La ricerca dell’Osservatorio Digital Trasformation Academy

Le soluzioni di Business Intelligence e gli ERP sono tra le principali priorità delle imprese italiane: a confermarlo ancora una volta è una ricerca dell’Osservatorio Digital Trasformation Academy della School of Management del Politecnico di Milano.

La fotografia delle aziende del nostro Paese che viene presentata dallo studio dimostra una buona propensione verso l’innovazione e la digitalizzazione, seppur con alcune lacune che danno alla visione complessiva dei toni chiaro-scuri.

Se infatti si prevede che nel 2017 il budget dell’ICT continui ad aumentare con un tasso di crescita in linea con quello di quest’anno, tra lo 0,5% e lo 0,6%, questi dati incoraggianti cozzano con alcune altre rilevazioni: l’Osservatorio ha per esempio sottolineato che il 45% delle imprese italiane non ha ancora messo in campo nessuna iniziativa di Open Innovation.

Erp e soluzioni di Business Intelligence sono gli investimenti prioritari

Per ricavare uno scenario il più possibile fedele della realtà imprenditoriale italiana, per la ricerca condotta dall’Osservatorio sono stati intervistati 205 tra Chief Information Officer e Chief Innovation Officer, provenienti sia da aziende italiane private che dalla Pubblica Amministrazione. Il quadro dell’evoluzione nella gestione dell’evoluzione digitale presentato, dunque, si può dire completo e fedele.

Gli investimenti più frequenti delle imprese in ambito ICT sono concentrati in primo luogo sui sistemi ERP, i quali guadagnano il 46 % delle preferenze del panel. Seguono al secondo posto gli investimenti in soluzioni di Business Intelligence, Big Data e Analytics, indicati come prioritari dal 39% delle aziende, esattamente quanto la Digitalizzazione e la dematerializzazione.

Rimangono invece indietro, pur sempre con un discreto impiego di risorse, lo sviluppo e il rinnovamento dei sistemi di CRM (27%) e le soluzioni di eCommerce (22%). Si dimostrano in forte crescita, invece, gli investimenti nello Smart Manufacturing e nell’Internet of Things, i quali unitamente raccolgono il 17% delle preferenze, a dimostrare l’entusiasmo crescente nei confronti delle opportunità offerte dall’Industria 4.0.

Il budget per il digitale non va solo alla Direzione ICT

Gli investimenti delle imprese nella digitalizzazione, però, non sono confinati alle sole Direzioni ICT: il 39% delle aziende afferma infatti di aver dislocato un secondo budget per il digitale anche in altre Direzioni.

Solamente nell’8% dei casi, però, questo risulta comparabile o superiore a quello della Direzione ICT. Come ha spiegato Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Digital Trasformation Academy, «le previsioni del budget ICT delle imprese italiane mostrano un quadro più ottimistico di quello degli anni precedenti», aggiungendo però che «a questo accresciuto ruolo dell’innovazione digitale si associa la creazione di unità organizzative dedicate, processo che incontra però sfide culturali interne alle imprese, legate alla rigidità dei processi e chiusura in silos dei ruoli e delle competenze».

Le fonti di innovazione: dai vendor alle startup

È molto interessante vedere a chi si rivolgono le imprese italiane per soddisfare la propria fame di innovazione e di Business Intelligence: se è infatti vero che solo il 55% delle realtà aziendali ha realizzato almeno un’azione di Open Innovation, è anche notevole il fatto che il 18% abbia sviluppato progetti di startup intelligence.

In ogni caso, le principali fonti di innovazione nell’ultimo triennio sono state per lo più quelle tradizionali, come i vendor e soucer di tecnologie (nel 40% dei casi), le linee di Business (38%), i clienti esterni (29%) e le società di consulenza (26%). Secondo l’Osservatorio, nell’immediato futuro queste fonti inizieranno però a perdere terreno, per azione di soggetti fino ad oggi marginali, come le unità interne di ricerca, le università, i clienti e soprattutto le startup.

Per adesso, invece, solamente il 30% delle imprese ha avviato delle collaborazioni con delle startup, arrivando però a risultati alterni: da una parte si è riscontrata come conseguenza immediata una benefica apertura culturale all’interno dell’azienda, mentre dall’altra ci si è imbattuti in startup ancora troppo immature (34%) o con uno scarso orientamento al B2B (22%).