Da più di un anno non facciamo altro che sentir parlare di smart working, ma quali sono stati, realmente, i risultati dell’implementazione forzata di questa modalità di lavoro da parte delle aziende? Possiamo vederlo a partire dai dati raccolti dall’Osservatorio Zucchetti HR, che ha dedicato parte della propria indagine proprio al tema dello smart working.

I dati dell’Osservatorio sullo smart working

Tra luglio e settembre 2020 l’Osservatorio Zucchetti HR ha condotto un’indagine su 710 aziende in Italia, selezionate appositamente per ottenere un campione rappresentativo della struttura imprenditoriale italiana.

L’indagine ha riguardato temi come la comunicazione, l’amministrazione, la pianificazione, la sicurezza e la salute, nonché lo smart working. Tra le tante cose si scopre così che nel 2020 rispettivamente l’83% delle aziende medio-grandi e il 61% delle piccole imprese hanno fatto i conti con lo smart working, con un cambiamento che ha comportato sia aspetti positivi che negativi.

Per rendere più efficace il lavoro da remoto, le grandi aziende hanno introdotto strumenti di collaboration nel 68% dei casi; nel caso delle medie e delle piccole aziende si hanno invece percentuali minori, pari rispettivamente al 53% e al 42%. È interessante anche notare che un’azienda su tre ha introdotto un sistema digitale di feedback tra colleghi, responsabili e collaboratori; dato che aumenta in modo sensibile nel caso delle grandi aziende, che vedono l’adozione di questi sistemi nel 42% dei casi.

Smart working 2021: oltre il lavoro da remoto

Negli ultimi mesi in Italia il termine “smart working” è stato tra i più utilizzati. Andrebbe però precisato il fatto che quello che è stato implementato dalla maggior parte delle aziende in via emergenziale non è stato esattamente smart working, ma piuttosto lavoro da remoto, o meglio, lavoro da casa. Da questo, e dai dati visti sopra, si intuisce che la sfida che aspetta tantissime imprese italiane è quella di passare nel 2021 allo smart working reale, attraverso l’adozione di un approccio strutturale all’Organizzazione Agile.

Si rendono necessari in tal senso il ripensamento dei processi, nonché lo sviluppo di nuove competenze, di nuovi stili di leadership, ma anche e soprattutto degli investimenti tecnologici che possano supportare le attività di lavoro agile. L’obiettivo deve essere infatti quello di creare un ecosistema digitale integrato, tale da permettere sia un alto livello di collaborazione e di engagement tra i dipendenti,  sia  un monitoraggio efficace dei processi.

Lo smart working del 2021 e degli anni a venire deve essere diverso da quello emergenziale introdotto durante la scorsa primavera: per affrontare questo passaggio, come si è visto, sono necessarie competenze, eventualmente acquisite anche attraverso consulenze per lo smart working aziendale qualificate e costruite ‘su misura’ secondo le esigenze di ciascuna azienda, nonché software specifici che permettano di implementare pienamente il lavoro agile. Solo così sarà infatti possibile approfittare di tutti i vantaggi che lo smart working può garantire alle imprese.