Ormai si parla quotidianamente di cloud e di cloud computing, termini che sono entrati a far parte del lessico comune. La maggior parte delle persone, quando pensa al cloud, pensa a qualcosa di impalpabile, immateriale.

Le cose, però, non stanno esattamente così: fulcro di questa nuvola incorporea è infatti in realtà un datacenter, ovvero un’infrastruttura fisica in cui un’azienda può disporre in modo sicuro delle proprie risorse virtuali.

Poter contare su un datacenter è di primaria importanza sotto molti punti di vista. Si pensi, per esempio, alle esigenze del lavoro agile, che presuppone l’esistenza di un’infrastruttura IT efficace, che vanti quindi la presenza delle risorse vitali all’interno di un datacenter in grado di mettere a disposizione tutti i dati necessari a un gran numero di utenti, diversamente da quanto potrebbe fare un semplice server locale.

I vantaggi rispetto alle soluzioni tradizionali, però, non si esauriscono qui: appoggiarsi a un datacenter permette all’azienda di svincolarsi dall’hardware, e di avere una soluzione perfettamente scalabile e quindi preziosa nel momento di maggiore richiesta.

E ancora, conservare il patrimonio documentale dell’azienda in un datacenter significa poter contare sui più alti livelli di sicurezza, potendo fare affidamento su servizi con specifiche certificazioni ISO.

A dimostrare i benefici dell’affidarsi a dei datacenter remoti c’è, per esempio, la massiccia migrazione in cloud degli ERP e dei CRM, un fenomeno per molti versi inaspettato.


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Datacenter: la migrazione di ERP e CRM

Tutte le aziende strutturate conoscono molto bene gli strumenti di Enterprise Resource Planning (ERP) e di Customer Relationship Management (CRM). Si tratta di software gestionali strategici, che per anni sono stati installati e custoditi gelosamente all’interno delle intranet delle imprese.

In passato, per molteplici ragioni, era semplicemente inconcepibile fare diversamente, per le tecnologie presenti e per il carattere strettamente privato di CRM e di ERP, veri e propri tesori gestionali e informativi per le imprese.

Proprio per questo la migrazione massiccia dei gestionali verso i grandi datacenter remoti ha, da un certo punto di vista, stupito persino gli esperti, anche e soprattutto per la velocità con cui si sta compiendo.

I vantaggi dello spostare CRM ed ERP sul cloud sono peraltro espliciti e noti: tra le garanzie c’è un livello maggiore di efficienza, dei costi minori per le aziende e, soprattutto, l’accessibilità alle informazioni anche da remoto e la possibilità concreta di estrarre il massimo valore dai propri dati.

Poter contare su dei datacenter significa infatti poter fare affidamento su dei moderni centri di elaborazione, in grado di supportare al meglio operazioni di data mining, di business intelligence e persino di machine learning.

E sono tantissime le realtà che hanno già deciso di approfittare di questi vantaggi. Stando a uno studio di Panorama Consulting, nell’arco di soli 12 mesi (tra il 2017 e il 2018), la situazione si è ribaltata: se infatti prima il 67% delle aziende dichiarava di custodire gelosamente il proprio gestionale ERP nella propria intranet, un anno dopo la medesima percentuale ha affermato di aver effettuato la migrazione verso il cloud.

Il medesimo approccio sembra dominare anche nel campo dei CRM, con Gartner che sottolinea come nel 2019 siano stati investiti a livello mondiale 42 miliardi di dollari in soluzioni cloud, che conquistano così il 72% del mercato.

Lo spostamento verso il cloud può essere fatto a vari livelli, con i datacenter che possono occuparsi ovviamente anche della conservazione dei backup aziendali, nonché eventualmente, in caso di necessità, del ripristino delle funzionalità, così da mettere al sicuro l’impresa e la sua produttività.

È dunque fondamentale l’apporto del reparto IT, chiamato a determinare quella che dovrà essere, nel concreto, l’infrastruttura sul datacenter, per garantire all’azienda la migliore delle soluzioni.

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