Il 4 giugno, con l’approvazione in Senato, è stato convertito in legge il decreto Liquidità, che ha introdotto un’importante serie di aiuti per le imprese.

Tante le novità: la misura è andata a potenziare il Fondo di garanzie per le Piccole e Medie Imprese, apportando ulteriori 7 miliardi di euro, che sono andati a sommarsi a quanto già messo a disposizione attraverso il decreto Cura Italia.

Altra modifica importante introdotta dal decreto Liquidità è la possibilità di accedere ai fondi attraverso la sola presentazione di un’autocertificazione, in luogo della classica istruttoria da parte della banca. In questa dichiarazione il titolare dell’impresa è chiamato a indicare che l’attività aziendale è stata limitata o interrotta dall’emergenza, che il finanziamento richiesto è finalizzato a sostenere costi relativi al personale o a investimenti necessari e via dicendo.

Ogni istituto di credito è chiamato a effettuare la valutazione del merito creditizio, pur in presenza della garanzia dello Stato. Ma per quale motivo, durante una crisi, le banche procedono con la valutazione del merito? Perché, di fronte a un decreto che ha il chiaro obiettivo di rendere più veloci e snelle le operazioni per l’erogazione dei finanziamenti, si perpetua questa pratica?

La valutazione del merito creditizio

Partiamo dalla definizione di merito creditizio: si tratta di fatto di un indice che riassume l’affidabilità di un soggetto dal punto di vista finanziario ed economico. In parole ancora più semplici, il merito creditizio rappresenta la capacità del debitore di rimborsare l’istituto di credito.

In realtà, pur anche in un periodo di crisi, la necessità di valutare questo dato non deve stupire. Anzi, è forse in un momento di crisi come questo che gli istituti di credito sono chiamati a salvaguardare non solo sé stessi, ma l’interno sistema bancario. A fronte di controlli troppo ridotti, infatti, ci si potrebbe trovare a breve con una nuova crisi derivante dal mancato rimborso dei prestiti, che si tradurrebbe inevitabilmente in una negazione della liquidità alla clientela, anche a quella di per sé virtuosa.

La valutazione dell’istituto di credito è un bene anche per tutte quelle aziende che, non avendo valutato in modo razionale e lucido la propria situazione finanziaria presente e futura, richiedono un prestito che non saranno in grado di restituire, esponendosi così al rischio di pegni. Valutare il merito creditizio delle imprese che richiedono dei finanziamenti, quindi, è vantaggioso per le banche come per le imprese stesse e lo è dunque per il pubblico dei risparmiatori, nonché infine per lo Stato, che in questo caso va a limitare la distribuzione di rischiosi finanziamenti “a pioggia”.

Monitorare e migliorare la finanza aziendale

Anche in questo caso viene quindi dimostrata l’importanza di monitorare costantemente i parametri i patrimoniali, finanziari ed economici dell’impresa, non solo per individuare in modo tempestivo eventuali segnali di crisi, ma anche per migliorare la finanza aziendale, nonché le proprie performance di fronte alle valutazioni delle banche per ottenere crediti e finanziamenti.

A questo scopo non poche sono le soluzioni per il check up d’impresa che consentono di controllare in modo semplice, rapido e continuo la situazione dell’azienda ottimizzando la situazione finanziaria nel suo complesso e permettendo quindi di presentare alla banca una richiesta di prestito solo quando si è certi di poterla ottenere.