Fare comunicazione digitale oggi significa muoversi tra regole stringenti, responsabilità e opportunità. Un mail marketing improvvisato può costare caro, ma un’e-mail conforme e trasparente può diventare il miglior biglietto da visita per il proprio brand. 

GDPR e marketing: quali sono le regole da rispettare 

Il Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR) consente il trattamento dei dati personali per finalità di marketing, ma a condizioni precise: serve una base giuridica solida (di norma il consenso espresso) e un’informativa trasparente che spieghi finalità, modalità e tempi di conservazione, oltre a indicare chiaramente il Titolare del trattamento.  

L’articolo 6 del GDPR è chiaro: senza consenso, niente e-mail promozionali. Eccezioni? Solo se esiste un legittimo interesse specificamente valutato — ad esempio nel caso del “soft spam” — e sempre nel rispetto dei diritti dell’interessato. 

La regola d’oro è la stessa che vale per ogni trattamento: liceità, trasparenza, minimizzazione e accountability. Trattare solo i dati necessari, in modo proporzionato, e poter dimostrare in ogni momento che le scelte adottate sono corrette. 

Si possono acquistare e utilizzare dei database per l’email marketing? 

Uno degli errori più frequenti è quello di acquistare o noleggiare liste di contatti da fornitori terzi, convinti che “tanto lo fanno tutti”. In realtà, il GDPR è chiarissimo: un database è utilizzabile solo se ogni contatto ha fornito un consenso espresso per quella specifica finalità che, in questi casi, è la condivisione di dati personali con Terzi per finalità di mail marketing

Questo significa che non è possibile utilizzare indirizzi provenienti da fonti pubbliche, elenchi online, fiere o social network se non si è in grado di dimostrare la provenienza lecita del dato. Il principio di responsabilizzazione (“accountability”) impone di conservare evidenze documentali dei consensi raccolti e delle informative fornite. 

Come gestire consensi e revoche restando conformi al GDPR 

Il consenso al marketing deve essere espresso, documentato, specifico e liberamente prestato. Il modello più conforme è il double opt-in: dopo l’iscrizione tramite form, l’utente riceve un’e-mail di conferma per convalidare la propria volontà. 

Ogni consenso deve essere tracciato — con data, ora, indirizzo IP e testo dell’informativa — e conservato in apposito registro. Allo stesso modo, la revoca deve essere semplice, immediata e gratuita: un clic sul link “disiscriviti” non è una cortesia, ma un obbligo di legge

Attenzione anche ai tempi di conservazione: il consenso per l’invio di comunicazioni promozionali resta valido fino a revoca dell’interessato.  

Diverso è il caso della profilazione a fini di marketing, per la quale il Garante ha indicato un periodo massimo di 12 mesi, salvo comprovate esigenze operative o aggiornamento del consenso.  

Il titolare deve comunque verificare periodicamente l’attualità dei consensi e garantire in ogni momento la possibilità di opt-out immediato e gratuito. Inoltre, se il titolare non effettua alcun invio per un periodo prolungato — in genere superiore a 24 mesi — il consenso può considerarsi non più attuale e sarà necessario procedere al suo rinnovo o alla cancellazione del contatto

Informativa, opt-in e soft spam: le basi per un email marketing conforme alla legge 

Per ogni attività di e-mail marketing serve un’informativa completa, accessibile e scritta in linguaggio chiaro. Deve specificare chi tratta i dati, per quali finalità, per quanto tempo e con quali diritti per l’interessato (accesso, rettifica, opposizione, cancellazione, portabilità). 

Opt-in e profilazione: L’invio di newsletter o comunicazioni promozionali richiede sempre un opt-in attivo, distinto da altri consensi. Se viene effettuata profilazione — analisi delle preferenze o abitudini per inviare messaggi mirati — serve un consenso ulteriore, esplicito, e, molto probabilmente, una valutazione d’impatto (DPIA). 

Soft spam: Il cosiddetto “soft spam” è l’unica eccezione in cui non serve un consenso preventivo. Si applica però a condizioni molto stringenti: 

  • il destinatario deve essere un cliente già acquisito
  • le comunicazioni devono riguardare prodotti o servizi analoghi a quelli già acquistati; 
  • deve essere offerta in ogni messaggio la possibilità di opposizione immediata e gratuita (opt-out); 
  • il trattamento deve fondarsi su un legittimo interesse documentato. 

E, molto importante e spesso dimenticato: è necessario riconoscere al cliente la possibilità di opt-out preventivo, ovvero di opporsi inizialmente alla ricezione di mail marketing.  

Fuori da questi limiti, anche il soft spam diventa spam. 

Email Marketing B2B: come gestire in modo legale le campagne 

Nel contesto business-to-business, l’invio di comunicazioni promozionali richiede la stessa attenzione prevista per i dati dei consumatori.  

