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Quando il welfare aziendale fa bene al business

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Cosa c’è dietro ad un’azienda di successo? Certo, ci sono delle tecnologie spesso innovative, c’è un’idea di business, ma c’è soprattutto il capitale umano, e quindi i dipendenti. Che non devono essere solamente competenti e preparati. No, devono essere anche felici. Ed è per questo che si dice sempre più spesso che il welfare aziendale fa bene alle imprese, ed è per il medesimo motivo che le più svariate forme di welfare aziendale si stanno diffondendo nel nostro Paese.

Il welfare aziendale in Italia nel 2018

I numeri confermano non solo la crescita del welfare in azienda, ma anche i vantaggi che questo comporta per la produttività e per le performance dell’impresa. Si guardi ai risultati del nuovo Welfare Index Pmi, realizzato da Generali Italia insieme a Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato e Confprofessioni: il 35,6% delle realtà mediamente attive del welfare aziendale ha registrato un aumento di produttività, percentuale che arriva fino al 63,5% nel caso delle imprese molto attive su questo fronte. I vantaggi del welfare in azienda sono dunque innegabili, così come lo è la diffusione di queste politiche aziendali: in tre anni le Pmi italiane attive in tale senso sono infatti cresciute dal 25,5% al 41,2%, mentre le imprese molto attive sono passate dal 7,2% al 14,3%.

Welfare aziendale: alcuni esempi virtuosi

In virtù dei benefici fiscali legati a recenti provvedimenti del Governo, oggi parlare di welfare aziendale significa parlare non solo di soldi, ma anche – sempre più di frequente – di servizi. Tra gli esempi di welfare aziendale attivati dalle Pmi italiane si passa dalla pensione integrativa alla formazione dei dipendenti, dalle polizze assicurative alla ricreazione e al tempo libero, dalla cultura al sostegno per l’istruzione di figli e di familiari. In questo senso, quando si parla di welfare aziendale, si può affermare che non sono i soldi a fare la felicità. Sono i servizi.

Le aree in cui il welfare aziendale è maggiormente presente

Stando al rapporto Welfare Index 2018 – basato sull’analisi di oltre 4.000 Pmi italiane – il welfare aziendale è presente soprattutto nelle imprese delle aree a maggiore industrializzazione. Parliamo dunque di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, con la zona Milano-Monza-Brianza-Lodi a svettare sopra il resto d’Italia: qui il welfare è presente in più del 60% dei contratti integrativi, chiamando in causa circa 25 mila lavoratori.

Una novità che viene dal passato

Del resto non si è scoperto l’acqua calda: quando si sta bene, infatti, si lavora meglio. Lo sanno bene i dipendenti di Pirelli, la quale già alla metà del secolo scorso ha avviato servizi di welfare in azienda dando il via agli asili nido e alle attività ricreative per i figli dei dipendenti, all’assistenza sanitaria, alle mense e via dicendo. Del resto quello del welfare aziendale è un modello che ben si sposa con il peculiare sistema produttivo italiano, dove piccole e medie imprese radicate a livello locale sono volte a stimolare nei propri dipendenti un marcato senso di appartenenza. In queste realtà, non deve stupire che una gestione intelligente dei rapporti lavorativi possa portare ad un concreto aumento della produttività.

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