L’orario diurno e fisso sta ormai diventano un lusso per pochi: in Italia più del 25% dei lavoratori fa una rotazione su turni, notte compresa. Lo sanno bene gli addetti alla sanità, che da sempre sono inquadrati in fasce di lavoro diurne e notturne, e che dallo scorso novembre hanno finalmente ricevuto una regolamentazione normativa dei propri orari.

A rivoluzionare i turni dei camici bianchi è stata una legge che ha recepito – con molto ritardo – una direttiva europea risalente al 2003. Il risultato, a prima vista soddisfacente per il settore sanitario, è stato quello di limitare al minimo le estenuanti maratone lavorative: adesso nessuno può lavorare più di 13 ore di fila, e tutti quanti hanno diritto ad uno stacco di almeno 11 ore tra un turno e l’altro. Oltre a ciò, ogni settimana i dipendenti devono avere almeno 24 ore consecutive di riposo.

Difficoltà crescenti nel garantire i servizi

Ma non è tutto oro quello che luccica. Fino a pochi mesi fa l’organizzazione degli ospedali italiani, limitata da una parte dai paletti dei budget di spesa, e dall’altra dalle assunzioni bloccate, si reggeva sul surplus del lavoro. Ad oggi, dopo la promulgazione della nuova legge, quella che doveva essere una maggiore tutela dei lavoratori si sta trasformando in un’arma a doppio taglio: come ha infatti sottolineato Carlo Roberto Rossi, presidente dell’Ordine dei medici di Milano, «siamo soddisfatti della riforma, ma la sua applicazione è perversa: la toppa è peggiore del buco».

Ed è così che, per sopperire alla mancanza di personale, i turni si allungano puntualmente fino al limite, le ferie saltano, i cambi diventano impossibili, e l’umore dei camici bianchi si fa sempre più nero, in un susseguirsi di escamotage messi in campo dai direttori sanitari e dai capisala per continuare a fornire un servizio efficiente nell’assistenza dei pazienti, nonostante la penuria di addetti disponibili.

Pianificare i turni per aumentare l’efficienza

La soluzione ai problemi nuovi e vecchi degli ospedali italiani sarebbe, ovviamente, la creazione immediata di nuovi posti di lavoro. Ma i piani di rientro dal disavanzo sanitario che attanagliano i governatori italiani, di fatto, escludono questo rimedio nella maggior parte dei casi. Il primo passaggio da compiere, dunque, è quello di apportare delle modifiche organizzative per rientrare nei parametri stabiliti dalla legge, riducendo al minimo le inefficienze nei tempi di lavoro attraverso un miglioramento gestionale della turnazione.

Per supportare questo processo di ottimizzazione si rende quindi indispensabile l’adozione di un efficace software per la gestione e pianificazione dei turni di lavoro, in grado di assegnare in modo automatico ed equo gli orari dei dipendenti, garantendo allo stesso tempo la copertura minima di personale con le competenze e le qualifiche necessarie. Con un software che consente di classificare e incrociare specializzazioni e ruoli con le informazioni relative alle attività da svolgere è possibile pianificare puntualmente la turnazione degli operatori, innalzare la produttività e la qualità dei servizi offerti, andando così a risparmiare sui tempi e sui costi.