Sono aperte le iscrizioni al nuovo sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti, che sostituirà registri e formulari di carta. Un passaggio epocale, nel segno della “twin transition”, che le imprese dovranno affrontare investendo in strumenti, competenze e riorganizzazione degli assetti aziendali

Il 2025 sarà l’anno del RENTRi. acronimo che nei prossimi mesi segnerà quello che si annuncia come una profonda novità nella vita delle imprese italiane. La sigla sta per Registro Elettronico Nazionale per la Tracciabilità dei Rifiuti e indica la piattaforma telematica che, a partire dal 13 febbraio di quest’anno, comincerà a raccogliere in via digitale i dati sui rifiuti prodotti e trattati sull’intero territorio nazionale, archiviando dopo quasi trent’anni l’attuale sistema cartaceo.

Un nuovo passo verso l’innovazione e la legalità nel campo dei rifiuti

Il RENTRi sarà gestito direttamente dal Ministero dell’Ambiente e, una volta a regime, sostituirà progressivamente il sistema cartaceo di tracciabilità istituito nel 1997. Un sistema che ancora oggi si regge sulla compilazione di documenti come il registro di carico e scarico, nel quale le aziende riportano le informazioni sui rifiuti prodotti e gestiti, e il formulario di identificazione dei rifiuti (FIR), che invece accompagna il trasporto dal luogo di produzione a quello di trattamento. Addio a carta e penna: con il RENTRi i registri prima e i formulari poi saranno completamente digitalizzati per tutti i soggetti obbligati.

Una volta giunto alla piena operatività, secondo le scadenze che vedremo tra poco, il RENTRi dovrà, da un lato, aiutare le aziende a innovare processi e organizzazione e, dall’altro, contribuire a far emergere condotte irregolari o veri e propri illeciti ambientali. Un po’ come è stato per la fatturazione elettronica, insomma. Nelle intenzioni del Ministero dell’Ambiente, inoltre, lo strumento dovrà fornire a enti territoriali, istituzioni nazionali e organi di controllo una serie di informazioni dettagliate, capillari e tempestive sugli scarti prodotti e movimentati da nord a sud della Penisola, supportando così lo sviluppo di strategie di gestione sostenibili e circolari. In quest’ottica, il RENTRi promette dunque di viaggiare sui binari della “twin transition”, la doppia transizione digitale ed ecologica che secondo l’Unione europea aiuterà gli Stati membri a costruire modelli di sviluppo sempre più verdi, equi ed inclusivi.

Cosa era in atto prima di RIENTRi

Non si tratta del primo tentativo di digitalizzazione delle cosiddette “scritture ambientali”. Il RENTRi, istituito formalmente nel 2018, nasce infatti dalle ceneri del SISTRI, la piattaforma creata nel 2006 per tracciare in tempo reale i flussi di rifiuti prodotti e gestiti in Italia, ma abolita dopo oltre dieci anni di false partenze e malfunzionamenti. Da allora il Ministero dell’Ambiente ha quindi scelto di far debuttare il RENTRi solo a valle di una lunga fase di confronto e sperimentazione condotta con le principali associazioni di categoria. Per questo il sistema non partirà dall’oggi al domani – come fu con i tanti “click day” che scandirono il  SISTRI – ma lo farà secondo un calendario scaglionato.

Iscrizioni al RIENTRi: date e scadenze

Le iscrizioni al RENTRi sono infatti aperte già dallo scorso 15 dicembre ma, nella prima fase, riguarderanno solo le imprese produttrici di rifiuti, pericolosi, e non, con più di 50 dipendenti e gli operatori della gestione rifiuti, indipendentemente dalla dimensione. Il secondo scaglione, ovvero le imprese produttrici di rifiuti con più di 10 e fino a 50 dipendenti, dovrà iscriversi entro il 14 agosto 2025, mentre il terzo gruppo, le imprese produttrici di soli rifiuti pericolosi con meno di dieci dipendenti, dovrà farlo entro il 13 febbraio 2026.

Per il primo gruppo di soggetti chiamati a iscriversi al RENTRi scatterà già dal 13 febbraio di quest’anno l’obbligo di tenuta del registro di carico e scarico in via esclusivamente digitale. Il registro potrà essere tenuto direttamente sul portale RENTRi in una forma semplificata oppure, in interoperabilità, utilizzando sistemi gestionali di mercato e andrà compilato secondo le tempistiche dettate dal Codice dell’Ambiente, quindi registrando le movimentazioni ogni 2 o 10 giorni a

seconda dell’operatore. Contestualmente, sempre per le imprese del primo scaglione, scatterà anche l’obbligo di firmare digitalmente e inviare al RENTRi i dati delle singole registrazioni. Solo a partire dal 13 febbraio del 2026, invece, scatterà per tutti l’obbligo di tenuta in modalità digitale anche del formulario di identificazione dei rifiuti. Tutti i dati inviati al RENTRi, sia quelli dei registri che dei formulari, dovranno inoltre essere inviati a sistemi di conservazione a norma, secondo le regole del Codice dell’Amministrazione Digitale.

Software gestionali a sostegno delle aziende

Anche se il percorso verso la piena operatività del RENTRi è ancora lungo, la portata della sfida è considerevole e richiederà fin da subito l’impegno da parte delle imprese obbligate. Le aziende sono chiamate infatti non solo a dotarsi di strumenti che per molte di loro – soprattutto tra quelle di piccole e piccolissime dimensioni – potranno risultare inediti, come software gestionali, firme digitali o servizi di conservazione sostitutiva, ma dovranno soprattutto assicurarsi di avere al proprio interno le competenze necessarie a farli funzionare e, più ancora, di aver adottato un assetto organizzativo capace di tenere tutto insieme. Capace, cioè di garantire il pieno rispetto delle nuove regole della tracciabilità informatica – che, come visto, sono a metà strada tra Codice dell’Ambiente e Codice dell’Amministrazione Digitale – senza che questo possa compromettere l’operatività quotidiana dell’imprese e scongiurando il rischio di sanzioni amministrative e penali.

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