Nel campo della prevenzione crisi d’impresa c’è un prima e un dopo. Ci riferiamo, ovviamente, al nuovo decreto legislativo in attuazione della L. 155/2017, il famoso “Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza”, approvato il 10 gennaio 2019.

Le novità introdotte sono tante, a sostituire su larga scala quanto contenuto nel precedente R.D. 267/1942 in materia di fallimento e nella L. 3/2012 per quanto riguarda la composizione della crisi. Di certo tra i punti fondamentali di questa riforma c’è l’introduzione degli indicatori della crisi d’impresa, i quali però, va sottolineato, restano per ora un concetto piuttosto astratto: vediamo più da vicino di cosa si tratta.

Il codice della crisi di impresa e i famosi indicatori

Gli indicatori della crisi d’impresa introdotti dalla riforma sono degli strumenti volti ad aiutare l’imprenditore, il quale, grazie ad essi, potrà capire con (largo) anticipo se l’azienda sta volgendo verso una possibile crisi. Il vantaggio è palese: grazie agli indicatori della crisi d’impresa, la guida manageriale potrà monitorare con sicurezza la situazione.

Il problema, piuttosto, sta nel fatto che la legge non specifica nel dettaglio quali potranno essere questi segnalatori della crisi, la cui definizione viene lasciata all’ordine dei commercialisti. E non è tutto qui: come sottolineato dalla stessa Banca d’Italia, «l’individuazione delle soglie di allarme, […] non è esercizio semplice».

Servono, dunque, strumenti moderni di allerta per le crisi aziendali: il binomio d’altri tempi, commercialista e foglio Excel, non può funzionare a dovere nella nuova era digitale delle imprese.

Prevenzione crisi d’impresa: la necessità di utilizzare software predittivi

L’obiettivo della riforma della crisi di impresa è chiaro: permettere alle aziende di avvistare in tempo il baratro e prevenire, dunque, l’eventuale crisi, muovendosi di conseguenza in base ai segnali raccolti. Come anticipato, la legge non indica in modo chiaro la natura degli indicatori della crisi d’impresa, ma di certo questi devono essere non semplicemente “descrittivi”, quanto invece “predittivi”.

In caso contrario, questi strumenti non potranno essere efficaci per soddisfare le nuove disposizioni di legge. Sembra però chiaro che la soluzione sia costituita da appositi software predittivi, i quali danno alle aziende e/o ai loro consulenti la possibilità concreta di fare delle previsioni precise. E non è tutto qui: gli stessi software predittivi integrati nella gestione finanziaria dell’azienda possono essere settati per segnalare automaticamente, con largo anticipo, la presenza degli indicatori di crisi.

Da questo punto di vista si può capire, almeno in parte, perché il Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza non contenga in nuce la definizione precisa degli indicatori della crisi. Ogni azienda e ogni settore, in base alla propria natura e al proprio metodo di gestione finanziaria, può infatti avere l’esigenza di settare indicatori di crisi d’impresa differenziati. Ecco dunque un possibile motivo che spiega il perché di una legge tutt’altro che specifica e rigida nella definizione dei criteri.

L’importanza di poter contare su un software per il monitoraggio che permetta all’amministrativo o allo stesso CFO di avere una visione lucida dell’andamento e quindi di scongiurare un’eventuale crisi risulta dunque doppiamente importante. Il nuovo Codice della crisi d’impresa, in definitiva, si rivela per essere – anche – un’opportunità da non perdere per le aziende italiane.


 

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