In un’epoca in cui la sostenibilità è diventata un valore imprescindibile per ogni impresa, parlare di rischi ambientali non significa più solo evitare sanzioni o rispettare la legge.
Significa, piuttosto, assumersi una responsabilità concreta verso il territorio, i lavoratori e le generazioni future. In particolare, nei contesti industriali e artigianali, la gestione del rischio ambientale è oggi una delle sfide più complesse e strategiche da affrontare. Il cambiamento climatico e l’inquinamento stanno trasformando i rischi ambientali nei luoghi di lavoro in una priorità assoluta.
“La nazione che distrugge il proprio suolo distrugge se stessa” (Franklin Delano Roosevelt)
Quali sono i principali rischi ambientali e come gestirli in azienda
Ondate di calore, eventi estremi, inquinamento e nuovi rischi biologici: il cambiamento climatico e la crescente attenzione alla sostenibilità stanno ridefinendo nuovi concetti di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Non si tratta più solo di prevenire infortuni tradizionali, ma di affrontare minacce ambientali che incidono direttamente sulla salute dei lavoratori e sulla continuità produttiva.
Rischio legato alle emissioni in atmosfera
Le attività industriali e artigianali, per loro natura, interagiscono costantemente con l’ambiente: consumano risorse, generano emissioni, producono rifiuti. E ogni interazione, se non gestita correttamente, può trasformarsi in un rischio.
Uno dei rischi più diffusi e spesso sottovalutati è quello legato alle emissioni in atmosfera. Non si tratta solo dei fumi visibili che escono da una ciminiera, ma anche di sostanze invisibili e altamente pericolose (composti organici volatili, ossidi di azoto prodotti dalla combustione o polveri sottili).
Gestione scarichi idrici nelle attività produttive
Un altro fronte critico è rappresentato dagli scarichi idrici. In molte realtà produttive, l’acqua viene utilizzata per raffreddare, lavare, diluire o trasportare sostanze. Ma cosa succede a quest’acqua una volta usata? Se non viene trattata adeguatamente, può contenere metalli pesanti, solventi, oli o altre sostanze inquinanti che finiscono nei corsi d’acqua o nelle falde sotterranee. Il danno ambientale può essere enorme, e spesso irreversibile. Per questo, la normativa impone controlli rigorosi e autorizzazioni specifiche per ogni tipo di scarico.
Rifiuti e sostanze pericolose: adempimenti e tracciabilità
Ogni processo produttivo poi genera o genererà rifiuti. Ma non tutti i rifiuti sono uguali. Alcuni, come gli scarti di lavorazione dei tessuti, del vetro, del legno o della plastica, possono essere facilmente riciclati. Altri, come i fanghi di verniciatura o i residui chimici, sono classificati come pericolosi e richiedono una gestione attenta e tracciata. La tracciabilità dei rifiuti, oggi obbligatoria, è uno strumento fondamentale per garantire compliance, trasparenza e sicurezza
Il rischio, in caso di gestione dei rifiuti “scorretta”, non è solo ambientale, ma anche penale. Lo smaltimento illecito o l’accumulo incontrollato possono portare a incendi, ma anche contaminazioni del suolo e gravi sanzioni per le aziende, i trasportatori, e tutti coloro i quali possano essere ricollegati al disastro ambientale.
Molte attività artigianali e industriali fanno uso di sostanze pericolose: solventi, acidi, basi, detergenti industriali. Queste sostanze, se non gestite correttamente, rappresentano un doppio rischio: per la salute dei lavoratori e per l’ambiente. È indispensabile che ogni organizzazione abbia un inventario aggiornato delle sostanze utilizzate, schede di sicurezza accessibili e procedure chiare per lo stoccaggio, l’uso e lo smaltimento. Fondamentale in questo contesto è l’adozione di software per il waste management, aggiornati rispetto alle normative di legge e in grado di supportare le aziende in tutte le fasi del processo gestionale.
Rumore e vibrazioni: rischi per lavoratori e ambiente
Il rumore prodotto da macchinari, compressori, trapani o presse non è solo un fastidio. È un‘energia, che rappresenta un rischio concreto per la salute dei lavoratori, e che si è visto può portare a ipoacusia, disturbi cardiovascolari, ma anche stress e disturbi del sonno. Ma è anche un problema ambientale, soprattutto quando l’organizzazione si trova vicino a zone residenziali.
