Benessere lavorativo e produttività vanno a braccetto, e per questo motivo sono sempre di più le imprese che decidono di favorire un migliore clima aziendale attraverso dei solidi piani di welfare.

Va però ribadito che il legame tra benessere e produttività può essere tale solo se le azioni poste in gioco partono da un ascolto attivo delle esigenze dei dipendenti: solo in questo modo, infatti si può arrivare a un reale aumento delle performance.

Benessere organizzativo e performance

Le più recenti indagini dimostrano che le aziende italiane stanno comprendendo sempre di più il legame tra benessere organizzativo e performance. Lo sottolinea anche il Welfare Index PMI 2019, il rapporto promosso da Generali Italia con la partecipazione di Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato e Confprofessioni, arrivato ormai alla sua quarta edizione.

Tanti i dati interessanti: quest’anno l’indagine ha coinvolto in tutto 4.561 imprese, delle quali 1.600 microimprese con meno di 10 dipendenti. E di certo, in un’indagine di questo tipo, l’apporto delle realtà più piccole è fondamentale: così facendo, infatti, è possibile evidenziare il gap esistente tra grandi e piccole imprese.

Queste ultime, come ha spiegato Enea Dallaglio nel presentare il Rapporto 2019, «faticano a raggiungere una struttura in grado di attuare con efficienza le iniziative di welfare» e hanno dunque «bisogno di allearsi con altre imprese per creare bacini di utenza sufficientemente larghi». Il binomio benessere e produttività vale quindi per tutte le realtà, ma deve essere declinato in modo diverso in base alle dimensioni delle diverse aziende.

Cresce la consapevolezza del ruolo del benessere dei dipendenti nell’aumento della produttività

Il Welfare Index PMI divide le iniziative di welfare delle imprese in 12 aree diverse: si parla infatti di polizze assicurative, di welfare allargato al territorio e alle comunità, di previdenza integrativa, di sicurezza e prevenzione, di sanità integrativa, di conciliazione vita-lavoro, di sostegno ai soggetti deboli, di formazione, di sostegno economico, di cultura e tempo libero, di sostegno all’istruzione di familiari e di servizi di assistenza.

L’indice ritiene ‘attive’ le imprese attive in almeno 4 aree diverse. Nel 2016, era considerato attivo il 25,5% delle imprese; nel Welfare Index PMI 2019, invece, è attivo il 45,9% delle imprese, a sottolineare un aumento degli sforzi per aumentare il benessere dei dipendenti. In parallelo stanno crescendo anche le imprese ‘molto attive’, le quali dunque hanno attivato iniziative in almeno sei aree: in questo caso si è passati dal 7,2%% nel 2016 al 19,6% nel 2019.

I risultati delle imprese molto attive nel welfare aziendale

Il rapporto tra benessere lavorativo e produttività risalta soprattutto a livello delle PMI ‘molto attive’. Qui – dove il 71,2% delle PMI coinvolge i lavoratori nel definire le politiche di welfare aziendale – il 73,1% rileva impatti positivi sulla soddisfazione dei lavoratori, i quali si rispecchiano nel 63,9% dei casi in un aumento della produttività.

Gran parte di queste aziende hanno deciso di strutturare i servizi mediante una piattaforma software per il welfare capace di automatizzare il processo di gestione dei flexible benefit sulla base delle preferenze espresse dai dipendenti.