La trasformazione digitale non riguarda solo i programmi. Prima di interessare i software e le applicazioni, infatti, la Digital Transformation coinvolge le persone. Sembra strano, ma è proprio così: l’evoluzione tecnologica non può essere tale senza una parallela e persino precedente evoluzione dal punto di vista organizzativo, con una progressiva ridefinizione dei processi, ma soprattutto delle competenze, delle figure e dei ruoli.

Non a caso, stando ad uno studio condotto dalla scuola dell’innovazione di Talent Garden e da BearingPoint Italy su più di 600 aziende italiane, per il 61% degli intervistati sarà l’HR manager a dover assumere il ruolo di change leader nei prossimi anni. Il motivo è semplice: senza efficaci strategie di talent management, e quindi senza un talent manager capace di attirare, sviluppare e trattenere i migliori professionisti in azienda, puntare in alto diventa impossibile.

Il talent management in Italia

Cos’è il talent management? Se si volesse dare una definizione si dovrebbe parlare di quell’attività aziendale mirata all’acquisizione, allo sviluppo, alla motivazione e alla preservazione dei migliori professionisti all’interno di un’impresa. Sono questi i compiti chiave del talent manager, una figura simile a quella dell’HR manager, ma allo stesso tempo differente e autonoma.

Laddove il responsabile delle risorse umane si limita a domandarsi se un determinato candidato è adatto per uno specifico ruolo, chi si occupa di talent management cambia il punto di vista, chiedendosi non solo se il candidato è idoneo per quella posizione, ma anche se può portare un reale valore all’intera azienda, in base alle sue concrete prospettive di carriera.

Il talent management, insomma, è una versione olistica della gestione e selezione delle risorse umane, una prospettiva che nel nostro Paese sta prendendo piede, anche se talvolta troppo lentamente: il processo di talent management per trattenere i talenti in azienda, infatti, per molte realtà è ancora un’attività sconosciuta, o quasi.

Come se non bastasse, lo studio di Talent Garden e di BearingPoint Italy afferma anche che, secondo il 54% degli intervistati, la propria azienda non possiede una vera strategia di People Digital Transformation.

Il talent management incontra la tecnologia

Non è facile identificare i punti forti dei candidati e dei lavoratori. Ancora più difficile è metterli in relazione e svilupparli al meglio, per il bene del lavoratore stesso e, ovviamente, dell’azienda. Il problema iniziale che ostacola i talent manager è inesorabilmente uno, ovvero la difficoltà nel valutare in modo oggettivo e misurabile il talento.

Da questo punto di vista, però, la tecnologia sta venendo in soccorso del reparto risorse umane: il caso più interessante è quello del gigante della tecnologia e dei servizi General Electric, che sta studiando un sistema per gestire al meglio i suoi oltre 300mila dipendenti. Negli ultimi anni il colosso statunitense ha attirato migliaia di nativi digitali, notoriamente avversi ai tipici processi burocratici delle grandi aziende, nonché proiettati verso velocissime ascensioni di carriera.

Da qui la necessità di rendere più efficace, più preciso e meno invasivo il lavoro di HR e talent manager, con lo sviluppo di applicazioni di analytics in grado di identificare i tratti salienti dei singoli lavoratori e accoppiarli a percorsi di formazione mirati. L’obiettivo è duplice: da una parte si punta ad aumentare le capacità dei dipendenti e, dall’altra parte, a trattenerli in azienda, grazie ad uno speciale algoritmo capace di prevedere i momenti in cui i singoli lavoratori sono maggiormente portati a considerare delle offerte esterne.

Quello della GE, del resto, è solamente il caso più eclatante. Il desiderio di un’evoluzione della gestione delle risorse umane è infatti generalizzato: il 59% degli intervistati dell’indagine sopracitata esprime infatti la necessità di mettere al centro della trasformazione digitale proprio l’HR manager, coadiuvato dalle più complete piattaforme di servizi di talent management.