Le vibrazioni, inoltre, possono danneggiare strutture, impianti e persino la stabilità del terreno. La normativa impone limiti precisi e controlli periodici, ma spesso la prevenzione passa anche da soluzioni tecniche semplici: barriere acustiche, manutenzione regolare, isolamento delle fonti di rumore.
Incidenti rilevanti e piani di emergenza ambientale
Infine, ci sono i rischi legati agli incidenti rilevanti: incendi, esplosioni, sversamenti chimici. Eventi che, oltre a mettere in pericolo vite umane, possono causare danni ambientali devastanti. In caso di incendio, per esempio, gli impatti del ‘durante’ (fumo, calore, rumore, agenti estinguenti, ecc) e del ‘dopo’ (rottami, rifiuti, inquinamenti amianto, falda, ecc), possono essere importanti. In questi casi, la prevenzione è tutto: piani di emergenza aggiornati, formazione del personale, sistemi di contenimento e allarme possono fare la differenza tra un incidente gestito e una catastrofe ambientale.
Rischio di eventi climatici estremi e continuità operativa
Alluvioni, bombe d’acqua, vento forte, siccità e frane possono bloccare catene logistiche, danneggiare siti e mettere a rischio la sicurezza dei lavoratori. Norme e protocolli impongono integrazioni nel DVR e piani operativi (anche con sospensione delle attività nelle ore più critiche) per fronteggiare il rischio microclimatico e gli shock meteo.
Le misure di prevenzione e protezione sono: pianificare la business continuity con scenari meteo locali, integrare gli early warning (bollettini, mappe di rischio, app) e definire trigger operativi (pause, turnazione, sospensioni, CIGO/FIS). Strumenti concreti: Worklimate (mappe e web app) e numero di pubblica utilità 1500 per informazioni e counselling sanitario durante le ondate di calore.
Qualità dell’aria indoor: monitoraggio e misure preventive
Nei capannoni, negli uffici e nei magazzini, polveri fini, VOC, CO₂, muffe e radon incidono su salute, comfort, attenzione e produttività. Ricerche e vademecum tecnici raccomandano ventilazione meccanica controllata (VMC), monitoraggio continuo e manutenzione impiantistica; progetti di ricerca in Italia correlano microclima e particolato a effetti sanitari misurabili nei luoghi di lavoro al chiuso.
Le misure di prevenzione e protezione sono: misurare IAQ (CO₂ come proxy di ventilazione, VOC, PM), gestire i ricambi d’aria e gli standard di ventilazione/filtrazione, intervenire su materiali e arredi che rilasciano inquinanti, integrare l’IAQ nel DVR e nella sorveglianza sanitaria. Evidenze scientifiche e tecniche ribadiscono che una buona IAQ riduce i disturbi e aumenta le performance.
Rischi biologici nei contesti produttivi
Sanità, alimentare, rifiuti e depurazione, l’esposizione ad agenti biologici richiede misure di prevenzione e sorveglianza dedicate. A livello internazionale, l’ILO ha adottato una Convenzione specifica sui pericoli biologici in ambiente di lavoro, a testimonianza della centralità del tema per tutti i settori esposti.
Le misure di prevenzione e protezione sono: classificazione agenti biologici (Allegato XLVI D.Lgs. 81/08) e aggiornamento DVR. Procedure di igiene rigorose: lavaggio mani, sanificazione superfici, gestione DPI. DPI specifici: guanti, mascherine FFP2/FFP3, camici monouso, occhiali protettivi. Formazione mirata: riconoscimento rischi, corretto uso DPI, gestione emergenze biologiche. Piani di emergenza: per esposizioni accidentali (punture, contatto con fluidi biologici). Contenimento: cappe biologiche, sistemi di aspirazione, segregazione aree a rischio.
Rischi di transizione: normative, mercato e supply chain
Oltre ai rischi fisici, le aziende sono esposte a rischi di transizione: nuove regole (es. tassonomia UE, rendicontazioni), richieste dei clienti, cambiamenti di prezzo e disponibilità di energia e materie prime. Valutarli significa proteggere competitività e accesso al credito, ma anche identificare opportunità (decarbonizzazione, nuovi prodotti).
