Addio iperammortamento 2019 e addio anche superammortamento: con il nuovo anno, e dunque con la nuova Legge di Bilancio, entra in gioco il nuovo credito d’imposta 2020.

Ma cos’è questo credito d’imposta e in cosa differisce questa nuova agevolazione rispetto all’accoppiata iperammortamento e superammortamento? E ancora, come si calcola il credito?

Iperammortamento o credito d’imposta

Quale metodo di agevolazione per gli investimenti per il 2020?

La Legge di Bilancio prevede che le imprese che effettuano degli acquisti in beni strumentali dal 1° gennaio 2020 al 31 dicembre 2020 possano accedere all’agevolazione del credito d’imposta.

A esser precisi, questo incentivo sarà applicabile fino al giugno del 2021, a patto che entro fine anno l’ordine venga accettato dal venditore, a fronte di un acconto minimo del 20%.

Cosa succede, invece, se l’ordine in questione è stato già accettato dal venditore nel 2019? In questo caso, se è già stato pagato un acconto del 20%, non si avrà diritto al credito d’imposta, quanto invece all’iperammortamento (o eventualmente al superammortamento nel caso in cui il bene non compaia tra quelli relativi al Piano Industria 4.0)

Le percentuali del nuovo credito d’imposta 2020: cosa cambia

Il nuovo credito d’imposta 2020 – o l’iperammortamento 2020, come alcuni hanno deciso di chiamarlo per continuità con le norme precedenti – prevede tre agevolazioni differenti, in base alla tipologia di investimento fatto.

Gli investimenti relativi a Industria 4.0 – e quindi quelli che rientrerebbero nell’ipotetico iperammortamento 2020 – possono accedere al credito d’imposta 4.0 al 40% o al 20%. Più nello specifico, gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro hanno diritto a un credito del 40%, mentre quelli tra i 2,5 e i 1 milioni di euro possono accedere a un credito d’imposta del 20%. Per investimenti superiori, invece, il credito d’imposta è a zero.

La seconda tipologia di credito d’imposta è riservata agli investimenti in software: in questo caso la percentuale è pari al 15%, con un limite massimo fissato a 700.000 euro. Va sottolineato che, differentemente da quanto accadeva con il regime superammortamento – iperammortamento, gli investimenti in software sono agevolabili a prescindere dalla presenza di acquisti di beni materiali.

Infine, c’è la terza tipologia di agevolazione, con un credito d’imposta del 6% per l’acquisto di beni strumentali. Restano però esclusi i mezzi di trasporto, i beni con coefficiente di ammortamento inferiore al 6,5%, i beni gratuitamente devolvibili e, infine, i beni a tariffa relativi a settori dell’energia, dell’acqua, dei trasporti e via dicendo.


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Nuove opportunità per le aziende di industria e manifattura

Queste nuove agevolazioni per gli investimenti in beni strumentali danno linfa vitale alle imprese italiane, soprattutto per quelle attive nell’industria e nella manifattura, settori in cui la digitalizzazione è ormai un processo inarrestabile quanto indispensabile.

Per rimanere competitive e per salvaguardare la produttività, queste imprese devono muoversi in due direzioni: da una parte, devono far leva sul proprio know-how distintivo e sulla propria lunga esperienza – senza dimenticare che l’Italia è la seconda potenza industriale in Europa; dall’altra, devono sfruttare al meglio le agevolazioni calate dall’alto, per aggiornarsi e restare dinamiche, confermando ancora una volta la propria eccellenza.