Le tecnologie digitali hanno portato flessibilità e mobilità, cambiando i modi, i tempi e persino i luoghi di lavoro. Un tempo si parlava di ufficio, ovvero di un posto di lavoro stabile e predefinito. Oggi, invece, si parla sempre più di digital workplace, in un mondo in cui la presenza in un determinato luogo non è più una condizione necessaria per un numero sempre più alto di professionisti.

É questo il nuovo scenario del lavoro 4.0, dove ad abilitare il lavoratore non è più l’ufficio aziendale, con le sue pareti, i suoi archivi e la sua scrivania, quanto invece l’equipaggiamento software e hardware. L’ufficio, in altri termini, si trova ovunque sia il dipendente, con il suo dispositivo connesso alla rete e con le necessarie app aziendali collaborative per la gestione del personale.

Il digital workplace nel 2018

La transizione verso il cosiddetto workplace 4.0 avanza insieme alla soddisfazione dei dirigenti aziendali e dei responsabili IT. A confermalo è un nuovo studio pubblicato da BT, ovvero “People, productivity and the digital workplace – 2018″, il quale spiega come 9 intervistati su 10 siano concordi nell’affermare che i servizi di collaboration e i tool mobili migliorino la produttività dei lavoratori. È da sottolineare che, nel 2015, la pensavano così solo 6 intervistati su 10.

Cinque elementi fondamentali del lavoro 4.0

Cinque, secondo l’indagine, sono gli elementi del digital workplace che possono effettivamente aumentare la produttività, ovvero degli strumenti efficaci di connessione video, degli strumenti semplici per collaborare al di fuori dell’ufficio, delle app aziendali, dei dispositivi migliori e degli efficienti servizi di messaggistica istantanea. Da sottolineare inoltre che, stando al 39% dei dirigenti aziendali e dei responsabili IT, per aiutare i dipendenti a migliorare le loro performance in ufficio, sarebbero necessari degli schermi interattivi di smart collaboration, nonché, secondo il 32%, delle sale per videoconferenze.

L’evoluzione del posto di lavoro

I passi necessari per rendere i lavoratori del digital workplace sempre più efficienti sono quindi chiari, ma i responsabili IT – nel 76% dei casi – spiegano che «i dipendenti spesso non capiscono quanto sia difficile far funzionare efficacemente i servizi». Non si tratta più, infatti, di un semplice computer su ogni scrivania, connesso alla propria stampante, come nel mondo del workplace 2.0, e nemmeno di un pc connesso alla rete secondo le più semplici logiche client/Server, come nel modello workplace 3.0.

Nel digital workplace si parla di tecnologie mobili, di machine learning, di intelligenza artificiale e di Internet of Things. E soprattutto di cloud. Stando all’84 % dei responsabili IT, infatti, «nel prossimo futuro il cloud diverrà il principale modo di fornire servizi di collaborazione». Anche in questo caso, va evidenziato lo scostamento di opinione rispetto al 54% rilevato nel 2015.

Tutte queste tecnologie, tutti questi software per lavorare in mobilità, tutti questi hardware, rendono possibile e persino conveniente – per i dipendenti e per le aziende – lo smart working: parliamo dunque di portare avanti i propri progetti, lavorare ai propri programmi, condividere risultati e documenti, scrivere, telefonare, inviare e ricevere messaggi, fare riunioni, il tutto da qualsiasi luogo, in qualunque momento.