Introdurre un approccio di continuous feedback alla valutazione delle performance significa traslare da un appuntamento unico e rituale – spesso percepito come burocratico e come un “passaggio obbligato” – a una conversazione continua tra persone, manager e HR.  

Un’evoluzione che in realtà non è solo un “trend” del momento, ma è una leva strategica per prendere decisioni più informate, sapere come le persone vivono l’ambiente del lavoro, ma anche capire quali sono le aspirazioni e i cosiddetti “mal di pancia” in modo da accrescere le competenze e aumentare il benessere.  

Eppure, nonostante gli obiettivi di un feedback continuo siano chiari alla maggioranza delle aziende, sono ancora poche quelle che vanno oltre il classico appuntamento annuale delle performance review. 

Vediamo in questo articolo quali sono i vantaggi per le aziende, ma anche per tutte le persone dell’azienda, di ripensare tempi e qualità delle conversazioni di feedback. 

Perché la valutazione annuale delle performance non basta più 

Per anni la valutazione del personale è stata concentrata in un solo momento dell’anno. Un colloquio formale, qualche scheda da compilare, obiettivi fissati dodici mesi prima. Oggi questo modello mostra tutti i suoi limiti: cicli di business più brevi, team distribuiti e ruoli in evoluzione rendono rischioso aspettare un intero anno per dare un feedback strutturato. 

E questo comporta un rischio tra tutti: che il feedback arrivi in ritardo, quando ormai non è più così utile.  
Con una valutazione annuale, infatti, ci si concentra su ciò che è successo mesi prima, e lo si fa quando i progetti ormai sono chiusi e le decisioni già prese. Le persone però hanno bisogno di capire se stanno andando nella direzione giusta mentre le cose accadono, non a giochi fatti. 

Con il continuous feedback i momenti di confronto vengono distribuiti durante l’anno e agganciati ai cicli reali del lavoro: trimestri, sprint, chiusura di progetti. Agire in tal senso permette di correggere la rotta in corso d’opera e collegare subito il riscontro a comportamenti e risultati concreti. 

Dal feedback al feedforward 

C’è un altro effetto collaterale della sola valutazione annuale: il focus resta sul passato e sul giudizio. Si analizza cosa è andato bene o male, ma si dedica meno spazio a ciò che si può fare diversamente. 

Il continuous feedback ribalta la prospettiva. Il feedback torna a essere nutrimento e si trasforma in feedforward: non solo dire cosa non ha funzionato, ma ragionare insieme su prossimi passi, competenze da rafforzare e opportunità di crescita. 

Che cos’è il continuous feedback e come funziona 

Parlare di continuous feedback nella gestione HR non significa, allo stesso tempo, riempire l’agenda di colloqui formali.  

Si tratta piuttosto di creare un sistema di scambi regolari, leggeri ma strutturati, supportati da processi chiari e da strumenti digitali che li rendono sostenibili per HR, manager e persone. In un modello di continuous feedback possono convivere: 

  • check-in periodici one to one tra manager e collaboratori 
  • brevi review alla chiusura di progetti o iniziative 
  • feedback richiesti a colleghi e stakeholder interni 
  • touchpoint HR per monitorare engagement, clima e aspettative 

L’obiettivo non è moltiplicare gli adempimenti, ma dare una struttura alle conversazioni che già oggi avvengono in modo informale, creando tracce utili per decisioni future. 

Il ruolo di HR, manager e persone nel feedback continuo 

Per funzionare il continuous feedback richiede corresponsabilità da parte degli attori principali. Possiamo dire che l’HR definisce le linee guida, il calendario dei momenti chiave e gli strumenti semplici da utilizzare come possono essere software ad hoc. I manager diventano coach e aiutano le persone a leggere risultati e aree di sviluppo. Le persone, dal canto loro, non aspettano il colloquio annuale, ma chiedono riscontri immediati e portano esempi concreti 
In questo modo la valutazione diventa un processo continuo e partecipato, non un adempimento imposto dall’alto.  
Per fare tutto ciò può essere determinante l’utilizzo di software e strumenti digitali che permettano di raccogliere i feedback da parte delle persone ovunque queste si trovino, di avere delle risposte immediate e di creare e mantenere uno scambio chiaro e costante nel tempo. 

I vantaggi del continuous feedback per l’HR 

Per la direzione HR il passaggio al continuous feedback significa avere dati più aggiornati, più punti di vista e maggiore capacità di prevenire criticità. 

Raccogliere feedback più volte l’anno permette, infatti, di: 

  • leggere l’andamento delle performance nel tempo, non solo a fine anno 
  • collegare i riscontri a progetti specifici 
  • integrare la prospettiva di manager, colleghi e, quando serve, altri stakeholder 
     

È evidente come un tale patrimonio di informazioni renda più snelli e rafforzi allo stesso tempo processi come promozioni, piani di sviluppo, percorsi di carriera e politiche retributive. 

Inoltre, uno scambio continuo permette di intercettare molto prima le situazioni critiche che, se non analizzate sul momento, possono degenerare. Un sistema di continuous feedback aiuta a cogliere in anticipo: calo di motivazione, difficoltà relazionali o mismatch tra ruolo e aspettative. 

L’HR può intervenire con azioni mirate – formazione, coaching, job rotation, revisione degli obiettivi – prima che la situazione si traduca in un problema di performance o in dimissioni. 

I benefici del feedback continuo per manager e collaboratori 

Il continuous feedback non è solo un tema di processo HR: cambia il modo in cui le persone vivono la propria esperienza lavorativa e il rapporto con il proprio responsabile, ottenendo più chiarezza e senso di riconoscimento. 

Con check più frequenti, obiettivi e aspettative non restano congelati per dodici mesi. Manager e collaboratori possono riallineare le priorità quando il contesto cambia, definire micro-obiettivi realistici e chiarire con quali criteri verranno valutati risultati e comportamenti. 

Allo stesso tempo le persone si sentono più “viste”: i risultati non aspettano la valutazione annuale per essere riconosciuti, eventuali difficoltà vengono affrontate prima e c’è più spazio per parlare di carico di lavoro, equilibrio vita-lavoro e bisogni formativi. 

Quando il feedback non funziona: errori da evitare 

Non basta, però, aumentare i momenti di confronto perché il feedback sia efficace. Spesso il messaggio fallisce perché è troppo vagotroppo duro o troppo emotivo. Se resta indiretto, chi lo riceve non capisce cosa cambiare. Se è percepito come un attacco personale attiva solo difese e chiusura. 

Distribuire il feedback nel tempo aiuta a renderlo più specifico, ancorato ai fatti e gestibile anche sul piano emotivo. È più facile ricordare esempi concreti, spiegare l’impatto di un comportamento e discutere alternative possibili. 

Verso una cultura della conversazione continua 

Nel medio periodo il continuous feedback contribuisce a costruire una cultura in cui parlare di performance, errori e miglioramento diventa normale.  

Non si parla più solo di fare la valutazione, ma di allenarsi a dare e ricevere feedback in modo costruttivo. 

Per i manager significa imparare a chiedere un riscontro prima di offrirlo, partire da domande e non da giudizi, condividere osservazioni e fatti prima delle interpretazioni.  

Per le persone significa sentirsi coinvolte in una conversazione a doppio senso sul proprio percorso professionale e questo si traduce nell’essere “viste” e ascoltate, sempre e non quando si decide a tavolino. 

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