Anche se l’interlocutore è un’azienda, le caselle nominative (es. Nome.cognome @azienda.it) contengono dati personali e devono essere trattate con le stesse garanzie previste dal GDPR

Le campagne B2B devono quindi fondarsi su basi giuridiche chiare, informative dedicate e, quando necessario, sul consenso espresso dei destinatari. È buona prassi limitare gli invii a contatti che abbiano mostrato un interesse professionale verso il brand, ad esempio tramite eventi, webinar o iscrizioni a canali aziendali. 

In questo modo si compensa l’assenza di “cold email” generalizzate, sostituendole con strategie relazionali e mirate che rispettano il principio di minimizzazione e aumentano l’efficacia del messaggio. 

Buone pratiche per un email marketing etico e sicuro 

Essere conformi non significa rinunciare all’efficacia. Significa costruire relazioni di fiducia. 
Ecco alcune buone pratiche per un e-mail marketing a norma (e di successo): 

  • Predisporre informative trasparenti e facili da leggere. 
  • Raccogliere consensi con double opt-in e mantenerne traccia. 
  • Verificare che le piattaforme utilizzate siano GDPR compliant
  • Gestire con rigore le richieste di revoca e opposizione
  • Aggiornare regolarmente le liste di contatti, eliminando indirizzi inattivi o non conformi. 
  • Conservare i dati solo per il tempo necessario
  • Formare il personale marketing su privacy, sicurezza e phishing. 
  • Evitare l’invio di allegati inutili e indicare sempre il link di disiscrizione e la privacy policy

In sintesi: la trasparenza paga, lo spam no. 

Un’ulteriore buona pratica riguarda la gestione dell’analisi delle performance. È legittimo monitorare tassi di apertura e di click, ma questi dati devono essere utilizzati in forma aggregata e anonima, evitando qualsiasi profilazione occulta. Allo stesso modo, l’integrazione con i CRM aziendali deve rispettare il principio di minimizzazione e prevedere un controllo rigoroso degli accessi ai dati. 

Un marketing davvero etico è quello che dimostra di conoscere i propri utenti senza invadere la loro sfera privata. 

Quali sono le sanzioni e i rischi per chi viola il GDPR nell’email marketing  

Il trattamento illecito dei dati personali per finalità di marketing può comportare: 

  • sanzioni fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato annuo mondiale (art. 83 GDPR); 
  • obbligo di cancellare le liste di contatti illegittime; 
  • azioni risarcitorie da parte degli interessati; 
  • sospensione dei servizi da parte delle piattaforme di invio. 

Ma, in certi casi, la sanzione più grave resta quella reputazionale: perdere la fiducia dei propri clienti. Una volta compromessa, è difficile riconquistarla. 

Perché un email marketing conforme al GDPR è più efficace 

Il rispetto della privacy non è un freno al business, ma una condizione per farlo crescere in modo sostenibile. Un’azienda che comunica in modo trasparente e rispetta la libertà di scelta dei propri utenti costruisce valore nel tempo, non solo consenso legale ma anche fiducia autentica. 

L’email marketing conforme al GDPR è quello che unisce efficacia commerciale e responsabilità. Ogni messaggio deve essere l’occasione per consolidare un rapporto, non per invadere uno spazio. Investire nella compliance significa quindi investire nella reputazione, nella credibilità e nella longevità del proprio brand. 

In definitiva, la vera sfida non è inviare più e-mail, ma far sì che chi le riceve voglia davvero aprirle. Perché la fiducia, nel marketing come nella privacy, è l’unico tasso di apertura che conta davvero. 

Email marketing: cosa fare e cosa evitare (in sintesi) 

Cosa fare: 

  • Raccogliere e conservare prove dei consensi ottenuti. 
  • Predisporre informative chiare e aggiornate. 
  • Applicare il double opt-in per garantire la validità dell’iscrizione. 
  • Offrire sempre il link di disiscrizione e assicurare la gestione tempestiva delle revoche. 
  • Verificare che tutti i fornitori e le piattaforme siano conformi al GDPR. 
  • Monitorare e aggiornare regolarmente le policy interne e le liste di contatti. 
  • Documentare le scelte e mantenere un approccio trasparente. 

Cosa evitare: 

  • Utilizzare database acquistati o provenienti da fonti non verificate. 
  • Inviare comunicazioni promozionali senza base giuridica (consenso o legittimo interesse). 
  • Conservare dati oltre i tempi previsti o ignorare le revoche. 
  • Effettuare profilazioni senza consenso espresso ad hoc. 
  • Mascherare l’identità del mittente o omettere la privacy policy. 
  • Considerare la privacy come un mero adempimento formale: è parte integrante della reputazione aziendale. 

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