Le misure di prevenzione e protezione sono: monitoraggio normativo (tassonomia UE, CSRD, Ecolabel, direttive su emissioni e rifiuti). Analisi di scenario: valutare impatti di carbon pricing, restrizioni su sostanze, obblighi di rendicontazione ESG. Coinvolgimento della supply chain: audit fornitori, requisiti ambientali nei contratti. Piani di decarbonizzazione: riduzione consumi energetici, fonti rinnovabili, elettrificazione processi. Rendicontazione trasparente: bilancio di sostenibilità, KPI ambientali (emissioni, rifiuti, consumo acqua). Accesso a incentivi e finanza sostenibile: sfruttare fondi PNRR, green bond, rating ESG.
3 Strategie di prevenzione per affrontare i rischi ambientali in azienda
Affrontare i rischi ambientali in ambito industriale e/o artigianale non significa solo reagire agli eventi, ma soprattutto prevenirli. La prevenzione ambientale rappresenta l’approccio più efficace per ridurre l’impatto delle attività produttive e garantire la continuità operativa dell’impresa. Ma come si costruisce una strategia di prevenzione solida e funzionale per affrontare i rischi ambientali sul luogo di lavoro?
- Il primo passo è sempre la conoscenza, quindi la valutazione e mappatura dei rischi ambientali. Ogni organizzazione deve partire da un’analisi approfondita delle proprie attività, individuando tutte le possibili fonti di impatto ambientale.
- Una volta identificati i rischi, è fondamentale attivare un sistema di monitoraggio ambientale continuo. Questo può avvenire attraverso controlli periodici, analisi di laboratorio, ma anche – sempre più spesso – con l’ausilio di tecnologie digitali. Sensori ambientali, software di gestione, piattaforme cloud permettono oggi di raccogliere dati in tempo reale su emissioni, consumi, rumore, vibrazioni. Questi dati, se ben interpretati, diventano una bussola preziosa per orientare le scelte dell’organizzazione e intervenire tempestivamente in caso di anomalie.
- Un altro elemento chiave è l’adozione delle cosiddette BAT – Best Available Techniques, ovvero le migliori tecnologie disponibili per ridurre l’impatto ambientale. Si tratta di soluzioni tecniche, impiantistiche o gestionali che permettono di migliorare l’efficienza dei processi, ridurre le emissioni, ottimizzare l’uso delle risorse. L’adozione delle BAT non è solo una buona pratica, ma in molti casi un obbligo normativo, soprattutto per le aziende soggette ad Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA)
Formazione, gestione emergenze e tecnologie digitali per la sostenibilità
Nessuna strategia di prevenzione dei rischi ambientali in azienda può funzionare senza il coinvolgimento delle persone. La formazione del personale è quindi un tassello fondamentale. Ogni lavoratore deve sapere quali sono i rischi ambientali legati alla propria mansione, come prevenirli, cosa fare in caso di emergenza. Ma la formazione deve coinvolgere anche i dirigenti, i responsabili HSE, i manutentori. Solo una cultura aziendale condivisa può garantire comportamenti corretti e responsabili.
Infine, ogni organizzazione deve essere pronta ad affrontare anche gli eventi imprevisti. Per questo è necessario predisporre piani di emergenza ambientale, (o integrare il piano di emergenza con la parte ambientale) che definiscano con chiarezza cosa fare in caso di incendio, sversamento, esplosione o altro incidente rilevante. Questi piani devono essere aggiornati, testati con esercitazioni periodiche e integrati con i piani di sicurezza aziendale.
Ma oggi, grazie alla digitalizzazione, è possibile fare un passo in più. I sistemi informatizzati di gestione ambientale (EMS digitali) e i software per la gestione della formazione sulla sicurezza supportano le organizzazioni nel monitorare adempimenti, scadenze e percorsi formativi, permettendo di automatizzare molte attività e rendendo la gestione più efficiente e reattiva. Attraverso sensori IoT, ad esempio, è possibile monitorare in tempo reale le emissioni, i consumi idrici o i livelli di rumore. I dati raccolti vengono elaborati da software intelligenti che generano report, segnalano anomalie e suggeriscono interventi correttivi.
Le dashboard digitali offrono una visione chiara e immediata delle performance ambientali, facilitando il lavoro degli HSE Manager e migliorando la comunicazione con la direzione aziendale. Inoltre, l’integrazione con altri sistemi (sicurezza, qualità, energia) consente una gestione realmente integrata e orientata al miglioramento continuo.
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