Quello appena trascorso, il 2016, non sarà di certo annoverato come un buon anno per la sicurezza sul lavoro. Dopo anni segnati da un andamento positivo, con una progressiva diminuzione degli infortuni, questo trend si è bloccato di colpo: se nel 2015 le denunce di infortuni erano state complessivamente 582.000, nel 2016 questa cifra è stata sorpassata di ben 5.200 unità.

Sicurezza sul lavoro non significa solo infortuni

Crescono anche le malattie professionali, con un aumento del 2,9%, con un particolare rialzo negli ultimi anni delle patologie dell’apparato muscolo-scheletrico. Fortunatamente, però, almeno un dato – il più importante – resta in calo: le morti bianche sono infatti diminuite ancora. Nel 2016 ne sono infatti state registrate 935, ovvero 145 in meno dell’anno precedente. Ma a cosa è dovuto l’importante aumento di infortuni? Di certo si potrebbe pensare che la tanto agognata fine della crisi economica, correlata ad un aumento dell’occupazione e quindi della produzione, sia di per sé un fattore importante per l’aumento dell’esposizione al rischio. Questa però non è non deve essere una scusante: i datori di lavoro devono infatti fare tutto il possibile per garantire un ambiente lavorativo sicuro, sfruttando nel migliore dei modi tutte le più avanzate tecnologie volte alla tutela dei dipendenti, come per esempio i software per la gestione della sicurezza sul lavoro. E non è solamente una questione di buon senso: nella triste eventualità di incidenti sul luogo di lavoro, infatti, i responsabili dell’azienda rischiano pesanti condanne penali, per lesione e per omicidio colposo (così come specificato nell’articolo 2087 del Codice Civile).

Cosa prevede il Codice Penale in caso di lesioni e omicidio colposo

Con la sicurezza sul lavoro non si scherza: un’azienda che si rifiuta o si dimentica di porre in atto tutte le misure finalizzate a proteggere i propri collaboratori, va incontro ad una potenziale denuncia penale. Nessuno può torcere un capello ad un datore di lavoro che ha predisposto le apposite mascherine, le adeguate paratie, le necessarie uscite d’emergenza e il corretto software per la gestione della sicurezza sul lavoro. Diversamente, però, se il luogo di lavoro non risultasse correttamente protetto e, in tale situazione, si verificasse un grave incidente, a disciplinare il tutto ci penserebbero gli articoli 589 e 590 del Codice Penale. L’articolo 590, nello specifico, si focalizza sulle lesioni personali gravi e colpose, ed elenca tutti gli obblighi del titolare riguardanti gli infortuni e le malattie professionali. Va infatti precisato che per un infortunio sul luogo di lavoro, il titolare dell’azienda rischia una pena da 6 mesi a 5 anni. Come invece viene specificato nell’articolo 589, la pena in caso di omicidio colposo sul luogo di lavoro è costituita da un periodo di reclusione variabile dai 2 ai 7 anni.

Le sottovalutate malattie professionali

Non va riconosciuta minore importanza alle malattie professionali: del 2016 le denunce di questo tipi sono state circa 56.000. Si definiscono come tali tutte le patologie per le quali il tipo di lavoro svolto viene riconosciuto come prima causa determinante del malessere. Ovviamente esiste un apposito elenco delle malattie professionali, correlate alle singole occupazioni che possono determinarle. Ma per quanto esaustive, queste tabelle non sono – e probabilmente non potranno mai essere – del tutto esaurienti. Non infatti è raro che una malattia causata direttamente da una specifica occupazione non sia presente nelle liste, e in questo casi, dal 1988, la Corte Costituzionale permette al lavoratore di dimostrare l’origine lavorativa della propria patologia. Laddove venga riscontrato un nesso causale concreto, l’istanza di malattia professionale e la relativa rendita vengono accolte. Non sarà mai sottolineato a sufficienza che sono proprio le malattie professionali la causa principale delle morti legate al mondo del lavoro: a livello globale, infatti, circa l’80% delle oltre 2 milioni di morti relative all’attività lavorative sono causate direttamente da malattie professionali; solamente il 20%, invece, sono conseguenza diretta di incidenti. Anche nel caso delle patologie professionali, dunque, il datore di lavoro è tenuto ad aggiornare di continuo il proprio apparato per la sicurezza aziendale, facendosi aiutare da un apposito software per la gestione della sicurezza sul lavoro: alla base di un luogo di lavoro sicuro, infatti, non ci può essere che una corretta organizzazione e pianificazione.