Un altro passo in avanti verso la trasparenza e la lotta alla corruzione, per una migliore governance aziendale. È questo l’obiettivo della direttiva europea sul whistleblowing che cambia le carte in tavole per quanto riguarda le segnalazioni di illeciti all’interno delle aziende di tutti gli stati membri.

Vediamo quindi cos’è il whistleblowing e perché tutte le aziende con più di 50 dipendenti dovranno dotarsi di un software whistleblowing per la segnalazione informatizzata delle irregolarità.

Whistleblowing: cos’è

Whistleblowing è un termine inglese, la cui traduzione letterale sarebbe “suonare il fischietto”. Conoscere la traduzione di questo termine anglosassone ci porta a buon punto per scoprire la definizione di whistleblowing: si tratta infatti dell’attività di segnalazione di un’irregolarità, così come effettuata per l’appunto da un arbitro durante un match suonando un fischietto.

Negli Stati Uniti il whistleblowing è un istituto molto diffuso, con il whistleblower (il segnalatore) che può persino essere premiato con una somma di denaro, la quale viene a sua volta fatta valere sulla sanzione pecuniaria applicata alla persona che ha commesso l’illecito in questione. In Italia, come vedremo tra poco, la legge sul whistleblowing è invece molto recente.

Whistleblowing: cosa dice la legge

Una prima legge sul whistleblowing è stata introdotta in Italia nel 2012, limitatamente però al settore pubblico. Dopo 5 anni, il 29 dicembre 2017, è invece entrata in vigore la legge n.179, che andava a colmare tale lacuna, regolamentando l’attività di segnalazione anche nel settore privato.

La norma in questione, inserita all’interno del D.lgs. n. 231/2001 in materia di responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, afferma che i Modelli di Organizzazione e Controllo normati nello stesso decreto debbano prevedere “uno o più canali che consentano a persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell’ente, nonché ai dipendenti di presentare, a tutela dell’integrità dell’ente, segnalazioni circostanziate di condotte illecite”.

Nella stessa sede si sottolinea che deve essere presente “almeno un canale alternativo di segnalazione idoneo a garantire, con modalità informatiche, la riservatezza dell’identità del segnalante”.

Visto l’inserimento della legge sul whistleblowing in questo decreto, va sottolineato, in un primo momento l’obbligo di dotarsi di un canale informatico per la segnalazione di condotte illecite era in vigore solo per le pubbliche amministrazioni e per le aziende private che avevano scelto di adottare un modello 231.

A cambiare lo scenario è stato la direttiva UE 2019/1937 del Parlamento Europeo e del Consiglio emanata il 23 ottobre 2019, la quale estende l’obbligo a tutte le aziende con più di 50 dipendenti, per rafforzare la lotta agli illeciti e allo stesso tempo proteggere le persone che segnalano delle violazioni del diritto.

Aziende con più di 50 dipendenti: come cambiano le regole

Come visto, dalla fine del 2021 le aziende con più di 50 dipendenti dovranno dotarsi di un canale informatico che possa essere utilizzato per l’attività stessa del whistleblowing.

Tale canale deve garantire la massima riservatezza del segnalante: questo presupposto di fatto rende impossibile l’utilizzo della semplice casella di posta elettronica aziendale, della PEC o di altri software aziendali, essendo questi accessibili al dipartimento IT aziendale.

Da qui la necessità, per le aziende con più di 50 dipendenti, di dotarsi di un software per il whistleblowing in grado di gestire segnalazioni circostanziate, in modo sicuro e riservato, con la possibilità di inserire documenti, immagini, video e audio.