Molti imprenditori di microimprese e piccole e medie imprese (PMI) pensano che il whistleblowing — ossia il sistema interno per segnalare illeciti o irregolarità — sia un obbligo riservato solo alle grandi aziende. La realtà è diversa: con il D.lgs. 24/2023, anche le organizzazioni con pochi collaboratori possono trovarsi nella necessità di attivare un canale di segnalazione interno, pena sanzioni pesanti.
Secondo l’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), oltre il 60% delle segnalazioni raccolte nel 2023 proveniva da enti di piccole e medie dimensioni, a dimostrazione che il fenomeno riguarda tutte le realtà imprenditoriali, non solo le grandi strutture.
In questo articolo viene spiegato quando l’obbligo riguarda le microimprese e le PMI, come adeguarsi concretamente e perché conviene farlo anche in assenza di un obbligo diretto. Non solo per rispettare la legge, ma per proteggere la continuità e la reputazione aziendale.
Cos’è il whistleblowing e perché riguarda tutti
Il whistleblowing è una procedura che consente a dipendenti, collaboratori e fornitori di segnalare, in maniera riservata e protetta, comportamenti scorretti, violazioni di legge o condotte illecite all’interno di un’organizzazione.
La normativa italiana — che recepisce la Direttiva UE 2019/1937 — impone a molte imprese di dotarsi di un canale interno dedicato a tutela di chi segnala, garantendo anonimato e protezione da ritorsioni.
Per una piccola impresa, il whistleblowing non è solo un adempimento burocratico: significa difendere la propria reputazione, intercettare i rischi prima che diventino crisi e trasmettere un’immagine di trasparenza.
Quando scatta l’obbligo di whistleblowing per microimprese e PMI
Non basta contare i dipendenti per stabilire se un’impresa è soggetta all’obbligo di whistleblowing: vi sono casi specifici in cui anche aziende con meno di 50 persone devono adeguarsi.
Modello Organizzativo 231. Le imprese che hanno adottato un Modello 231 sono obbligate ad attivare un canale whistleblowing interno, indipendentemente dal numero di collaboratori. Questo perché il Modello 231, per essere efficace, deve prevedere anche strumenti pratici che consentano di raccogliere e gestire segnalazioni in modo sicuro e riservato.,
Settori sensibili. Le imprese che operano in settori come finanza, antiriciclaggio, trasporti, ambiente o sicurezza sul lavoro sono soggette all’obbligo anche sotto la soglia dei 50 dipendenti.
Appalti pubblici e contratti. Molte gare e bandi pubblici prevedono, tra i requisiti, l’attivazione di un sistema di whistleblowing conforme ai requisiti di riservatezza, sicurezza e tutela del segnalante previsti dal D.Lgs. 24/2023. In alcuni casi può essere richiesta una certificazione aggiuntiva (ad esempio UNI ISO 37002), ma non si tratta di un obbligo generale di legge.
Tabella sintetica degli obblighi

Esempi concreti di whistleblowing: cosa può accadere nelle imprese?
Per comprendere meglio, possiamo prendere come esempio tre scenari:
- Studio di consulenza (8 dipendenti): avendo adottato un Modello Organizzativo 231, è obbligato a predisporre un canale di segnalazione.
- Micro-azienda di logistica: operando in un settore soggetto a norme stringenti su ambiente e sicurezza, deve attivare un sistema di whistleblowing anche con meno di 20 dipendenti.
- Impresa di pulizie: partecipando a gare pubbliche, si trova spesso nella condizione di dover dimostrare la presenza di un sistema di whistleblowing conforme.
Questi esempi mostrano che il rischio di inadempienza è concreto anche per realtà di piccole dimensioni.
Perché attivare un sistema di whistleblowing anche se non è obbligatorio
Molte aziende si chiedono: “Se non c’è l’obbligo, perché attivare un sistema di whistleblowing?”
I motivi sono molteplici:
- Clima interno migliore: i collaboratori si sentono ascoltati e tutelati.
- Prevenzione dei rischi: le segnalazioni consentono di affrontare i problemi prima che degenerino.
- Immagine di trasparenza: clienti e partner apprezzano aziende serie, etiche e responsabili.
- Vantaggio competitivo: sempre più partner commerciali richiedono garanzie di compliance.
Secondo un rapporto della Commissione Europea del 2022, le imprese che hanno introdotto sistemi di whistleblowing hanno ridotto in media del 46% i rischi di contenziosi interni.
Come adeguare la tua microimpresa o PMI al whistleblowing
Non è necessario stravolgere l’organizzazione per adeguarsi al whistleblowing: bastano alcuni passaggi chiari.
- Scegliere un canale interno sicuro: preferire piattaforme digitali conformi al GDPR, che garantiscano anonimato e tracciabilità.
- Definire procedure interne: stabilire chi riceve le segnalazioni, come vengono gestite e in quali tempi.
- Formare i dipendenti: comunicare l’esistenza del canale, le garanzie offerte e l’importanza della collaborazione.
- Aggiornare la documentazione aziendale: integrare policy e regolamenti interni con le nuove procedure.
Grazie a soluzioni digitali dedicate, anche le microimprese possono gestire le segnalazioni in modo semplice, sicuro e conforme alle normative.
Il whistleblowing non è più una pratica riservata alle grandi aziende: anche microimprese e PMI devono considerarlo seriamente. Significa non solo rispettare la legge ed evitare multe, ma anche costruire fiducia, dimostrare responsabilità e rafforzare la reputazione aziendale.
Domande frequenti sul whistleblowing
Il whistleblowing è obbligatorio per chi ha meno di 10 dipendenti? Solo se l’azienda ha adottato un Modello 231, opera in settori sensibili o partecipa ad appalti pubblici.
Ci sono sanzioni per chi non si adegua? Sì: le multe possono arrivare fino a 50.000 euro, come stabilito dall’art. 21 del D.lgs. 24/2023.
Serve un software dedicato o basta una casella e-mail interna? La legge richiede sistemi che garantiscano riservatezza e protezione dei dati: una semplice e-mail non è sufficiente.
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