Non andare incontro a sanzioni salate, non allontanare il consumatore oggi sempre più attento e informato, non rischiare grossi danni all’immagine dell’azienda.

Per questi motivi le imprese alimentari, di qualsiasi tipo e di qualunque dimensione, sono tenute a garantire la tracciabilità alimentare, così da non mettere a rischio il proprio business. Per meglio comprendere quanto sia determinante per un’azienda dotarsi di un sistema di tracciabilità adeguato, è bene rivedere velocemente le normative relative.

Le norme relative alla tracciabilità dei prodotti alimentari

Non passa settimana senza che i quotidiani nazionali e locali diano notizia di sequestri, da parte delle autorità, di prodotti che non rispettano la procedura di rintracciabilità alimentare.

Durante i primi giorni di dicembre, per esempio, i Carabinieri Forestali di Castel di Sangro, in Abruzzo, hanno sequestrato un centinaio di bottiglie di salsa di pomodoro, 50 chilogrammi di castagne, centinaia di uova e tanti altri prodotti di ignota provenienza, sanzionando i venditori per un totale di 3.000 euro.

Negli stessi giorni a Montemarano, in Campania, sono stati sequestrati 50 chili di pesce e 45 chilogrammi di legumi privi di tracciabilità alimentare, con una sanzione di 8.000 euro a carico del gestore. Non si parla poi dell’operazione portata a termine dai Nas di Salerno, che ha portato al sequestro di ben 39 tonnellate di alimenti privi delle necessarie indicazioni di rintracciabilità.

Eppure le normative riguardanti la rintracciabilità alimentare non sono né nuove, né particolarmente complesse.

Il decreto legislativo 5 aprile 2006 n.190 stabilisce infatti quali sono le sanzioni per la mancata tracciabilità alimentare, e dunque per tutte le aziende che non applicano correttamente il regolamento europeo 178/2002. È stato proprio quest’ultimo, infatti, a stabilire l’obbligo – per qualsiasi azienda che tratti alimenti, dalla produzione primaria fino alla ristorazione – di applicare un sistema di rintracciabilità tale da garantire la piena sicurezza alimentare.

Nel momento in cui un’azienda rileva un alimento inadatto, è necessario procedere con il blocco del prodotto e con la segnalazione alle autorità competenti. Nel caso in cui il prodotto in questione non abbia raggiunto il consumatore finale, è possibile procedere con il ritiro; in caso contrario, sarà invece necessario effettuare il richiamo. Le sanzioni per chi non predispone un sistema di tracciabilità alimentare a norma di legge variano da 750 euro a 4.500 euro.

Come gestire la tracciabilità degli alimenti in azienda

Nel momento stesso in cui gli alimenti entrano all’interno di un locale è necessario che venga realizzata la scheda di rintracciabilità. Si deve dunque innanzitutto verificare la completezza dei documenti di trasporto, a partire dai lotti dei prodotti. È poi necessario assicurarsi di poter identificare ogni singola merce anche dopo lo stoccaggio, avendo quindi cura, per esempio, di riportare le informazioni presenti sull’imballaggio esterno direttamente sul prodotto stoccato.

Per tracciare in modo semplice, veloce e sicuro ogni prodotto alimentare gestito dall’azienda di produzione è possibile dotarsi di un apposito sistema, dotato di lettori di codici a barre, per automatizzare la raccolta dei dati: in questo modo le operazioni per la tracciabilità alimentare diventano rapide e senza errori. Tali sistemi, che sfruttano la tecnologia RFID, sono infatti direttamente integrati con il software di tracciabilità.


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