pandemia – e non solo – si è rivelato uno strumento particolarmente vincente per le imprese come per i lavoratori.

Non stupisce, quindi, il rilancio del welfare aziendale da parte del governo, il quale attraverso il decreto Agosto ha raddoppiato il tetto dei fringe benefit non tassati: l’obiettivo principale è ovviamente quello di aumentare i consumi e aiutare l’economia attraverso il potenziamento di uno strumento prezioso per imprese e lavoratori.

Visto il particolare scenario che si creerà nei prossimi mesi intorno ai nuovi fringe benefit, i provider di welfare aziendale sono destinati a trasformarsi da semplici erogatori a veri e propri consulenti, per progettare e costruire il migliore dei piani di welfare.

Cosa sono i fringe benefit?

Le parole fringe benefit indicano, in generale, una forma di retribuzione diversa dal denaro.

Ecco quindi che sotto questo ombrello ricadono tutti i redditi in natura, che vanno a sommarsi al normale stipendio del dipendente: si parla dell’utilizzo di vari beni aziendali, come il computer o l’auto aziendale, nonché della fruizione di servizi, anche al di fuori della normale attività lavorativa.

I fringe benefit raddoppiati dal decreto Agosto sono quelli non tassati, e quindi quelli che non concorrono alla formazione del reddito. Si tratta più nel dettaglio dei benefici così come previsti dal comma 3 dell’articolo 51 del TUIR, il quale stabilisce l’esclusione dalla concorrenza alla formazione del reddito di lavoro dipendente del valore normale dei beni ceduti e dei servizi prestati qualora l’importo non sia superiore a 256,23 euro.

Il decreto Agosto è andato a raddoppiare questa cifra, portando così i fringe benefit non tassati a 516,46 euro.


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Il raddoppio dei fringe benefit per il potenziamento del welfare aziendale

La modifica apportata dal decreto Agosto, per ora, è valida solo a fine anno, e si presenta come una versione light delle proposte effettuate da vari parlamentari, i quali avevano proposto di aumentare temporaneamente il limite dei fringe benefit fino a 1.000 euro, o persino fino a un tetto di 2.000 euro.

Non si può però negare che questa nuova misura rappresenti un buon spunto per un potenziamento del welfare aziendale, nonché per una revisione della disciplina fiscale relativa al lavoro dipendente. Il risultato, già adesso, è quello di assicurare sia all’azienda che al datore di lavoro un più ampio margine di movimento nella scelta e nella gestione delle politiche retributive.

Come anticipato, poi, questa novità porta anche a un’evoluzione del ruolo dei provider di welfare aziendale.

Il ruolo centrale dei provider

Servizi sociali di diverso tipo, computer, tablet, buoni spesa: i fringe benefit non tassati possono essere utilizzati in diversi modi, a beneficio dei lavoratori così come dei figli che devono affrontare la didattica a distanza.

Va sottolineato che la misura si concentra sul welfare aziendale unilaterale, che per sua stessa natura non prevede un accordo con i sindacati. Vista la particolare situazione – e tenendo conto anche dei pochi mesi di validità della nuova misura – sta ai provider supportare le aziende e guidarle al meglio verso un’efficace progettazione del welfare aziendale, andando quindi oltre il semplice compito dell’erogatore di servizi.