Come è noto, a partire dal marzo del 2019 ogni impresa è chiamata obbligatoriamente a dotarsi di un sistema di allerta. Si tratta di una novità che è stata largamente trattata sui quotidiani come sugli organi di informazione istituzionali, eppure permangono ancora molti imprenditori e amministratori che non hanno colto il significato reale della legge 155/2017, chiamata Legge sulla crisi d’impresa.

Non si tratta, infatti, di una normativa che interessa unicamente le aziende già in crisi o che hanno attualmente a che fare con delle insolvenze o con dei segnali o indicatori di crisi d’impresa. Al contrario, si tratta di una legge che riguarda tutti i soggetti economici, i quali a partire da marzo 2019 sono chiamati ad adottare degli assetti idonei a rilevare tempestivamente segnali di deterioramento, creando un sistema di difesa continuativa dal pericolo della crisi d’impresa.

Crisi d’impresa e responsabilità degli amministratori

Va sottolineato che l’introduzione del nuovo Codice della crisi d’impresa coinvolge in modo specifico, insieme alle imprese, gli amministratori stessi. Questo significa che tutte le società di capitali, tutte le società di persone e tutte le ditte individuali, senza distinzione di forma giuridica, di fatturato, di patrimonio e di numero di dipendenti, sono chiamate ad adottare un assetto organizzativo idoneo a monitorare l’insorgenza di sintomi di una potenziale situazione di crisi aziendale.

I responsabili di questo processo, così come chiarito dall’articolo 2086 del Codice Civile, sono gli amministratori delle imprese, che al fine di non rispondere con il patrimonio personale per i danni arrecati a terzi dall’impresa, devono dimostrare in prima persona di aver effettivamente implementato e usato regolarmente (come minimo ogni tre mesi) l’obbligatorio sistema di allerta, in modo da tenere perfettamente sotto controllo la salute dell’organizzazione. L’amministratore, dunque, ha l’obbligo di poter produrre, laddove richiesti, dei report con data certa che dimostrino al di là di ogni dubbio l’avvenuto monitoraggio.

Cerchiamo di capire cosa potrebbe accadere all’impresa insolvente. Nel momento in cui questa fosse citata in tribunale da un cliente, da un fornitore o da un dipendente, e se l’impresa non fosse in grado di dimostrare l’espletamento dell’obbligo a partire da marzo 2019, scatterebbe in automatico la responsabilità solidale e illimitata per gli amministratori, chiamati quindi a rispondere personalmente ed in via illimitata per i debiti dell’azienda.

Crisi d’impresa, la proroga

Bisogna sottolineare che con la pubblicazione della Legge 5 giugno 2020, n. 40 è stata inserita anche la proroga della legge della crisi d’impresa, o meglio, la posticipazione dell’entrata in vigore di una parte del nuovo Codice della crisi d’impresa.

Nello specifico, all’articolo 5, rubricato “Differimento dell’entrata in vigore del Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza di cui al decreto legislativo 12 gennaio 2019, n. 14“, si stabilisce il differimento dell’entrata del codice dal 15 agosto 2020 al 1° settembre 2021, eccezion fatta per le disposizioni normative entrate in vigore già al 16 marzo 2019.

Per le imprese è fondamentale sapere che, a partire dal settembre 2021, alcuni soggetti qualificati (tra i quali troviamo le banche, gli organi di controllo e i revisori) saranno a loro volta obbligati a segnalare all’Ufficio Crisi d’Impresa eventuali soggetti con indicatori di crisi fuori soglia (anche in questo caso scatta per gli amministratori l’obbligo di fornire i report a partire da marzo 2019).

Il software giusto per mettere in regola l’azienda

Come si capisce, dunque, non è per nulla consigliabile fare a meno di un sistema di allerta interna aziendale. Per permettere agli imprenditori e agli amministratori di lavorare in sicurezza e in serenità, Zucchetti ha messo a punto il software per la crisi d’impresa Digital CFO, attraverso il quale monitorare lo stato della propria azienda: grazie a questo software sono sufficienti 15 minuti ogni trimestre per produrre i report per adempiere l’obbligo di monitoraggio, tutelando l’impresa come anche il patrimonio degli amministratori.

Digital CFO è un’applicazione in cloud, dall’utilizzo estremamente semplice: si tratta di un assistente virtuale che, senza richiedere nessun inserimento manuale di dati, permette di attenuare i rischi finanziari, di mantenere intatta la credibilità dell’azienda e di essere sempre in regola con il nuovo Codice della crisi d’impresa.

La soluzione per convivere con l’era dell’informazione

DigitalCFO va ben oltre il tema della crisi d’impresa, infatti è l’unico software che consente di monitorare e veicolare nel modo giusto tutte le informazioni che parlano dell’impresa ai soggetti esterni quali banche, stato, clienti e fornitori. Con DigitalCFO l’azienda potrà controllare le dinamiche del rating bancario, la possibilità di ottenere garanzie di stato sui prestiti aziendali, e fare in modo che le banche dati d’informazione commerciale la presentino sempre al meglio.

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