La smart mobility si fa strada nella quotidianità degli italiani. A soffiare il vento in poppa a questa importante evoluzione ci sono sia il governo, a suon di decreti e di incentivi, che la stessa popolazione, che mostra di gradire questa nuova forma di mobilità intermodale.

Il nostro Paese sta così iniziando a conoscere una mobilità dolce, fatta non solo di automobili, di autobus e di treni, ma anche di biciclette, biciclette elettriche e monopattini, per non parlare dei vari servizi di mobility sharing per automobili, biciclette, scooter e monopattini elettrici, in forte crescita già prima dell’emergenza sanitaria.

Proprio la pandemia di Covid-19, del resto, ha spinto il governo a introdurre importanti incentivi per l’acquisto di bici e di monopattini elettrici durante la fase due dell’emergenza. E il decreto Rilancio, ovvero il decreto approvato a metà maggio per contenere la crisi economica causata dalla pandemia, ha introdotto la figura obbligatoria del mobility manager.

Il mobility manager diventa obbligatorio

L’obbligo di nominare un mobility manager è tale per tutte le aziende con un numero di dipendenti maggiore di 100 e localizzate in capoluoghi di Regione, in città metropolitane, in capoluoghi di Provincia oppure in Comuni con una popolazione superiore ai 50.000 abitanti.

L’obiettivo di questa misura è chiaro: mira a decongestionare le grandi aree urbane, con una netta riduzione del traffico coordinata dai vertici aziendali, o meglio, da un responsabile appositamente individuato.

Ma chi è il mobility manager? Si tratta di una figura che, una volta nominata, è tenuta a supportare in modo continuativo tutte le attività di trasporto del personale dipendente tra casa e lavoro: pianificazione, programmazione, promozione e gestione. Con un’organizzazione di questo tipo è possibile raggiungere molti vantaggi: il mobility manager può aiutare a disciplinare la mobilità in tempi delicati come quelli che stiamo vivendo, come anche ridurre il traffico urbano, con evidenti benefici a livello ambientale ed economico.

Una cosa, infatti, deve essere chiara: il minore utilizzo dei trasporti pubblici, così come reso necessario dal Covid-19, non si deve tradurre automaticamente in un maggiore utilizzo dell’auto privata. Ed è qui, per l’appunto, che entra in gioco la smart mobility, per il futuro immediato e per quello prossimo a venire.

La smart mobility piace agli italiani

Negli ultimi anni, con il crescere della diffusione dei mezzi a propulsione elettrica come le biciclette e i monopattini, nelle città italiane si sono visti molti esempi di smart mobility, su piccola e su grande scala.

Questo nuovo approccio, agli italiani, piace. A confermarlo è una ricerca dell’Osservatorio Sara Assicurazioni, la compagnia assicuratrice ufficiale dell’Aci.

L’indagine dimostra infatti che il 50% degli intervistati è interessato a una forma di trasporto più ibrida, che alterni l’utilizzo dell’automobile con quello della bicicletta elettrica, del monopattino e di altri mezzi.

Sono tanti i fattori a spingere in questa direzione: l’aspetto più apprezzato è quello della sostenibilità ambientale, nel 55% dei casi, che si unisce all’aspetto economico, e quindi al risparmio, nel 26% dei casi. Non va trascurata nemmeno la praticità di utilizzo, indicata come fattore decisivo nel 14% dei casi.